“La me generasion” ha fatto il boom al teatro Civico

Giovanni Barberis, esperto di musica ed in particolare di folk come pochi altri, amava distinguere tra il folk di ricerca e il folk d’invenzione, annoverando nella seconda categoria tutte le novità che venivano create da parolieri e musicisti che non si limitavano a proporre i successi del passato (ad esempio, per restare in ambito vercellese, le leggendarie canzoni dei Celti), ma scrivevano e proponevano canzoni nuove. Cosa non molto ricorrente, per la verità, nella nostra Vercelli. Negli ultimi decenni si sono cimentati i compianti Gianni Dosio, Cecco Leale e Giovanni Barberis stesso ed i Fiöj d’ Nuè. 

E poi, naturalmente i “Farin-a dàl non sac” che da anni creano canzoni nuove in dialetto vercellese, al punto di avere già al loro attivo due dischi, due cd, : “‘Na vita d’ risera” e “Ricurdevi, matoc”. E venerdì, grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, presieduta dall’avvocato Aldo Casalini, che lo ha finanziato, hanno potuto presentare il loro terzo, “La me generasion” al teatro Civico, in una bella e affollata serata benefica a favore di tre associazioni benemerite: la Croce rossa, la Rosa Blu e la Casa dei bambini-Progetto Montessori.

Tra i pubblico, autorevoli e significative le presenze del prefetto Lucio Parente, del questore Giuseppina Suma, del vice sindaco Mimmo Sabatino, del vice presidente del Consiglio comunale Gianni Marino e della presidente dell’Ente Risi Natalia Bobba.  Presenti, ovviamente, il presidente della Fondazione Carisver Aldo Casalini, con la vice presidente Paoletta Picco, il consigliere Pier Giorgio Fossale e il segretario generale Sandro Pullicani Colonesi.

Presentata da Bruno Casalino, giornalista e storico della musica vercellese, che ha riversato nello spettacolo tanta verve, ironia e competenza, la serata è stata davvero piacevole. Con i testi proiettati sullo schermo, i “Farin-a dal non sac” hanno proposto le dodici canzoni del disco (di cui otto inedite), su temi locali come il rione Isola, la “chiusa” di Palestro  e il “Raviello”. Quest’ultima è una dedica ad una specialità gastronomica creata dallo chef (nonché ex vigile urbano e attualmente membro dell’Accademia della Cucina e presidente del Panathlon Club): una maxi raviolo ripieno di panissa.

Poi, applauditissimi, hanno aggiunto atri brani del loro repertorio, concludendo con il loro cavallo di battaglia: “La sinqsent”. Dedica speciale ai due amici-colleghi scomparsi Gianni Mugni e Piero Croce del brano “Sag nen sai ven”. Adesso i componenti del gruppo sono sette: Roberto Zarino (che suona il basso), Andrea Marchese (tastiere), Flavio Menin (voce), Beppe Garofalo (chitarra ritmica) e Pier Carlo Quacchio (batteria), Giorgio Mignone (fisamonica) e Luciano Brera (chitarra solista). Tutti super bravi, straordinaria la fisa d Mignone.

L’ingresso in sala era gratuito, ma si raccoglievano offerte appunto per le tre associazioni destinatarie dell’iniziativa: in cambio, gli spettatori hanno ricevuto una copa del cd che si intitola “La me generasion”. Sembrava una scommessa arrischiata quella della Fondazione Carisver di dare spazio ad un’intera serata di musiche dialettali inedite: Aldo Casalini l’ha vinta alla grande.

Edm

 

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