EMCC avec Monsieur Bernard Hinault nella Romagna del Tour de France

Il gruppo EMCC con Bernard Hinault e Davide Cassani davanti al Lungomare Bike Hotel di Cesenatico

Quando correva lo chiamavano le blaireau, il tasso, perché, come ha spiegato lui stesso in un’intervista rilasciata qualche tempo fa, «è un animale aggressivo che morde quando viene cacciato e quando è inseguito torna nel suo ambiente naturale». Il lui in questione è Bernard Hinault, uno dei più grandi corridori che il ciclismo abbia prodotto, capace di vincere cinque Tour de France su otto partecipazioni (due secondi posti), tre Giri d’Italia su tre e due Vuelte di Spagna su due, un Mondiale (quello di Sallanches del 1980 considerato il più duro della storia con soli 15 atleti giunti al traguardo), più altre corse tra cui due Liegi-Bastogne-Liegi, due Giri di Lombardia e una Parigi-Roubaix.

Bernard Hinault è stato l’ospite d’onore di EMCC, la tre giorni romagnola, giunta alla seconda edizione, con giornalisti, blogger e influencer che ruotano attorno al mondo della bicicletta, perfettamente organizzata e orchestrata da Andrea Manusia, Roberto Feroli e Nicholas Montemaggi. C’era anche Davide Cassani, ex commissario tecnico della Nazionale italiana di ciclismo e oggi presidente di APT Servizi Emilia Romagna, colui il quale – come si suol dire – ha fatto il colpo da novanta: portare il Tour de France in Italia.

Montemaggi, Manusia e Feroli, le tre menti di EMCC

Sì perché l’occasione di questo raduno è stata proprio la presentazione della Gran Départ del Tour che avrà le prime tre tappe dell’edizione 2024 in terra italiana: la prima il 29 giugno è la Firenze-Rimini di 205 km, la seconda il 30 la Cesenatico-Bologna di 200 km, la terza il 1 luglio la Piacenza-Torino di 225 km. Un omaggio all’Italia, ma anche ai luoghi che hanno dato i natali ai grandi campioni che in passato hanno vinto la Grande Boucle: Gino Bartali, Gastone Nencini, Marco Pantani e Fausto Coppi. Senza contare che nel 2024 ricorrono due anniversari: i cento anni dalla prima vittoria italiana di Ottavio Bottecchia e i dieci dall’ultima di Vincenzo Nibali.

EMCC a San Marino

Ma torniamo all’EMCC e a una sua breve cronaca, ché raccontare tutto quello che è successo lo scorso weekend ci andrebbe un libro. A ospitarci il Lungomare Bike Hotel di Cesenatico, gestito dalla famiglia Pasolini che è stata tra le prime a credere nel progetto bike, proponendo pacchetti ad hoc per chi ama pedalare. È lì che giovedì sera si è svolta la festa di benvenuto con Hinault che è arrivato alla chetichella, a piedi con il suo trolley e con molta discrezione.

Discrezione che ho avuto modo di notare a cena, sedendogli accanto e osservandolo attentamente. Cassani era felice come un bambino e lo tempestava di domande alle quali lui non si sottraeva mai, come non si è mai sottratto alle migliaia che noi giornalisti continuavamo a fargli, emozionati come dei bambini. Quando gli ho chiesto una foto mi sono accostato con un rispetto al limite della sacralità: «Monsieur Hinault une photo s’il vous plait» e lui sornione: «Qui est Monsieur Hinault? Je suis Bernard».

Il venerdì è stato dedicato alla presentazione ufficiale della Grand Départ che si è svolta all’Italian Bike Festival al Misano World Circuit Marco Simoncelli, la settimana prima teatro del GP di San Marino del Motomondiale. Maestra di cerimonia Simona Ventura, incursioni umoristiche a cura di Paolo Cevoli, meglio noto come l’assessore Palmiro Cangini di Roncofritto Superiore. A seguire buffet pantagruelico e pomeriggio nei vari stand per osservare da vicino tutte le novità riguardanti biciclette, componenti, abbigliamento, caschi, scarpe, varie ed eventuali (per citare Cangini). La sera festa in piscina al Club del Sole di Riccione.

La conferenza stampa di presentazione della Grand Départ al Misano Wolrd Circuit Marco Simoncelli

Il giorno più atteso era il sabato con la pedalata sulle strade che saranno percorse dal Tour nella seconda tappa con le salite di Montemaggio e di San Marino (sosta gourmet a La Loggia), accompagnati dalle guide del Lungomare Manuel Senni e Andrea Pazzaglia. Hinault ha mostrato che la passione per la bici non è scemata nel corso degli anni: sempre in testa al gruppo, ha pagato un po’ dazio in salita e ci sta dato che ha quasi 69 primavere sulle spalle, ma ha recuperato alla grande in discesa. Il collega di Sky Christian Giordano, forse conoscendo la mia propensione per l’arte, ha usato per descrivere il tasso una metafora molto efficace: «Vedere in bici questa eterna leggenda pennellare le curve in discesa è come guardare schizzi dal vivo di Picasso, Dalí, Miró. Un’esperienza di surrealismo perfetto. La nascita della modernità».

Non posso che essere d’accordo con lui. Hinault ha il suo picco massimo tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’80, periodo che domina incontrastato. I numeri parlano chiaro. È in quello stesso decennio che si afferma la post-modernità, un movimento che ha la precisa volontà di creare una frattura con tutto ciò che c’è stato in precedenza. Ciò genera una grande confusione perché nel voler essere a tutti i costi essere originali, per paradosso si cita continuamente il passato che si vorrebbe rinnegare o sorpassare (un celebre storico dell’architettura ha affermato che la base del postmoderno è proprio il citazionismo vuoto). Succede così in ogni campo: dalla politica, che non crede più nella collettività ma spinge all’individualismo, all’economia, dalla sociologia alla psicologia, dall’architettura all’arte (si pensi ad esempio alla transavanguardia di Achille Bonito Oliva).

Saluto finale al Museo della Marineria di Cesenatico

Per non uscire troppo dai nostri confini, anche nello sport il fenomeno si mutua, comprendendo ovviamente il ciclismo. Bernard Hinault è stato un grande perché è stato l’ultimo ciclista dell’avanguardia a lottare contro l’avvento della post-modernità. Come il tasso che lo rappresenta ha morso con una voracità insaziabile tutto quel che poteva minacciarlo: strada, bicicletta, corse, avversari. E, facendo di testa sua, ha sempre lasciato il segno. Ha abbandonato all’apice, quando aveva capito che il mondo stava inesorabilmente cambiando e non gli apparteneva più. Quando non ha avuto modo né interesse a mordere si è ritirato nella sua tana in Bretagna e da lì non si è più mosso, se non per rispondere presente all’appello del suo amato Tour che lo ha voluto come uomo immagine, quasi cristallizzandolo alla stregua di un monumento. Non a caso Bernard Hinault è stato l’ultimo francese a vincere la maglia gialla nel 1985 (fate un po’ due conti quanto tempo è passato). Lui stesso ha affermato: «sfortunatamente prima che un altro francese salga sul gradino più altro del podio ci vorrà del tempo».

Tuttavia nella tre giorni dell’EMCC c’era Bernard (così ha preteso lo chiamassero tutti), non Hinault. Una persona, non un personaggio, che ha condiviso con noi tutto: fatica, divertimento, cibo, vino, sorrisi, consigli, curiosità (come quando allo Spazio Pantani si è messo a studiare i rapporti che usava il Pirata in bici). Sorridente, gioviale nella vita quotidiana, sono però convinto che sui pedali gli sia tornato quel pizzico di agonismo che per natura e necessità scorre nelle vene dei campioni.

Non c’era Hinault, c’era Bernard che non si è negato a nessuno

Ha condiviso anche la gara a cronometro di domenica, valida per l’assegnazione del titolo europeo di noi giornalisti. Un gioco che molti di noi hanno preso molto seriamene. Lui è stato a questo gioco: partito con il dorsale numero uno se l’è presa comoda nei dieci giri del circuito che ha percorso a ritmo cicloturistico fianco a fianco al suo amico. Forse perché, come mi aveva detto una volta Bugno: ho già dato quando correvo. La giornata di domenica si è conclusa coi saluti, prima allo Spazio Pantani con i genitori dello sfortunato corridore romagnolo, poi al Museo della Marineria con le premiazioni e il brindisi di arrivederci al 2024. Cin cin EMCC! À la santé Bernard!

Massimiliano Muraro

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1 commento

  1. Il Tour che parte dall’Italia!
    un bel gesto, e raro, rarissimo
    e tre tappe, mi pare, mai!
    Per di più .. il massimo: le prime!
    (per l’ultima ci sarà da aspettare ..)
    Che abbiam fatto di tanto “buono”
    e generoso per meritare tanto?
    .. spero non sia per
    il promesso DONO dell'(ex.)Alitalia ..
    perchè pare si sia cambiato idea
    forse il REGALO va alla Germania
    che in cambio non può neppure
    insignire qualche piddino
    della Legion d’Onore
    (ora .. anche la Meloni?)
    ..
    ITA AIRWAYS/ALITALIA – LUFTHANSA, ECCO LA VERITA’. E’ UNO SCANDALO!
    https://www.youtube.com/watch?v=eTvViWjmpQA

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