
Riceviamo e pubblichiamo
Nel giugno di quest’anno la Provincia di Vercelli ha sottoscritto con la Regione Piemonte un Protocollo di intesa per la gestione integrata di servizi al cittadino che si aggiunge alle competenze del Nodo provinciale della Rete Regionale contro le discriminazioni.
Oggi Giornata internazionale dei diritti delle persone disabili vorrei sostenere tutte le persone che hanno una disabilità non visibile ma che a seguito di una grave patologia hanno dovuto cambiare il loro stile di vita rinunciando anche magari al lavoro.
Mi sono sentita come donna , come mamma “ colpita “ nel profondo da alcune affermazioni fatte durante una trasmissione radiofonica e voglio esprimere la mia solidarietà a Vania e a tutte le donne che quotidianamente affrontano con coraggio questa malattia.
“Chi mi conosce sa bene che accetto ogni sfida confidando di vincerla e così ho affrontato l’incarico di Consigliera di Parità della Provincia di Vercelli.
Una sfida perché non è un buon momento per le Province, lasciate in un limbo a languire, senza fondi con poche competenze tra cui le Pari Opportunità e l’anti discriminazione, ma senza fondi l’attività mi appariva molto, diciamo, limitata.
Circa un anno fa, ho letto il comunicato stampa della Regione Piemonte in cui si annunciava l’approvazione della legge regionale 10/2017: “Disposizioni per la prevenzione delle complicanze, la diagnosi, il trattamento e il riconoscimento della rilevanza sociale dell’endometriosi.” Per molte donne si tratta di una malattia sconosciuta, ma io avevo avuto modo di conoscerla perché aveva colpito conoscenti e amiche del tutto impreparate alle sue conseguenze spesso devastanti.
Ho capito che avevo finalmente a disposizione una norma che mi dava la possibilità di informare le donne e indurle a trovare le vie, gli strumenti adatti per pervenire almeno in parte i danni che questa malattia subdola e, purtroppo, cronica causa.
Ho trovato attorno a me molta disponibilità sia ad ascoltare, sia a collaborare per gestire l’informazione, corretta, autorevole referenziata: l’ordine dei medici, la dirigente dell’ASL di Vercelli, ma la più grande fortuna è stata incontrare una persona speciale che si chiama Vania.
Nell’ambito del progetto provinciale “Di endometrosi non si muore, però…” abbiamo realizzato incontri informativi con gli studenti delle scuole superiori di Vercelli con i medici ma anche e soprattutto con Vania..
Gli incontri si aprono con la lettura di un testo sul mio cellulare:
“ 26 febbraio 2013
Sono passati sei anni dal mio intervento per #endometriosi.
Sei anni oggi.
Ho i brividi ricordando quel giorno, un martedì, come oggi. La notte insonne all’ospedale, con mia sorella accanto. La barella che mi portava verso la sala operatoria, le lacrime del mio fidanzato che mi dava ancora un bacio prima di affidarmi ai dottori.
Sapevo cosa mi aspettava, ero arrivata al limite, la malattia mi stava divorando, mi avevano fatto saltare tutta la lista d’attesa.
Ero uno scheletro di 42 chilogrammi, cosciente che avrei rivisto i miei cari dopo 36 ore di coma indotto, tanto sarebbe stato duro l’intervento.
Resezione intestinale, asportazione ampolla rettale, stomia provvisoria, resezione vescica, asportazione parziale di utero, vagina e uretere sinistro, legamenti e nervi sacrali, raschiamento osso sacro.
Una parte di me è morta in quella sala operatoria. La parte spensierata, sognatrice, allegra. È difficile la comprensione di questa malattia da parte di chi non ne soffre perché è una malattia che non si vede, è invisibile. Quindi se una cosa non si vede, semplicemente non c’è.
Noi malate di endometriosi ci abituiamo così tanto al dolore, che questo diventa parte della nostra quotidianità, ci sembra normale.
E non è un dolore sopportabile. Si dice che nella scala dei dolori quello dell’endometriosi in forma grave sia uno dei primi in classifica.
Tutti i giorni. Tutto il giorno. Ta tan. Ta tan. Ta tan. Un dolore che ti rimbomba dentro, che ti lascia senza fiato. Ta tan. Ta tan. Sempre. Ventiquattro ore su ventiquattro. Ta tan. Ta tan.
A questo si aggiunge l’incomprensione. Il non voler, da parte degli altri, capire questo male.
Per me è stato terribile. Persone che mi hanno voltato le spalle, parenti spariti, lavoro perso. La frase che più mi ha scioccata è stata: “Tu prendi questa malattia troppo sul serio “. ! Troppo sul serio ? Ma cosa puoi rispondere a un individuo che ti dice questa cosa ? Cosa puoi spiegare ? “
L’attenzione è massima, molte ragazze si sporgono per vedere la persona a cui rivolgo quelle parole autobiografiche e quando Vania si alza, imbarazzata, non sapeva che avrei letto il suo post, rimangono sbigottite… hanno visto quella giovane donna quando sono entrate nell’aula magna del loro istituto, hanno visto i suoi capelli lunghi e rosa, gli occhi grandi, le labbra fucsia sorridenti, le calze leopardate, con gli stivaletti “tacco 12” e si sono chieste chi poteva essere. Adesso la guardano ammirata, lei parla un po’ a scatti, è emozionata, non ha il coraggio di toccare fino in fondo il baratro in cui è caduta, ma una cosa la vuole dire forte a quei maschi che la osservano attenti assieme alle loro compagne: “Io ho avuto un aiuto insostituibile dal mio compagno, perché mi ha capita, mi ha aiutata anche se non potevo dargli figli, anche se nostra vita a due è stata completamente ribaltata. Sapevo e lo so ancora oggi che lui c’è e per me è fondamentale. Io oggi ho un missione: informare dire che esiste questa malattia spingere le donna a curarsi e se anche una sola riuscirà a evitare il mio calvario, ecco, servirà a rendere meno pesante il mio fardello”
Ecco questa è la storia che volevo raccontare, la storia di una donna forte al servizio di altre donne, che si mette a nudo per aiutare gli altri e dire a voi tutti che sono felice di essere la Consigliera di Parità di questa provincia.
Lella Bassignana
Le scuse di Carmen Di Pietro
Sulla questione endometriosi nei giorni scorsi la showgirl Carmen Di Pietro era intervenuta alla trasmissione di Radio Global “The Morning Show” attaccando proprio Vania Mento dicendo che non si “tratta di una malattia” (sul tema leggi meglio qui). Per dovere di cronaca va detto che la stessa Di Pietro ieri ha rilasciato una dichiarazione all’AdnKronos scusandosi per quanto affermato: “Chiedo umilmente scusa se involontariamente ho offeso una donna affetta da una patologia invalidante e cronica – ha detto -. Non potrei mai offendere una donna, non conoscevo nessuno che avesse questa malattia e quando ho sentito quella signora che diceva che non andava a lavorare quando aveva il ciclo mestruale ho pensato che fosse esagerata e mi sono arrabbiata ma non l’avrei mai attaccata se avessi saputo che aveva l’endometriosi”. Ecco il link all’articolo dell’AdnKronos: clicca qui.





