Dopo il decreto del 22 marzo sono rimaste aperte solo 10mila imprese in tutto il vercellese

L’ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per arginare l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, emanato il 22 marzo, ha dato un giro di vite alle imprese che possono restare aperte. Secondo l’elenco che deriva dal decreto, che specifica i codici ATECO autorizzati a proseguire l’attività, sono 9.474 nel Biellese e 10.001 nel Vercellese le imprese che hanno potuto rimanere aperte. I dati risutano da un’elaborazione di InfoCamere sui dati del Registro Imprese camerale. Lo comunica in una nota la Camera di Commercio di Biella e Vercelli unitamente a Confindustari Biella e Vercelli Novara Valsesia.

 

Per il territorio provinciale di Biella le imprese che possono tenere aperto rappresentano il 45,2% rispetto al totale delle unità locali registrate, mentre per quanto riguarda la provincia di Vercelli la percentuale di attività a cui è consentito proseguire con l’apertura sul totale è del 51,2%.

 

Si tratta di una serie di attività in cui sono compresi il commercio alimentare, le farmacie, parafarmacie e i punti vendita dedicati agli articoli sanitari e per l’igiene, che fin da subito erano stati considerati di primaria necessità e quindi sempre esclusi dalla chiusura. Rientrano anche le attività del settore agricoltura, costituite prevalentemente da micro imprese e imprese individuali, con circa 1.400 localizzazioni nel Biellese e 2.300 in Provincia di Vercelli.

 

I numeri riportati si riferiscono alle attività a cui è consentita l’apertura, dati che potrebbero non corrispondere alla situazione reale nel caso in cui le singole imprese avessero preso la decisione di tenere chiuso o nel caso di prosecuzione dell’attività, previa comunicazione al Prefetto, secondo quanto previsto nel decreto.

 

“La grave situazione epidemiologica – dichiara Alessandro Ciccioni, Presidente della Camera di Commercio di Biella e Vercelli ha imposto un inasprimento ulteriore delle chiusure delle attività economiche da parte del Governo. L’obiettivo è chiaro: cercare di limitare il più possibile le occasioni di contagio. Si tratta di una situazione inedita e sulla quale, personalmente e come Presidente dell’Ente camerale, posso assicurare la mia partecipazione e comprensione a tutti, per aver dovuto chiudere o deciso di farlo, quale atto di grande responsabilità. Non abbiamo ancora modo di stimare le ricadute di questo provvedimento per le economie di Biella e Vercelli, ma ora il nostro compito è di rispettare le regole e cercare di assicurare comunque tutti i servizi camerali e il nostro impegno così da aiutare tutte le aziende a resistere a questa prova e a reagire al meglio nel momento in cui i vincoli cesseranno e si potranno riaprire tutte le attività.

Da un’analisi dei codici ATECO contenuti nel DPCM del 22 marzo – commenta il Presidente dell’Unione Industriale Biellese, Carlo Piacenzarisulta che il 70% delle nostre aziende associate dovranno sospendere la loro attività fino al 3 aprile prossimo. Come ho già detto in precedenza, questa è una misura necessaria che accogliamo con senso di responsabilità nella speranza che possa servire ad arginare la diffusione del contagio ma che certamente provocherà danni economici al nostro territorio. Questo vale anche per tutti settori industriali e per tutto il territorio nazionale. Lo affermo non per contrastare un provvedimento che considero giusto, ma per esortare il Governo a lavorare da subito, come peraltro sta facendo, per il “ dopo” con misure a sostegno dell’economia che non siano solo di dilazione di pagamenti e scadenze ma che tengano conto dello “stato di emergenza” anche dal punto di vista economico. Si tratta di iniziare a pensare a provvedimenti che superino ad esempio la logica dell’esercizio per valutare le imprese e il loro conseguente merito di credito. Aggiungo che se questo ragionamento fosse allargato all’Europa sarebbe certamente più efficace e forse, da una crisi epocale come quella che stiamo vivendo, potrebbe anche nascere un’Europa davvero più coesa e più idonea ad affrontare le sfide del futuro.”

“La tenuta del nostro tessuto produttivo – osserva il Presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia, Gianni Filippaè un aspetto cruciale di questa crisi: le imprese, con la loro clientela e le loro maestranze, sono un vero e proprio “patrimonio” del territorio e dobbiamo fare di tutto per difenderlo e, appena sarà possibile, farlo crescere ancora. In questo momento come imprenditori dobbiamo dimostrare il massimo senso di responsabilità e rispettare quanto previsto dalle recenti disposizioni, confidando che la sospensione delle attività sia meno impattante possibile sull’economia locale, anche perché la stragrande maggioranza dei nostri concorrenti esteri non ha chiuso. Le nostre aziende sono luoghi sicuri perché rispettano i protocolli di sicurezza a tutela della salute non soltanto dei propri collaboratori, ma dell’intera collettività. È il momento di unire le forze, per uscirne tutti più forti”.

 

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