Italo Monetti: Vercelli gli dovrebbe consegnare una Spada d’oro ad honorem

Tutto l’orgoglio di Italo Monetti per i successivi della speranza del futuro Chicca Isola

Italo Monetti, presidente dal 2008 dell’Associazione Scherma Pro Vercelli, si è spento oggi nella sua abitazione di via Tripoli. Aveva 78 anni. Lascia la moglie Guia ed i figli Andrea ed Alice. I funerali saranno celebrati lunedì alle 15 nella chiesa di San Cristoforo, dopodiché la salma sarà cremata. Rosario domani, domenica, alle 15,30 sempre in San Cristoforo.

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Questo il ricordo di un amico:

Caro Italo,

Questo feroce inizio d’anno continua a portarci via persone perbene. L’ultima, poche ore prima di te, era stata il pittore Adriano Nosengo; la prima, un giovane uomo di appena quarantun anni, l’assessore Andrea Raineri. E poi altri, tanti altri, troppi altri. Commentando la tua scomparsa, su un gruppo Facebook dedicato alla nostra città, l’ex libraia Claretta Giubellini, che ti conosceva bene, ha trovato due aggettivi che ti calzano alla perfezione: eri discreto e silenzioso. Non imponevi mai la tua presenza, che però si avvertiva. E contava, eccome cantava.

“Discreto e silenzioso” mi fa pensare ad uno dei più grandi racconti che si trovino in un romanzo della letteratura, “I Fratelli Karamazov”, e cioè “La leggenda del Grande Inquisitore”. In quella pagina grandiosa di Dostoevskij, il cardinale inquisitore è prolisso e accusatorio, invece il Cristo tace. Ma il suo silenzio vale tutte le parole del prelato di Siviglia.

Noi sperimentammo la tua discrezione e il tuo silenzio (nel senso che non parlavi mai, se non a proposito) durante la bella avventura del libro “A fil di spada” che Marco Barberis, Filippo Campisi, Ella Lanza, Betty Serazzi, Alex Tacchini ed io abbiamo confezionato per celebrare i 50 anni del Trofeo Bertinetti, grazie alle edizioni “Effedì” di Lorenzo Proverbio. Tu (“discreto e silenzioso”) non hai voluto apparire tra gli autori, ma quel libro, che siamo tutti orgogliosi di avere scritto, senza di te non sarebbe mai nato. Innanzitutto perché tu sei stato per anni il custode della memoria di tutti gli eventi schermistici legati al tuo grande e leggendario nonno e al mondo che li ha vissuti. E poi ci fu quel giorno, per me indimenticabile in cui, dopo innumerevoli riunioni a casa di Cito Bertinetti, tu e Guia – con Cito, Mila e Lucetta ci avete aperto lo scrigno della storica casa del generale, quella di via Tripoli, dirimpettaia a quella di un altro uomo che tu avevi amato come tuo nonno, Francesco Visconti.

Quel giorno ciascuno di noi aprì con emozione, armadi, cassetti, scatole e scatoloni ricavandone tesori inimmaginabili: diplomi, medaglie, coppe, stampe, giornali, caricature, riconoscimenti.

Quel giorno, lì, nacque quel libro e nacque, prima, la grande mostra in Arca. Ricordo l’inaugurazione della seconda: come sempre tu cercavi di non apparire, di stare in seconda fila, ti dovemmo trascinare davanti. E com’eri felice, “discreto, silenzioso”, ma felice. Perché Lorenzo Proverbio, aiutato da tanti campioni e amici (dal Cip a Randazzo, dalla Uga a Milanoli, da Zenga alla Cometti) e, in particolare modo, dalla famiglia Bertinetti, aveva ricostruito con fedeltà, rigore e passione la storia dello sport che amavi vista attraverso gli occhi delle persone che amavi.

Giovedì sera, quando non ti sei presentato all’annuncio del 52° Bertinetti, e Andrea Uga e Massimo Zenga hanno detto che eri indisposto, tutti abbiamo avuto un presentimento. Ma poi ci siamo anche detti che avevi superato mille e difficili battaglie, e che avresti vinto anche questa. Non l’ha vinta e non sarai con noi domenica prossima.

Ti aspettano “di Là” le altre persone che hanno costruito la leggenda dello sport vercellese e quelle che poi l’hanno tramandata, conservandone la memoria. Le une e le altre ti sono riconoscenti per sempre. E noi “di qua”, faremo in mondo che anche le nuove generazioni, non solo di schermidori, sappiano, per sempre, che c’era un uomo “discreto e silenzioso” che ha fatto tanto per lo sport che amava, per le persone che amava, per la città che amava. Un uomo che meriterebbe una Spada d’oro ad honorem.

Ti sia lieve la terra.

Ciao

Tuo Enrico De Maria

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