Il giallo del prestito per l’acquisto di una macchina dietro l’omicidio di Bessi

C’è il giallo dell’acquisto di una macchina dietro il delitto di Antonello Bessi. Con tanto di pagamento di un acconto. Soldi che sarebbero serviti al figlio di Giovanni Perini, Vincenzo, ma che Giovanni, 70 anni in pensione dopo una vita da operaio, forse non aveva. Perini, il pensionato, è l’uomo che è stato fermato in carcere per l’omicidio.

Il pensionato aveva chiesto aiuto a Bessi, un piccolo prestito, anche se resta ancora da chiarire che cifra gli sia stata consegnata. Nella casa dell’uomo sono infatti stati ritrovati 5 mila euro mentre un anticipo per l’acquisto di una vettura (2500 euro) ad una concessionaria era stata data il pomeriggio dell’omicidio dal figlio Vincenzo, indagato ma con un ruolo marginale nella vicenda. Al momento il figlio resta indagato per concorso: avrebbe ricevuto la confessione del padre, senza avvertire però le forze dell’ordine.

I soldi il giovane, classe 76, li aveva avuti proprio da Bessi il pomeriggio prima, durante un incontro tra i tre. Anche se Perini ha raccontato di aver consegnato il denaro al ciclista chiedendogli di fargli da tramite con il figlio. Circostanza ancora da chiarire.

Il pensionato, fermato perché secondo la polizia era in procinto di fuggire in treno, ha confessato e poi ritrattato l’omicidio. Ma soprattutto ha raccontato di non essere mai stato sul luogo del delitto, nemmeno nelle ore successive alla morte di Bessi. Circostanze smentite sia dalle telecamere di due attività commerciali della zona proprio nell’ora del delitto, sia dai testimoni presenti.

Quel pomeriggio, mentre la polizia stava svolgendo le analisi sul corpo della vittima, era arrivato con la sua bicicletta e aveva atteso davanti al portone insieme al padre di Antonello che la salma venisse portata via. Facendogli forza, sostenendolo. Come solo un amico sa fare. ‘’Eravamo molto legati- aveva raccontato-. Stavamo spesso insieme, lo avevo aiutato per qualche lavoretto. Lo avevo convinto a mettere gli auto bloccanti sulla rampa che porta al negozio e a sistemare il giardino. Quando avevo bisogno di un pezzo per la mia bicicletta me lo regalava. L’Ultimo un campanello’’. Era stato lo stesso Giovanni a raccontare della serietà e della professionalità di Antonello, che a suo dire ‘spesso non si faceva nemmeno pagare’’.

Stessa scena che si era svolta al funerale della vittima, con l’uomo a sostenere i genitori di Bessi. Resta ancora da trovare l’arma del delitto, un coltello che ancora non è stato rinvenuto  e da capire, con chiarezza, il movente.

‘’L’uomo si trova in carcere a Vercelli – ha confermato il procuratore Roberto Pianta-. Fermarlo è stato un vero rompicapo in cui sono state seguite più piste. Ma dopo un mese siamo arrivati alla verità’’.

Un lavoro di squadra svolto con gli uomini della squadra mobile guidata dal dirigente Antonino Porcino e coordinati dal pm Francesco Alvino insieme al gruppo Sco di Torino guidato dalla dottoressa Capalbo.

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