Il Pronto soccorso ha da oggi una stanza specifica per le prima assistenza alle donne vittime di violenza: è intitolata a Rosy Scivoletto

L’esterno della stanza Scivoletto: in primo piano la sorella dell’infermiera, Claudia.quindi dirigenti e medici e gli esponenti del Rotary Club

Un anno fa, moriva a soli 54 anni, di malattia, l’infermiera del Dea di Vercelli Giusy Scivoletto. Una donna semplicemente eccezionale che, prima nel reparto Infettivi e poi, appunto al Dea, ha lasciato una traccia indelebile. La “Scivo”, come affettuosamente tutti la chiamavano nel reparto, prima diretto dalla dottoressa Roberta Petrino e adesso dal dottor Aldo Tua, aveva elaborato un protocollo speciale pr consentire donne vittima di violenza di essere accolte adeguatamente al Pronto Soccorso, con tutta l’indispensabile e adeguata assistenza possibile: medica, psicologica e di supporto, per poi essere avviata ad un percorso anche protettivo e pienamente rispettoso della privacy.

Questo protocollo, su cui Rosy Scivoletto stava lavorando prima di essere vinta dal male, è diventato in realtà e proprio in questi giorni in cui, dopo la tragedia di Giulia, tutta l’Italia civile si sta stringendo attorno alla donne vittime di abusi o di femminicidi. Stamane al Pronto soccorso del “Sant’Andrea” è stata aperta una stanza di primo soccorso per le donne vittima di violenza proprio intitolata a lei: sulla targa all’ingresso della sala c’è scritto: “In ricordo dell’infermiera Giusy Scivoletto per l’impegno e la dedizione profusi, sempre in prima linea, accanto ai pazienti più fragili”. Alla cerimonia di apertura della stanza erano presenti anche la sorella di Giusy Scivoletto, Claudia e le nipoti Elisa e Claudia. La stanza è stata finanziata dalle donazioni di colleghi del Dea, dall’Asl e, grazie all’interessamento del dottor Sergio Macciò, dal Rotary Club Vercelli, presente questa mattina con il presidente (ex ex primario ospedaliero) Giorgio Rognoni, la past president Adriana Sala, che aveva avviato il progetto portato a termine adesso  dal suo successore, e il formatore del Club Carlo Ricci.

Per l’Asl c’erano la direttrice generale Eva Colombo, la direttrice sanitaria aziendale Fulvia Milano e il direttore sanitario del presidio Scipione Gatti. Inoltre il dottor Tua e i responsabili delle altre strutture che si occupano delle donne vittime di violenza: la dottoressa Patrizia Colombari (Psicologia), la dottoressa Laura Spunton (Servizio sociale), il dottor Enrico Negrone (Ostetricia e Ginecologia) e il dottor Secondo Barbera (Direzione delle professioni sanitarie).

I familiari e le colleghe della cara “Scivo

Dopo l’intervento della dottoressa Colombo, che ha sottolineato l’importanza di questa nuova stanza del Pronto soccorso, ringraziando chi ha contribuito a realizzarla, la dottoressa Milano ha fornito qualche dato importante che attesta inequivocabilmente l’assoluta necessità della struttura nella realtà vercellese: nel 2023 sono state 91 le donne che si sono rivolte al Pronto soccorso dopo episodi di violenza, soprattutto domestica, il 30 per cento erano minorenni e nel 53 per cento dei casi, la violenza era opera di un convivente o di un ex compagno.

La stanza Rosy Scivoletto con il poster con la rosa bianca

Particolarmente toccante il pensiero affettuoso di una collega di Rosy Scivoletto, che ha ricordato la  cara, indimenticabile “Scivo”, mettendone in luce le grandi doti: la passione per quello in cui credeva, l’educazione e l’alta professionalità. Infine, tutti sono andati ad ammirare la stanza: alla parete sopra il letto, un grande poster con la rosa bianca il simbolo del progetto sognato e creato da Rosy Scivoletto.

Edm

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3 Commenti

  1. I dati annui più recenti dicono che
    le denunce sporte dalle donne
    sono state oltre 19mila
    e i casi di morte circa 100
    Gli incidenti sul lavoro circa 800mila
    cioè 40 volte
    mentre i decessi sono stati “solo” ca.10 volte.
    Vogliamo trascurare i lavoratori?
    Forse no! .. allora, il pronto soccorso
    dovrebbe adibirvi e riservate loro
    uno stanzone oppure un palestrone?
    Oppure, in fine
    pregare gli infortunati
    di andare curarsi privatamente.
    Donne comprese

  2. Ammettiamo che le 19000 donne italiane
    vittime (presunte) di violenza in un anno
    desiderino tutte recarsi al pronto soccorso
    e così pure le residenti a Vercelli:
    dato che la popolazione vercellese
    ammonta all”uno per mille della italiana.,
    si può ipotizzare la presenza
    al “pronto” nella nuova stanza
    di una donna ogni venti giorni,
    (mettiamo, per un’ora o due).
    Mi è facile profetizzare
    che il locale
    dopo la solenne inaugurazione
    tenutasi nella soddisfazione generale
    sarà presto adibito a magazzino.

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