Guai per primario borgosesiano in un concorso ospedaliero ad Aosta

Il Palazzo di Giustizia di Aosta, 10 ottobre 2012. ANSA

La Procura di Aosta ha chiesto il rinvio a giudizio dei sei indagati nell’inchiesta sul concorso per medici ginecologi promosso dall’Usl della Valle d’Aosta nella primavera del 2018, tra questi anche un pirmario a Borgosesia.

 

La notizia dell’inchiesta, come venne riportata anche dai media locali, era arrivata a fine ottobre 2018 e ora sono arrivate le richieste dei Pm.

 

Gli indagati sono il primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell’Usl di Aosta, Livio Leo, 56 anni, che al tempo del bando era presidente della commissione giudicatrice, ed Enrico Negrone, 59 anni, primario di Ginecologia all’ospedale di Borgosesia, oltre ai quattro candidati, Veronica Arfuso, Andrea Capuano, Francesca Deambrogio e Riccardo Fiorentino, che avevano superato la prima prova scritta, poi annullata dall’azienda sanitaria.

 

Nella giornata di ieri la Corte di cassazione ha disposto per Leo la sospensione per sei mesi della possibilità di essere nominato membro di commissione per altri concorsi.

 

Secondo il Pm che conduce le indagini, Luca Ceccanti, il punto è che sarebbero stati favoriti alcuni medici che conoscevano Leo e che con lui avevano curato delle pubblicazioni scientifiche. Sempre secondo il Pm uno di loro aveva anche lavorato, e un altro si era specializzato, nell’ospedale di Novara dove Leo era stato dirigente di primo livello dal 2004 al 2014. Tutto ciò avrebbe penalizzato altri colleghi che da tempo lavoravano ad Aosta. Viene anche contestata l’ipotesi di abuso d’ufficio per la presunta violazione della legge in merito alla tipologia di prova scelta, che sarebbe dovuta consistere in una serie di quesiti a risposta aperta e non in un test con 50 domande a risposta multipla. Infine si ipotizza anche la rivelazione di segreto d’ufficio sul fatto che le domande sarebbero arrivate prima della prova ai quattro candidati imputati, che avevano realizzato punteggi attorno a 27/30.

L’inchiesta era partita da un esposto dell’allora assessore regionale Emily Rini che aveva letto un articolo del quotidiano locale Aostacronaca.it in merito alla vicenda.

 

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