Lettera aperta al Presidente Secondo: basta errori, svoltiamo sui miracoli

Vercelli; Italia 20-Maggio-2016 - Pro Vercelli-Cagliari 42° giornata Campionato Serie B 2015/2016 ©Ivan Benedetto/F.c. Pro Vercelli Nella Foto:

 

Caro Presidente Secondo,
l’era degli smartphone e dei social ci ha probabilmente migliorato la comunicazione, più che la vita, ma ha agevolato il processo di oblio delle cose, delle persone, dei valori che avevamo appena accolto nel nostro cuore, nella nostra mente.
Cosicché, ricordando solo i fatti del giorno prima, perché la settimana è già dura da tenere a mente, molti non rammentano (o fingono di avere dimenticato) che cos’era la Pro prima del suo arrivo: una società che faticava a far quadrare i conti (nonostante il suo predecessore, che oggi in tanti hanno già scordato, dopo aver vituperato, non lesinasse certo l’impegno finanziario) e una squadra che si barcamenava, puntualmente, nei bassifondi della C2, facendo tanti proclami in estate per poi ritrovarsi, la primavera successiva, a combattere strenuamente per non retrocedere.

Poi è arrivato lei, e molti hanno subito storto il naso: “Ma come, uno invasore catapultato qui dalla Pro Belvedere?”. Alcuni il naso non l’hanno ancora raddrizzato adesso, ma di questi “giapponesi” che non hanno ancora capito che la guerra è finita e rimangono arroccati nell’atollo, in perenne stato di vedetta, poco ci importa.
Nonostante lo scetticismo iniziale e anche, diciamo, favorito dalle circostanze (un sindaco bravo nel sciogliere il nodo gordiano del titolo sportivo e una Federazione comprensiva) e da un colpo di fortuna (una prima promozione d’ufficio), lei ed i suoi collaboratori siete riusciti a riconsegnare alla città la serie B, dopo qualcosa come 64 anni. Quindi, con l’aiuto del Comune (ma anche mettendoci soprattutto del vostro) avete ristrutturato il “Silvio Piola”, che era pur sempre il “Robbiano” degli Anni Trenta, trasformandolo in un piccolo gioiello.

Avete pure pagato l’inesperienza del primo anno in cadetteria, facendo molti errori che sono costati il tonfo in C1. Ma poi, quasi miracolosamente siete riusciti a risalire, quando nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sul ritorno immediato in B: l’avete fatto dando fiducia ad un giovane allenatore che voi conoscevate bene e che vi ha ripagato nel migliore dei modi.
Gli anni successivi sono stati un bel ricordo. Da quattro stagioni ininterrotte siamo in B, con salvezze sempre sudatissime, ma alla fine accolte con giubilo. Nonostante, e sottolineo nonostante, il pubblico non riempia quasi mai lo stadio e nonostante, e sottolineo nonostante, i suoi appelli per avere un appoggio da parte della città siano puntualmente caduti nel vuoto. Siamo, per capirci, al “pugno di riso” invocato da un suo illustre precedessore e mai ottenuto.

Una lunga premessa, per darle merito delle sue infinite benemerenze. Ma qui, essendo sempre stata la nostra voce vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, ci permettiamo di elencarle gli errori del torneo in corso. A Gianluca Grassadonia avete consegnato una squadra obiettivamente debole, soprattutto in fase realizzativa (basta esaminare lo score delle punte fino a questo momento), ma anche in retroguardia, avendo perso, rispetto alla stagione precedente, giocatori del livello di Bani e di Luperto, che non siete riusciti a rimpiazzare.

Ciononostante, anche grazie alla marcia non proprio trionfale di un gran numero di squadre ipoteticamente appena uno scalino più su del nostro livello, la Pro è rimasta agganciata alle ultime carrozze del treno-salvezza per parecchio tempo, ma poi, venendole a mancare un realizzatore in grado di risolvere anche le partite sbagliate, a poco a poco, dopo l’ebbrezza di Novara e del successo sull’Empoli, siamo precipitati sempre più in basso, e ancora non vediamo il fondo del baratro.

Allora, lei ha tentato di correre ai ripari esonerando Grassadonia, ma la scelta del sostituto è miseramente franata quando Atzori (probabilmente un record del mondo) è stato invitato a togliere il disturbo dopo tre partite, anzi due…e mezza. Perché quando non abbiamo più visto Vives in campo nel secondo tempo di Frosinone abbiamo capito che lei avrebbe dovuto fare il Berlusconi di turno (quello vincente di àntan, capiamoci) quando fu messo di fronte alla scelta Sacchi o van Basten. Anche lei ha scelto Van Basten: Atzori è uscito di scena come un cane bastonato e questo, obiettivamente, non se lo sarebbe meritato sul piano umano.

Ora torna Grassadonia che si ritrova senza Firenze (che aveva voluto lui) e Legati e che, sinora, si ritrova con le punte che ben conosceva e che non segnano un gol manco ad implorarle. Perché i (pochi) gol li faceva Firenze. Dunque occorrerà, in otto giorni, trovargli qualcuno che, detto in termini semplici e schietti, la butti dentro. Vista la partita di Frosinone, alcuni hanno osservato che ci stava a perdere con una squadra attrezzata nettamente meglio. Certo che ci stava, ma non così.

Oggi, in conferenza stampa, lei aprirà il cuore ai tifosi e alla città, spiegherà, farà dei “mea culpa”. Dopodiché ci attende una partita interna, con l’Ascoli, che per noi vale tre Champions League, un trofeo intercontinentale e un campionato del mondo tutti insieme. Occorrerà vincere costi quel che costi, mettendoci tutto: cuore, carattere, volontà, determinazione, ferocia (agonistica, s’intende) e concentrazione. I giocatori abulici visti a Frosinone sono pregati di marcare visita.
In queste ore sui social, se ne stanno dicendo di tutte (ne ho dette anch’io, talvolta sparando a vanvera), ma qui faccio il giornalista, un giornalista che ha scritto di Pro Vercelli su La Sesia e poi sui La Stampa (ed ora anche qui) per più di quarant’anni.

Le consiglio spassionatamente di spegnere Facebook, di raccogliersi con Grassadonia ed i suoi più stretti collaboratori, di chiedere a Varini di scegliere il rinforzo giusto (anche se, a nostro avviso, ne servirebbero tre/quattro per aggiustare la squadra) senza più sbagliare, neppure di una virgola. E poi di parlare con il cuore al tifosi, di chiedere (a quel punto riaccendendo anche i social) il loro aiuto, il sostegno incondizionato. La squadra non è solo all’ultima spiaggia: è sul Titanic e l’orchestra già sta intonando “Nearer, My God, to Thee”,  l’acqua ha invaso ogni anfratto e il transatlantico si sta inabissando. Anche le scialuppe di salvataggio stanno già imbarcando acqua, ma ecco che sono partiti gli sos. Però i soccorsi arriveranno, se arriveranno, solo a patto che si batta l’Ascoli. Quindi, patita dopo partita tenteremo un’impresa impossibile, rispetto alla quale le mirabolanti avventure dell’Ethan Hunt interpretato da Tom Cruise paiono passeggiate nel parco.

Per concludere, caro Presidente, in questi quarant’anni da giornalista, anche sportivo, e nei quindici precedenti, da giovane tifoso ho visto ogni cosa: risparmiare sulle stringhe, essere penalizzati per avere cercato di dare un premio “a vincere” alla squadra dell’armatore Costa, vincere uno spareggio promozione con una monetine, e conquistare una salvezza che gli scommettitori avrebbero quotato mille a uno, negli ultimi minuti dell’ultima giornata. Tutto può ancora accadere: ma non bisogna più sbagliare una sola mossa e occorre crederci.
Crepi il lupo, Presidente, e si salvi il leone.

ENRICO DE MARIA

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