Trent’anni fa l’eroico sacrificio di Vinci: anche il generale Mossa alla messa che lo ha ricordato oggi

Il Generale Mariano Mossa al centro tra la vedova Vinci e il Questore Sergio Molino

Vercelli – C’era anche il comandante della Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta, generale di divisione Mariano Mossa, questa mattina, nella chiesa di Sant’Agnese, alla messa in ricordo di Salvatore Vinci, l’eroico appuntato dell’Arma ucciso proprio trent’anni fa, a San Giacomo Vercellese, da un rapinatore che, in compagnia di un sottufficiale, Vinci aveva bloccato dopo l’assalto ad furgone portavalori. Quel bandito che l’aveva ucciso, sparandogli a bruciapelo con un fucile a canne mozze, e il complice che sedeva accanto a lui su una delle due auto intercettate dai due uomini del Nucleo operativo, erano altri due carabinieri, ed il fatto, allora sconvolse l’Italia intera. I due carabinieri-banditi avevano avuto, quel giorno, un terzo complice che li aveva aiutati. Pur colpito mortalmente, Vinci era riuscito a rispondere al fuoco.

Giusto quindi che ci fosse il numero uno dell’Arma in Piemonte a onorare, con tutte le maggiori autorità della città di Vercelli (dal prefetto Tortora al sindaco Forte) la memoria di quel carabiniere coraggioso, cui venne conferita, dal Presidente della Republica, nel 1990, la medaglia d’oro al valor civile, con questa motivazione: “Addetto al Nucleo Operativo, nel corso delle ricerche di tre malfattori, che avevano rapinato un furgone postale, procedeva, unitamente a un sottufficiale, al controllo degli occupanti di due vetture, dai quali veniva improvvisamente fatto segno a proditoria azione di fuoco. La sua pronta reazione, nonostante le ferite mortali subite, consentiva la cattura dei responsabili, il sequestro di numerose armi e il recupero dell’intera refurtiva. Nobile esempio di non comune ardimento e altissimo senso del dovere spinti fino all’estremo sacrificio”.

In chiesa, per seguire la messa celebrata dall’arcivescovo Marco Arnolfo, il generale Mossa era accanto alla vedova di Vinci, Vanda Rege, al comandante provinciale dell’Arma tenente colonnello Andrea Ronchey e al questore Sergio Molino. Nel primo banco, dall’altra parte della chiesa, il sindaco Maura Forte e il prefetto Michele Tortora. In chiesa, anche alcuni carabinieri in servizio in quegli anni.

Poco prima della messa, c’è stata la deposizione di una corona d’alloro nella piazza del Tribunale, da parte dell’Associazione Carabinieri di Vercelli presieduta dal maresciallo Salvatore Trapani; l’hanno collocata ai piedi del Monumento ai Carabinieri di Guido Debianchi due militi in alta uniforme, con il tributato al gesto da parte del prefetto Tortora, del comandante Ronchey e del maresciallo Trapani. Presenti molti magistrati del Tribunale, tra i quali il procuratore della Repubblica Pier Luigi Pianta; diverse le Associazioni combattentistiche presenti con i loro labari.

C’erano anche giornalisti e fotografi che avevano raccontato quel terribile giorno, ed i giorni successivi, con scritti e immagini: tra di loro il otografo de La Stampa Renato Greppi e il direttore della “Grinta”, Stefano Di Tano, che aveva con sé le sue foto del funerale di Vinci, con la folla che assiepava il sagrato di Sant’Agnese.

Dal 2014, grazie ad una scelta presa dall’allora sindaco Andrea Corsaro e dalla sua giunta, la via dove sorge la caserma dei carabinieri “Ganu Gadu” è intitolata alla memoria di Salvatore Vinci.

 

Ecco una berve galleria d’immagini della commemorazione

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