“Il viaggio finisce qui…”. E’ l’attacco di una delle più belle poesie di Montale, “Casa sul mare”. Nella parte prima di “Mutamenti irreversibil’” (Progetto Pellegrino), testo di Livio Ghisio rappresentato sabato pomeriggio all’ingresso di Palazzo Pasta e corredato da un esemplare progetto sonoro di Roberto Amadè (il tutto nell’ambito del quarto #ogniluogoèunteatro, anziché ad una spiaggia “che tentano gli assidui e lenti flussi”, il viaggio pensato dal fondatore di “ArteinScacco” finisce in un piccolo lago al centro di un piccolo cimitero, di notte.
Siamo in quella che può essere (e lo è di fatto, anche se non viene mai citata direttamente nel testo) una campagna vercellese mai così abbandonata dall’uomo (come nei quadri di Gastone Cecconello): è la terra d’acqua di adesso quella che la “pellegrina” di mutamenti irreversibili percorre “nella più cattiva delle stagioni” (l’estate), oppure quello attraversato è un paesaggio atemporale proiettato in un futuro con rari uomini, poche donne, pochissime industrie (del riso) abbandonate, in cui però si ravvisano ancora gli echi delle apparecchiature della trasformazione del risone in riso?

Non lo sappiamo, e poco ci importa. Però sappiamo che il viaggio è incominciato in un teatro vuoto del capoluogo, tutto buio, in un pomeriggio di sole e di afa, come in questi giorni a Vercelli. A compierlo una donna smarrita, che pure, da bambina “sognava stesso di restare chiusa in un teatro, sola, di notte”. Dà voce alla donna Annalisa Canetto, attrice e cofondatrice, con Ghisio, di ArteinScacco.
A soccorrerla (sia nel teatro, da cui tutto parte, sia lungo le tappe del percorso) un’altra donna, una Virgilio al femminile, interpretata da Irene Ivaldi, attrice torinese già ammirata in scena con Annalisa Canetto ad esempio nella rappresentazione di “Battiti”, di Maria Napoli, andata in scena con Roberta Bosetti, nell’abitazione dell’autrice (una caratteristica basilare di #ogniluogoèunteatro) nella scorsa edizione del Festival organizzato dal Teatro di Dioniso, con Cuocolo/Bosetti e, appunto, con ArteinScacco.

La voce di Irene soccorre Annalisa (anche accendendo la luce in teatro) raccontandole la sua prima esperienza in un teatro quando, bambina, andò ad assistere uno spettacolo che letteralmente la rapì, anche se di quel lavoro non ricorda quasi più niente (neanche il titolo), se non il penetrante profumo che aveva la vicina di poltrona.
Rianimata dalle parole della sconosciuta, Annalisa esce dal teatro e si dirige verso la periferia della città dove, in un bar semiabbandonato reincontra Irene, che adesso fa la barista e che le parla della crisi del lavoro che sta travolgendo il territorio. Affiora qualche nome, non volti: Matteo, Giorgio, Giovanna. Tutti sono in crisi. Giovanna ad esempio lavora in una scuola e deve accudire un giovane, ma se lo studente non si presenta non viene pagata. “Non è giusto!”, grida Annalisa, che riprende il cammino, oltre la periferia, in aperta campagna.
Lei non lo sa, ma il suo tragitto, attraverso “quello che è un mare solo per quattro mesi all’anno”, è tracciato da un corso d’acqua sotterraneo. Flashback: lo spettacolo ha avuto una fase precedente propedeutica con l’attore Carlo Infante che ha condotto gli spettatori – partendo dal sagrato del Duomo – lungo un percorso legato idealmente a quello del sottosuolo, dove scorre l’acqua: il tutto grazie alle mappe realizzate con la collaborazione sia dell’Ovest Sesia, sia dall’Associazione speleo-archeologica “Teses”. Mappe che hanno consentito di rapportarsi continuamente nel gioco sopra-sotto, sopra-sotto con una doppia visita di luoghi della città: visibili e non.
E torniamo al pellegrinaggio di Annalisa. La notte sta incombendo, ma “non si torna indietro”. La meta è vicina: il corso d’acqua sotterraneo si ferma al laghetto che si è formato nel piccolo cimitero. E lì si ferma anche Annalisa, che non è più la donna che era partita dal teatro perché l’acqua “è il segno del suo cambiamento”. E nella calda estate, probabilmente vercellese, che è “il più forte deterrente contro i buoni propositi”, la nostra viaggiatrice apre gli occhi. E’ stato un sogno? Chissà? Ma se lo è stato era molto reale.
Per noi spettatori è stata un’ora di intense emozioni, quelle che solo un teatro così ben curato, avvolgente, coinvolgente, sa procurare. Supenda e molto applaudita la performance delle due attrici. Oggi, domenica, alle 18, si replica al museo Borgogna.
Per quanto riguarda “Mutamenti irreversibili” l’appuntamento è per le due prossime edizioni del Festival; per quanto riguarda invece il caldendario di questa edizione di #ogniluogoèunteatro, ci si ritrova martedì sera, alle 21, al “Viotti Club”, sede della Camerata Ducale, per “Divina”, a cura di Mariella Fabbris e Ilaria Schettini: affettuoso omaggio alle grandi attrici e figure femminile del teatro d’ogni tempo: dalla Duse a Giulietta, dalla Duncan a Medea.
Edm





