Due splendidi Gazzone donati alla Pinacoteca Borgogna

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Vercelli – Un Museo è vivo quando non si limita a custodire i suoi tesori, spolverandoli e ricatalogandoli. Un Museo è vivo quando si apre alla città, con iniziative sempre nuove e originali, quando raduna più arti sotto il proprio tetto, quando ha il prestigio (oggi si direbbe l’appeal) necessario per far confluire nel proprio alveo donazioni importanti e significative. Nonostante i rilevanti problemi economici cui deve continuamente far fronte (ad esempio, incombe la necessità di ristrutturare il tetto), per la Pinacoteca Borgogna di Vercelli è davvero un periodo prospero, grazie alla passione, all’intraprendenza e all’acume e di chi ci lavora, indefessamente, ogni giorno: dal presidente Francesco Ferraris al Conservatore Cinzia Lacchia e a tutto il competente e appassionato staff.

E’ in corso l’iniziativa-clou di questo fecondo autunno – la mostra di disegni di Ferdinando Rosario, che si concluderà il 16 dicembre -, si stanno svolgendo i numerosi eventi raggruppati sotto la dizione di “L’Arte si fa sentire” (domenica prossima ad esempio, è prevista una giornata dedicata al pianista e compositore crescentinese Carlo Rossano), ed ecco che, a rendere il Museo Borgogna sempre più interessante e vivo, sono giunte, quasi contemporaneamente, due donazioni importanti di quadri coevi (realizzati tra il 1938 e il 1939) dell’artista vercellese Enzo Gazzone. Si tratta di due grandi oli su tela: un bellissimo “nudo”, donato dalla figlia di Gazzone, l’architetto Carla Gazzone, e uno straordinario ritratto di donna, donato al “Borgogna” dai coniugi Lele Ferrero e Patrizia Bolzoni, in memoria di Angelo Ferrero e Maria Carla Marcone.

Carla Gazzone accanto al “nudo” del padre e al quadro di Giacomo Grosso

Angelo Ferrero, il padre di Lele Ferrero, lavorava all’Inps ed era un cultore dell’arte vercellese. Andato in pensione, ha potuto coronare il sogno di acquistare alcuni quadri di artisti vercellesi che gli stavano particolarmente a cuore. Angelo Ferrero è morto nel 2012 e quando, poco meno di tre mesi fa, è mancata anche la moglie, Maria Carla Marcone, amatissima maestra elementare, il figlio Lele e la nuora, Patrizia, hanno recuperato tutti i suoi quadri e hanno scelto di donare forse il più bello, un ritratto di donna, alla Pinacoteca vercellese.

Sinora il “Borgogna” possedeva, di Gazzone, uno dei quaranta quadri del suo ciclo pittorico più famoso “La Rapsodia della Risaia” e cioè “La pesta del terreno”. Quindi – donato da un anonimo proprio lo scorso anno – un meraviglioso “Luci del mattino”, chiaramente ispirato a “Risaia” di Umberto Ravello (capolavoro assoluto della pittura vercellese, recuperato dal Museo del Novecento di Milano grazie ad una lunga e vera propria avventura, alla Indiana Jones, messa in atto originariamente dal musicista Angelo Gilardino e dall’ex sindaco di Villata Umberto Uga, e poi proseguita da Cinzia Lacchia) ed infine, due ritratti di Giovanni Randaccio e di Antonio Borgogna e l’acquaforte “Malinconia”.

Entrambi i quadri, non appena ricevuti, sono stati sistemati al secondo piano, nelle sale dei vercellesi. Sapientemente, Cinzia Lacchia ha collocato il “nudo” accanto ad un notevole ritratto (dell’ingegnere Cesare Malinverni) eseguito dal maestro di Gazzone, Giacomo Grosso; geniale poi l’idea di sistemare il secondo quadro, il ritratto di donna, proprio di fronte ad un altro prezioso ritratto, la “Donna in nero” dell’Alciati, quasi un passaggio di consegne tra due generazioni immediatamente successive: Ambrogio Alciati nacque a Vercelli nel 1878, Enzo Gazzone a San Germano Vercellese nel 1894.

Dunque, gli appassionati d’arte vercellesi (e non solo vercellesi) hanno un motivo – anzi due – in più per una nuova visita alla loro Pinacoteca: prenderanno atto che Gazzone non fu soltanto l’ispirato creatore della “Rapsodia della Risaia”, ma anche un geniale ritrattista. Ammireranno una donna seduta, anzi accovacciata, in posa decisamente originale, su uno sfondo neutro enigmatico, che fa da contraltare alle ricchezza cromatica del vestito e del cuscino. Secondo l’architetto Carla Gazzone, il dipinto ritirare una signora che abitava nel Monferrato e che aveva appunto commissionato il ritratto a suo padre.

Dicono l’avvocato Ferraris e Cinzia Lacchia: “Non sappiamo come ringraziare l’architetto Carla Gazzone e la famiglia Ferrero per questi splendidi regali fatti al Borgogna e, idealmente, a tutta la città”.

Edm

(Nella foto a corredo dell’articolo, da sinistra Lele Ferrero, l’avvocato Ferraris, l’architetto Gazzone, Patrizia Bolzoni e Cinzia Lacchia davanti al ritratto di Gazzone)

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