DIVERGENZE 86 – Tu chiamali se vuoi… inciucioni

Gentile signora Daniela Santanchè

ho talvolta apprezzato, talvolta un po’ meno, le sue prese di posizione su vari temi sempre portate con sobria umiltà, tipo la Hela di “Thor: Ragnarok”, la cui interprete, la bravissima Cate Blanchett, si è certo ispirata a lei per rappresentare al meglio la Dea della Morte (se non l’ha ancora fatto, vada a vederlo il film: se me convincerà).

Le scrivo perché sono rimasto sinceramente colpito dalle parole da lei pronunciate l’altro giorno a “La 7”, quando ha dichiarato che si deve per forza andare a un governo del centrodestra, guidato da Matteo Salvini, e che, per quanto riguarda i numeri che obiettivamente mancano per crearlo (20 senatori e 53 deputati) la coalizione dovrebbe “presentare il programma al Parlamento e poi contare sugli appoggi di singoli parlamentari, ben sapendo che molti hanno a cuore l’Italia”.

Ora, scusi se mi permetto, ma non è proprio il suo partito, ed in particolare la sua leader, Giorgia Meloni, che, in campagna elettorale hanno brandito la vergogna degli “inciuci” in ogni singola dichiarazione o apparizione televisiva, proponendo a Berlusconi e a Salvini di firmare il famoso patto “anti-inciucio”, cosa che entrambi non hanno fatto?

Io che ho sempre considerato il termine “inciucio”, in questa accezione, mera propaganda, perché a me hanno insegnato che, qualora un governo non riesca aritmeticamente a formarsi, per forza ci si dovrà confrontare e trovare accordi, le pongo una semplice e lineare domanda, rifacendomi alla sua posizione pre-voto (non a quella di adesso che condivido totalmente): come pensa che potrebbero definire queste intese, pur perorate senza spartizione di poltrone e semplicemente “cun al coeur an man”, i partiti di appartenenza dei parlamentari cui lei chiede l’appoggio? Ci pensi, non è difficile.

Con affetto
Enrico De Maria

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