Sabato 6 marzo l’atleta di Borgosesia Francesco Surace si è cimentato in una nuova impresa. Si tratta dell’Everesting, ovvero ripetere più volte una salita (a piedi o in bici) fino a raggiungere il dislivello dell’Everest, cioè 8.848 metri.
Surace ha scelto Mera (arrivo di tappa del prossimo Giro d’Italia) e con gli sci da alpinismo ha completato la sua sfida in poco più di 15 ore, durante le quali ha raggiunto oltre 9.000 metri di dislivello positivo, salendo venti volte da Trogo al Camparient.
Il percorso della sfida di Surace ha coinciso proprio con la pista da sci del Camparient, che gli è stata messa a disposizione da Monterosa 2000 per tutte le ore necessarie al suo completamento. Nel ringraziare il manager, Andrea Colla, l’atleta ha voluto dedicare questa sua impresa a tutti gli operatori della montagna, che da un anno ormai stanno soffrendo gli effetti economici della pandemia
«La pandemia da un anno ormai ci impedisce di fare competizioni in presenza – ha spiegato Surace – dunque ho voluto mettermi alla prova con attività che richiedono allenamento intenso, oltre a grande motivazione e concentrazione. La mia salita è la perfetta metafora di quel che sta vivendo la montagna in questo periodo, con gli impianti chiusi e gli alberghi vuoti, con la gente che deve resistere nonostante tutto ed avere la forza di andare avanti. Auguro a tutti che lo sforzo di resilienza venga ripagato e che la montagna torni a vivere quanto prima, in tutte le sue sfaccettature».
«Grazie ai miei collaboratori – ha concluso l’atleta – che sono preziosi per il mio lavoro: il mio allenatore Alex Baldaccini, e poi Giulia Surace, Luca Barbetta, Sofia Sìmari, Pietro Surace, Giacomo Spelta, Luca Zantonelli e Marco Pastore: mi danno supporto logistico, tecnico e, soprattutto, mi fanno sentire tutto il loro affetto, il carburante aggiuntivo, quello in cui la mente e le gambe fanno terribilmente fatica, e allora interviene il cuore e dà l’ultima spinta».
