Fine dello stato di emergenza per il Covid, Cirio: “Attendevamo questa giornata da tempo, ma l’attenzione deve rimanere alta”

Il presidente della Regione Cirio, con il Generale Figliuolo che era a capo dell'unità di crisi nazionale che da domani chiude, durante uno degli incontri avvenuti nei mesi scorsi

Da domani 1 aprile termina, anche in Piemonte, lo stato di emergenza legato al Coronavirus. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, aprendo la conferenza stampa in occasione della fine dello stato di emergenza nazionale per la pandemia ha voluto sottolineare: “È un momento che viviamo tutti con grande partecipazione emotiva, attendevamo questa giornata da tempo e vogliamo viverla nel senso più corretto del suo significato: da una parte gioire per la fine dell’emergenza, dall’altra non pensare che il Covid sia stato cancellato dalla nostra vita per decreto. In Piemonte abbiamo attualmente l’incidenza più bassa d’Italia, ma non dobbiamo abbassare la guardia. I dati ci dicono che la situazione è buona, ma il virus c’è e dobbiamo continuare a stare attenti e insistere con la campagna vaccinale”. Alla riunione erano presenti anche gli assessori alla Sanità Luigi Genesio Icardi, all’Innovazione e Ricerca Covid Matteo Marnati, ai Trasporti e alla Protezione civile Marco Gabusi, all’Istruzione Elena Chiorino, al Bilancio e Attività produttive Andrea Tronzano e ai Bambini Chiara Caucino, che durante la pandemia ha seguito le Politiche sociali.

“Sono stati due anni complicati per tutta l’umanità – ha proseguito Cirio – Oggi diciamo grazie a tutti coloro che hanno condiviso con noi questo percorso negli ultimi due anni. Se oggi l’Italia è considerata un esempio nella gestione del Covid, non va dimenticato che questo esempio si regge sull’attività delle Regioni”.

Ripercorrendo i momenti anche difficili e drammatici che hanno caratterizzato questi due anni, il presidente Cirio ha voluto ringraziare tutti coloro che si sono spesi in ogni modo possibile per combattere la diffusione del virus e curare e sostenere la popolazione: tutti gli operatori della sanità pubblica e privata e, accanto alla Regione, le Prefetture, i sindaci e gli enti locali, il personale dell’Unità di Crisi e del Dirmei, l’Esercito e le forze dell’ordine, i volontari della Protezione civile, le fondazioni bancarie, il mondo imprenditoriale, il CSI e gli organi di informazione insieme a tutti i cittadini.

“L’emergenza è finita – ha osservato l’assessore Icardi -, ma il Covid-19 rimane una minaccia da non sottovalutare. Bisogna fare tesoro delle buone pratiche apprese in questi due anni di pandemia, per evitare che il contagio torni a creare problemi sanitari e sociali. Per questo abbiamo chiesto al Governo che non ripristini le norme restrittive sulla privacy in vigore prima della pandemia e che non torni indietro sulle modalità di trasmissione delle ricette dematerializzate e sull’accesso al fascicolo sanitario. I grafici delle quattro ondate dimostrano chiaramente come le misure anti-Covid in Piemonte abbiano progressivamente ridotto gli effetti della malattia in modo drastico, dall’inizio ad oggi. Il Piemonte ha saputo fare sistema, grazie ai suoi sanitari, ai vaccini e al ruolo attivo e collaborativo della stragrande maggioranza della popolazione. Il senso di responsabilità di tutti, anche fuori dall’emergenza, sarà fondamentale perché la pandemia non possa più rialzare la testa”.

 

Chiude l’Unità di Crisi, le competenze al Dirmei

La fine dello stato di emergenza comporta la formale chiusura dell’attività dell’Unità di Crisi istituita all’inizio della pandemia e il passaggio delle sue competenze di monitoraggio e coordinamento al Dirmei, il Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive costituito nel giugno 2020 per diventare il cuore della battaglia contro il Covid. La struttura sarà diretta da Emilpaolo Manno e suddivisa in 27 settori.

La situazione epidemiologica oggi in Piemonte

Da tre settimane i valori del Piemonte sono tra i più bassi in Italia: un’incidenza di 450 casi ogni 100.000 abitanti (il valore nazionale è 839), l’occupazione dei posti letto ordinari è all’8.8% (unica Regione con Veneto e Lombardia sotto il 10%) e quella delle terapie intensive è al 3,5% a fronte di un valore nazionale del 4,8%. L’Rt è 1,32, la positività dei tamponi il 17%.

La popolazione vaccinata

L’84,3% dei cittadini piemontesi oltre i 5 anni di età ha concluso il ciclo primario con monodose o doppia dose (il 96,2% di coloro che hanno aderito, ovvero 3,6 milioni su 4,2).
La somministrazione di oltre 2,8 milioni di terze dosi pone il Piemonte in testa alla classifica delle Regioni italiane più grandi, come risulta dai dati della Fondazione Gimbe aggiornati al 30 marzo.
Gli immunizzati naturalmente, cioè le persone che non hanno aderito ma hanno avuto il Covid negli ultimi sei mesi, sono 165.000, tra cui 47.000 tra i 5 e gli 11 anni e 39.000 over50.
I non aderenti sono al momento 358.000, tra i quali 109.000 5-11enni e 106.000 over50. Una categoria che, come ha annunciato il presidente Cirio, “continuiamo a sensibilizzare, abbiamo fatto di tutto e continueremo a farlo. E a chi non si è presentato per la terza dose scriveremo una lettera per spiegare che rinviarla rischia di vanificare l’immunità raggiunta”.

La stabilizzazione del personale a tempo determinato

“A partire da luglio la Regione Piemonte stabilizzerà tutti i 1.137 operatori in servizio durante l’emergenza Covid che hanno i requisiti previsti dalla legge nazionale”. Lo ha puntualizzato la stessa Giunta in risposta alle polemiche dei sindacati sulle stabilizzazioni in sanità. Polemiche che sfoceranno domani anche in un flash mob di protesta del sindacato infermieri e professioni sanitarie, Nursing Up, che si terrà in mattinata in piazza Castello a Torino. Per la Regione: “La normativa statale consente di assumere a tempo indeterminato gli infermieri e gli operatori socio-sanitari che abbiano maturato entro giugno di quest’anno almeno 18 mesi di servizio, di cui almeno 6 nel periodo tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022. Questo è ciò che sarà fatto”.

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3 Commenti

  1. È la “celebrazione” dei fasti del covid, ma senza nostalgia.. perché la fine del periodo di emergenza coincide con la agognata partenza dei tempi dell’eterna-emergenza che il “Governo” non mancherà di assicurare, non resteremo “soli”, essendo l’emergenzialità indispensabile alla “loro” stessa sopravvivenza (é pericolosa, invece, per la nostra). E tanti saluti
    Con i peggiori auguri!
    (f.to. v.)
    Ci mancherà il Gen. Figliuolo? Un po’, si. Soprattutto sentiremo la provvisoria sua indiretta assenza, di tanto in tanto … nell’interpretazione di Crozza, bravissimo pure lui, e poco meno esilarante dell’Originale. Una Speranza (nessun riferimento con il consorte del Gen.) c’è: che, a sorpresa, il Gen rimanga con noi “a vita”!! ? che si sia trattato solo di uno scherzo del primo aprile? Comunque al posto suo, per fortuna, dovrebbe sopraggiungere un altro Generale. Tommaso Petroni. Toccheremo con mano la raffinatezza del suo lavoro cercando di ritrovarvi il Predecessore.
    Intanto Figliuolo é pronto (per nuovo incarico conferitogli) a dirigere l’orchestra in caso scoppi davvero la Terza Guerra Mondiale. Dopo il Covid, ora comanda al COVI (Comando Operativo Vertice Interforze) dove farà certamente altrettanto bene.

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