Il Quartetto Werther ha conquistato il pubblico del Viotti Festival Estate

Uno dei timori del direttore artistico della Camerata Ducale, Cristina Canziani, che pure dovrebbe essere assuefatta ai successi della sua Associazione, dopo 25 anni di convivenza con Vercelli, era che la prima serata del “Viotti Festival Estate” 2023 – visto il gran caldo che si annunciava durante l’evento – potesse avere un pubblico non numericamente consono al valore del concerto.

Dubbi spazzati via come un fuscello in un ciclone perché sabato, nel cortile del Museo Leone, c’era talmente tanta gente che diverse persone non si sono potute accomodare per seguire il fantastico concerto del Quartetto Werther. Un pienone incredibile, da parte di un pubblico competente e attento che ha apprezzato ogni singola nota di quattro giovani che stanno scalando le gerarchie degli ensemble da camera italiani e dei quali, tra non molto, si parlerà ovunque.

Misia Iannoni al violino, Martina Santarone alla viola, Vladimir Bogdanovic al violoncello e Antonino Fiumara al pianoforte hanno confermato tutto il bene, benissimo che si diceva e che si scriveva di loro, specie dopo l’assegnazione, tre anni fa, a Bergamo, del riconoscimento “Pietro Farulli” alla trentanovesima edizione del “Premio Franco Abbiati”:  la scelta era stata della critica musicale.

Le esecuzioni del “Quartetto in do minore per pianoforte e archi, opera 13” di Richard Strauss e del “Quartetto n° 3 per pianoforti e archi in si minore, opera 3” di Mendelssohn hanno fornito la riprova della loro incredibile maturità e di una solidità interpretativa rare a rivelarsi in misura così accentuata a quelle età. Sul bagaglio tecnico individuale è pleonastico spendere anche una sola parola, tanto il concerto ne ha attestato l’evidenza in modo che potremmo definire lapalissiano.

I quattro musicisti hanno contraccambiato la messe di applausi con un breve bis, ancora di Richard Strauss con il violoncello non suonato, ma percosso. Un’ultima, squisita chicca.

Una curiosità. Perché il Quartetto si chiama “Werther”? Forse un omaggio al grande romanzo di Goethe? Lo abbiamo chiesto a loro tramite Cristina Canziani. Ecco la risposta: “Ci chiamiamo Werther poiché il brano da noi  preferito tra quelli del nostro repertorio è il terzo Quartetto di Brahms, denominato Werther. È famosa infatti la lettera che Brahms scrive al suo amico Billroth nella quale descrive il suo ultimo quartetto come una composizione illustrante “lo ultimo capitolo dell’uomo in frac bleu e in panciotto giallo”, iconografia del Werther, appunto. Inoltre, coincidenza curiosa, nel momento in cui stavamo cercando un nome da dare alla formazione, tre di noi stavano leggendo/rileggendo ‘I dolori del giovane Werther’”.

Sabato prossimo tocca al Trio Chimera in cui figura anche un vercellese, ennesimo vanto della nostra “piccola Salisburgo”: il violoncellista Giorgio Lucchini.

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