Il Velo Club Vercelli alla Nove Colli: cinque ore di pioggia e alla fine tanta felicità

I ciclisti del Velo alla vigilia della gara, quando ancora il tempo prometteva bene (manca Vella)

Rimarrà sicuramente scolpita nel cuore, nelle gambe e nella testa l’esperienza che hanno vissuto i dieci ciclisti del Velo Club Vercelli alla Nove Colli, la decana delle granfondo italiane, che si è corsa domenica 24 settembre a Cesenatico.

Tre giorni all’insegna della bicicletta, vissuta con autentico spirito di amicizia e di condivisione, per Luigi Vitali, Domenico e Nazzareno Cavallaro, Francesco Tambone, Mario Martorana, Matteo Bergamin, Massimiliano Muraro, Giuseppe Vella, Graziano Finotti e Paolo Rezzuti.

Molti di loro erano alla prima partecipazione, mentre per altri si trattava di un ritorno: tre volte per Giuseppe Vella, cinque per Mario Martorana, dieci per Massimiliano Muraro che per l’occasione ha ricevuto una targa personalizzata in cristallo come premio fedeltà.

Per l’occasione il Velo ha organizzato una trasferta con tutti i crismi: furgone con tanto di supporto porta bici progettato appositamente da Mario Martorana che visto come ha retto potrebbe brevettarlo e metterlo in produzione; soggiorno in bike hotel con spa, massaggi rigeneranti e pacco gara già pronto in camera; giro di rifinitura al sabato per testare i primi km. Il tutto naturalmente condito da foto ricordo e tappe sui luoghi di Marco Pantani che era di Cesenatico.

Muraro e Vitali nell’ultima parte di corsa

Questa edizione, la cinquantaduesima, è stata anomala sotto tutti i punti di vista. Sia per la data che per il percorso, ma occorre dire che sono stati cambiamenti dovuti a cause di forza maggiore. Infatti solitamente la Nove Colli si svolge la terza domenica di maggio, però quest’anno in quel periodo la Romagna è stata flagellata dall’alluvione.

Un evento drammatico che ha costretto gli organizzatori a modificare il tradizionale percorso (a proposito un plauso a loro, non solo per essere riusciti a riproporre la granfondo a distanza di pochi mesi, ma soprattutto per aver devoluto alle popolazioni colpite i proventi della gara). Il lungo non era più di 200 km e 3.800 metri di dislivello, ma è sceso a 170 e 2.700, così come il medio che ha mantenuto la distanza di 130 km ma non il dislivello (1.400 invece dei soliti 1.800). Sono stati anche tagliate tre delle nove salite storiche: fuori Polenta, Ciola e Monte Tiffi, i ciclisti hanno dovuto affrontare “solo” Pieve di Rivoschio, Barbotto, Perticara, Pugliano, Passo delle Siepi e Sogliano che da quest’anno ha sostituito il temibile Gorolo. Un’altra gara insomma, più veloce e meno stressante.

In griglia prima della partenza. Di lì a poco si sarebbe scatenato il diluvio.

Tuttavia l’incognita che ha più tenuto in ansia è stata l’allerta pioggia. Alla vigilia tutti, nessuno escluso, hanno ossessivamente controllato le previsioni sui propri smartphone. Alcuni monitorando più siti alla ricerca di una speranza, di un appiglio per essere più tranquilli, già sapendo cosa li avrebbe aspettati l’indomani in termini di dispendio energetico.

Purtroppo le cose non sono andate come ci si attendeva. O meglio, alla partenza in griglia qualche goccia, ma nulla più, al punto che in molti si sono levati la mantellina dato che oltretutto non faceva troppo freddo. Lo start sul lungomare Carducci è stato dato alle 7 per la rossa (la griglia dei più forti) e via via le altre, ciascuna contrassegnata da un colore. Il Velo in gialla come tutti quelli che avevano acquistato il pacchetto hotel.

I primi km sembravano promettere bene, invece a circa tre quarti dell’interminabile “piattone” che conduceva all’imbocco di Pieve di Rivoschio si è scatenato un putiferio. La pioggia battente non ha dato tregua per quasi cinque ore, rendendo l’impresa ancora più epica. Impossibile godere dei panorami perché in cima a ogni colle la nebbia copriva tutto. Una scena che ha richiamato subito la famigerata Coppa Cobram di fantozziana memoria con la salitella di viale De Amicis, ribattezzata dagli improvvisati corridori Cima del Diavolo.

Ciononostante i ciclisti vercellesi, e con loro gli altri 7.000 che sono partiti (poi un migliaio si sarebbero ritirati), hanno stretto i denti e hanno portato a termine il loro compito, aiutati dal cielo che nell’ultima ora si è aperto asciugando vestiti e gambe (quelle già asciugate dalla fatica). All’arrivo l’agognata medaglia da finisher e un abbondante pasta party, in pieno stile romagnolo, hanno premiato e rifocillato i dieci del Velo.

Vella, Rezzuti e Finotti si godono la medaglia da finisher

Dal punto di vista dei risultati si è messo in evidenza Francesco Tambone, che ha concluso la gara in 199a posizione assoluta, con un tempo di 5 ore e mezza a 31 km/h di media. Hanno chiuso il lungo anche Nazzareno e Domenico Cavallaro, Mario Martorana, Matteo Bergamin, Massimiliano Muraro e Luigi Vitali, mentre Giuseppe Vella, Graziano Finotti e Paolo Rezzuti hanno scelto il percorso medio.

«Questa partecipazione del Velo è stata sì bagnata dalla pioggia, ma si è rivelata ugualmente un successo sotto tutti i punti di vista: logistico, di affiatamento e coesione, sportivo e soprattutto non è stato registrato nessun intoppo organizzativo, meccanico, sportivo; un’esperienza positiva che verrà sicuramente ripetuta nei prossimi anni», ha commentato il direttore sportivo Luigi Vitali.

Vitali allo scollinamento di Pugliano

Il prossimo appuntamento per il Velo Club Vercelli è imminente, infatti già domenica prossima 1 ottobre 13 tesserati saranno a Varese per partecipare alla 3 Valli Varesine, granfondo organizzata dall’UCI e valida come prova di qualificazione per i mondiali di ciclismo.

Massimiliano Muraro

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