L’omaggio di una giovane, ma già grande violinista, Giulia Rimonda, come sarebbe piaciuto a lui. Anche così, stamane, in Sant’Agnese, la “sua chiesa”, è stato salutato Mario Berganton, uomo buono e saggio, scomparso dopo una lunga malattia, all’hospice di Gattinara, a 85 anni.
La chiesa era affollata di amici e di persone che gli volevano bene. E tutti si sono stretti attorno alla figlia Marisa. Molti i colleghi della donna, che lavora all’Ascom, e numerosi anche i vertici dell’associazione di via Duchessa Jolanda: dal presidente Angelo Santarella, al direttore Andrea Barasolo, all’ex direttore Nando Lombardi.
La messa funebre è stata concelebrata dal parroco, monsignor Giuseppe Cavallone, con il vicario generale dell’arcidiocesi, e già parroco di Sant’Agnese monsignor Mario Allolio, e con monsignor Eusebio Regis, responsabile della Comunità Pastorale. Monsignor Cavallone ha ricordato il ruolo, straordinario, svolto da Berganton all’intero della comunità parrocchiale come lettore delle Sacre scritture, come catechista (“quanti ragazzi ha preparato alla Cresima!”), come componente del Coro e come violinista.
Perché Mario Berganton ha amato per tutta la vita lo strumento di Paganini, insegnandolo pure a molti allievi (alcuni di loro erano presenti ai funerali). Per questa ragione, l’omaggio ricevuto da Giulia Rimonda (Berganton era molto amico dei suoi genitori, Cristina e Guido, e non si perdeva un concerto della Ducale) ha commosso tutti: la giovane e già affermata concertista ha eseguito la struggente Melodia del compositore ucraino Myroslav Skoryk e l’Ave Maria di Schubert. Anche il “suo” Coro ha cantato con trasporto e commozione durante le esequie rendendogli a sua volta un omaggio molto toccante.
Commovente e molto sentito anche il saluto finale, a nome della Comunità parrocchiale, di Felicia Ramundo.
Mario Berganton non avrebbe potuto essere salutato meglio di così.
Questa è stata una triste giornata per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere in Vita Mario Berganton. Grazie a Giulia Rimonda abbiamo avuto modo di conoscere non solo le opere e le passioni del povero Berganton ma anche la musica di un compositore di Leopoli, città di cui ultimamente molto si parla.
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(da wikipedia)
Dopo il 1923, la Galizia fu riconosciuta a livello internazionale come parte dello Stato polacco.
Durante il periodo tra le due guerre, Leopoli occupò il rango di terza città più popolosa della Seconda Repubblica Polacca (dopo Varsavia e Łódź), e divenne la sede del Voivodato di Leopoli. Dopo Varsavia, Leopoli fu il secondo centro culturale e accademico più importante della Polonia tra le due guerre. Ad esempio, nel 1920 il professor Rudolf Weigl dell’Università di Leopoli sviluppò un vaccino contro la febbre tifoidea. Inoltre, la posizione geografica di Leopoli le dava un ruolo importante nello stimolare il commercio internazionale e nel promuovere lo sviluppo economico della città e della Polonia. Nel 1921 fu fondata un’importante fiera commerciale, Targi Wschodnie. Nell’anno accademico 1937-1938, c’erano 9 100 studenti che frequentavano cinque istituti di istruzione superiore, tra cui l’Università di Leopoli e il Politecnico.
Mentre circa i due terzi degli abitanti della città erano polacchi, alcuni dei quali parlano il dialetto caratteristico di Leopoli, la parte orientale del Voivodato di Leopoli aveva una maggioranza ucraina relativa nella maggior parte delle aree rurali. Sebbene le autorità polacche si fossero impegnate a livello internazionale a dare autonomia alla Galizia orientale (compresa la creazione di un’università ucraina separata a Leopoli) e anche se nel settembre 1922 fu emanata una legge in tal senso del parlamento polacco Sejm, non fu applicata. Il governo polacco chiuse molte scuole ucraine che avevano funzionato durante il dominio austriaco e i dipartimenti ucraini all’Università di Leopoli, con l’eccezione di uno. Leopoli prima della guerra aveva anche una grande e fiorente comunità ebraica, che costituiva circa un quarto della popolazione.
A differenza dei tempi austriaci, quando le dimensioni e il numero di parate pubbliche o altre espressioni culturali corrispondevano alla popolazione relativa di ciascun gruppo culturale, il governo polacco sottolineò la natura polacca della città e limitò le manifestazioni pubbliche della cultura ebraica e ucraina. Divennero frequenti parate militari e commemorazioni di battaglie all’interno della città che celebravano le forze polacche che combatterono contro gli ucraini nel 1918, e negli anni 1930 fu costruito un monumento commemorativo e un cimitero di soldati polacchi di quel conflitto, il cimitero di Lyčakiv.
Le truppe sovietiche, secondo i piani del patto Molotov-Ribbentrop, si appropriarono della città nel 1939, subito dopo l’inizio della seconda guerra mondiale, e più tardi fu occupata anche dalla Wehrmacht, dal 1941 al 1944, avendo la Germania rotto il patto e invaso l’Unione Sovietica. Durante gli anni dell’Olocausto, l’intera popolazione ebraica della città (100 000 residenti oltre ad altrettanti rifugiati dalla Polonia) fu decimata da pogrom, rinchiusa in un ghetto in condizioni di schiavitù e quindi pressoché totalmente sterminata.[6]. Nel ghetto furono rinchiusi anche prigionieri di guerra Italiani ed Alleati in attesa di trasferimento verso i campi della morte (principalmente Belzec, Treblinka, Auschwitz, Janowska)
Nel 1945 venne inglobata nell’URSS ed entrò a far parte della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. La popolazione polacca fu espulsa e si stabilì in maggior parte nella città di Breslavia (che fino al 1945 era tedesca), nell’ambito dei trasferimenti di popolazione polacca nel 1944-46, mentre Leopoli fu ripopolata con cittadini ucraini e russi.
Infine, nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, Leopoli divenne parte dell’Ucraina indipendente.
(e. v. ancora W.: Nel 1947 la famiglia di Skoryk fu deportata in Siberia, dove Myroslav crebbe: non tornarono a Leopoli fino al 1955).
Una storia molto complessa che spiega come ora la città sia data per in procinto di passare alla Polonia nell’Ucraina del dopo ‘2022 (perché i politici polacchi dicono di esserne fratelli e che i confini già “non esistono più”).
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Leopoli
https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoli#Storia:~:text=Dopo%20il%201923,dell%27Ucraina%20indipendente.