La storia è una di quelle che faranno discutere, senza dubbio. È la vicenda umana di una donna che, raggirata di fatto da un uomo straniero senza scrupoli, ha passato anni a cercare di riavere i soldi che aveva perduto senza riuscirci e ora è morta, nel dolore di una vita che le ha presentato un conto troppo alto.
La vicenda di Emilia Bianco, bidella 57enne di Borgosesia, che ha combattuto con le autorità marocchine senza riuscire ad avere la meglio, nazione, il Marocco, da dove viene l’uomo che l’ha raggirata, è stata raccontata oggi in un lungo articolo in cui parla la figlia, in esclusiva su Il Giornale (link qui).
La donna ha passato una vita complicata, rimasta vedova per la scomparsa prematura di suo marito e con una figlia piccola da crescere, ha sempre combattuto: da sola. Un giorno – si legge su Il Giornale – quando era trentenne, incontra un uomo, uno straniero, arrivato dal Marocco. Una persona che la rcostruzione definisce “garbata e rassicurante, e che pian piano si è fatto strada nel suo cuore, conquistando la sua fiducia”.
I due si erano incontrati a Borgosesia e all’inizio pareva amore vero. Sono così rimasti insieme dieci anni e si sono anche sposati. Capita poi che Emilia incassi i soldi dell’assicurazione sulla vita di sua madre: 180mila euro. E che poi accetta di investirli per acquistare una casa e un negozio a Temara, da dove arriva l’uomo. Siamo nel 2010. Il marito coordina le operazioni per la nuova attività, si legge nel racconto su Il Giornale, perché Emilia non conosce l’arabo. Sul conto corrente in Marocco dell’uomo lei versa tutto ciò che aveva, compresa l’assicurazione della mamma. È allegra, pensa alla nuova vita che le si prepara e a quel negozio “che, nei piani, dovrà diventare un internet point”.
“Un giorno – ricorda la donna in uno degli ultimi disperati appelli – torno per fargli una sorpresa e la sorpresa è arrivata a me, lui aveva sposato un’altra”. Per lei non c’era più spazio nella casa di Temara né nel negozio. Emilia perde tutto. Inizia così un calvario umano e giudiziario che la porterà, ad agosto scorso, a spegnersi senza ricevere giustizia ad appena 57 anni.
Ora è la figlia che chiede giustizia: “Mia madre è morta di dolore – spiega a Il Giornale -, il suo cuore ha smesso di battere perché non ce la faceva più”. Lei è intenzionata ad avere quella giustizia che la madre non ha mai ottenuto per cercare di recuperare le somme che le erano state sottratte.
“Ha provato a mettersi in contatto con il consolato italiano in Marocco – ricorda la ragazza – ma nessuno l’ha aiutata, e così si è rivolta ad un avvocato di Rabat che le ha fatto spendere un sacco di soldi senza riuscire a dimostrare un’ovvietà: e cioè che è stata vittima di un raggiro. Mia madre si è ritrovata da sola, a lottare per i suoi diritti in un Paese dove le donne contano meno di zero – aggiunge a Il Giornale -. Chiedo alla Farnesina e alle autorità italiane di interessarsi al nostro caso e ai tanti italiani vittime di ingiustizia all’estero, perché il dramma di mia madre non si ripeta”. La figlia di Emilia si è rivolta ora all’avvocato Kaoutar Badrane del Foro di Vicenza, specializzata in diritto di famiglia marocchino nella speranza di avere finalmente giustizia la quale si rivolge anche al Governo italiano, perché tuteli le donne che hanno subito vicende simili: “Mi auguro – dice nell’intervista la Badrane – che lo Stato italiano preveda presto un fondo per gli italiani che hanno problematiche giuridiche in Paesi extra-Ue e che non sono in grado di sostenere le spese legali per tutelare i propri diritti”.





