“La Meditazione” di Viotti e “Sapore di sale” per l’addio a Candellone

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Caro Enzio,

Oggi eravamo davvero in tanti a salutarti in un Duomo che, di recente, forse solo per la Messa degli Alpini s’era affollato in tal modo. E se eravamo in tanti, è per il tanto che tu hai dato a tutti noi nella tua purtroppo breve, ma generosa esistenza, perché – come ha detto monsignor Giuseppe Cavallone nell’omelia “il bene fatto non va perduto, ma rimane”. E, come ha aggiunto il direttore generale dell’Ente risi, Roberto Magnaghi, bene ne hai fatto in sovrabbondanza, regalando a tutti “sorrisi, gioia, serenità e pace”.

A dirti addio, tutti stretti attorno alla tua Gianna, ad Andrea, a mamma Angela, a tua sorella Claudia, ai nipoti, le persone cui volevi bene (e che ti volevano bene) ed i “simboli” della tua esistenza: sulla bara bianca, accanto alle rose rosa di Gianna e Andrea e ai fiori della mamma, le maglie delle squadre in cui avevi giocato: la nerostellata del Casale (la numero 5 che tu indossavi), quella verde del Bollengo (con il tuo nome inciso) e il gagliardetto della Veloces. E poi, nella navata destra, la musica che tu amavi suonata con il suo prezioso Stradivari Leclair, da un grande amico e grande violinista, Guido Rimonda: tra le note che si sono levate al cielo, accarezzando il Grande Crocifisso dell’Anno Mille, quelle della “Meditazione in Preghiera” di Viotti e, alla fine, quelle di Sapore di sale” di Paoli, un brano che tu e Gianna amavate, e che Gianna ha chiesto a Rimonda di dedicarti.

Roberto Magnaghi e Paolo Carrà

E poi, la commozione di noi tutti, semplici amici, degli studenti dello Scientifico (la scuola di Gianna) con la dirigente Paoletta Picco e la bandiera dell’istituto, e delle autorità che pure ti erano amiche perché, con te, era impossibile trattenere soltanto rapporti formali o di semplice rispetto: l’amica sindaco Maura Forte, l’amica assessore Daniela Mortara, l’amico Roberto Magnaghi, l’amico Paolo Carrà (presidente del’Ente Risi), l’amico governatore del Panathlon Maurizio Nasi: uno stuolo di persone che non potevano darsi pace, fra tutti, Claudia, colonna portante della Chesterton e Pier Giorgio, molto più che un medico di famiglia per voi.

E le parole acconce trovate da tutti: da Magnaghi, che ha citato anche Sant’Agostino rivolgendosi idealmente a Gianna (“La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come se fossi nascosto nella stanza canto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora”), dall’inventore del Riso Acquerello Piero Rondolino (“Sono orgoglioso di avere avuto la tua amicizia”) e dall’amico fraterno Federico Grassi, pura poesia scandita con il cuore da Gianna e recitata da lui, con la bravura riconosciuta di attore mescolata ad una commozione infinita: “Prendi ogni mio amore, amore mio, prendili tutti”. La parola “amore” pronunciata, pensata da tutti e tramutata in musica dal violino di Rimonda.

Una persona che mi è cara, accanto a me, mi ha detto, prima che il carro funebre si muovesse dal sagrato del Duomo, per portati a Landiona, dove riposerai per sempre: “Non ho mai visto, nemmeno una volta, Ezio non sorridente”.

E’ così che ti ricorderemo: ti sia lieve la terra.

ENRICO DE MARIA

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