Nell’anno 10191 l’Impero obbliga la casa Harkonnen di lasciare il pianeta Arrakis, ribattezzato Dune per via del suo clima inospitale e desertico, e manda gli aristocratici Atreides a proseguire l’amministrazione del pianeta e l’estrazione de la Spezia, risorsa importantissima sia per i suoi effetti mistici che per il suo valore commerciale. Oltre a queste due fazioni vi sono i Fremen, nomadi del deserto capaci di sopravvivere al clima inumano del pianeta. La casata Atreides vedrà i suoi giorni più bui nel momento in cui gli Harkonnen, nemici giurati, vorranno rimpossessarsi di Dune.
Questa è, in sintesi estrema, parte della grande trama dell’ultima fatica di Denis Villeneuve, regista canadese che ha saputo nel tempo, ma con relativamente pochi film, inserirsi di prepotenza nel cinema blockbuster hollywoodiano pur mantenendo una forte componente autoriale. La sua regia ormai caratteristica è come un enorme pachiderma che pian piano avanza pesantemente, lento ma ineluttabile Dune non è solo un mero sci-fi di guerra fra fazioni ma una profonda introspezione che tocca più temi: elettività, onore famigliare, obblighi politici, sete di potere e vecchi rancori. Il tutto sottolineato dalla perfetta colonna sonora di Hans Zimmer, con bassi capaci di far tremare il sangue nelle vene e che danno tutta l’idea di provenire da un’altra galassia. Il cast stellare, composto da attori di altissimo livello quali Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Zendaya, Jason Momoa, Javier Bardem, sono perfettamente calati nella parte nella maniera più fedele possibile.
Sempre parlando di fedeltà, chi è un assiduo lettore avrà sicuramente letto il materiale di cui il film è l’adattamento, ovvero “Dune” del 1965 di Frank Herbert, romanzo vincitore dei premi Nebula e Hugo, i più alti riconoscimenti nel mondo della letteratura. Villeneuve ha cercato e voluto rendere a schermo ogni singola pagina, andando ad arricchire di dettagli la narrazione. Scenografie, costumi e design di città o astronavi sono di rara bellezza e grande impatto, il tutto con una messa in scena elegante e pregna di magnificenza sottolineata dalla fotografia di Greig Fraser.
Per dovere di cronaca c’è da dire che Villeneuve ha usato 160 minuti di pellicola per raccontare solo la prima parte del libro omonimo e sfortunatamente, a causa della pandemia e dei suoi continui rimandi che inevitabilmente ha portato, ancora non si sa nulla sulla seconda che andrà a concludere il dittico. Ma “Dune: Part One” è uno di quei film talmente “grandi” che o si visiona nel buio della sala cinematografica o non si visiona affatto!
Emanuele Olmo
Emblematico (o semplicemente ..”reale/realistico”) l’inciampo dell’interruzione!!? .. è la storia del futuro della Terra, così come programmato e desiderato dai globalisti .. (a scappare saranno i padroni del vapore, rimarranno gli schiavi) .. e .. si attende la verifica (come andrà a finire veramente la guerra planetaria in atto da due anni circa) … per completare la realizzazione cinematografica-documentaristica della storia!!?
.. se non ci sarà un “primo” vincente-provvisorio con stampato in volto il numero della bestia .. ma .. sconfitto poi a breve???? .. NON ci sarà il due senza tre: https://stanzedicinema.com/2021/08/24/dune-villeneuve-progetta-una-trilogia-il-secondo-capitolo-sul-set-nel-2022/