Coronavirus – Dalla DiaSorin di Saluggia un nuovo test veloce per il Covid19. In Piemonte tre decessi e contagi a 840 unità

Arriva dalla DiaSorin di Saluggia il nuovo test “veloce” per la diagnosi del Covid19 che verrà sperimentato a breve. Lo annuncia la Regione in una nota in cui spiega che l’Unità di crisi della Regione Piemonte ha disposto la sperimentazione del nuovo test rapido proposto dalla ditta DiaSorin di Saluggia per la diagnosi del covid19.

 

Attualmente la metodica impiega circa sei ore per fornire l’esito del test, mentre con la nuova indagine diagnostica i tempi si ridurrebbero a circa un’ora. Un risparmio che permetterebbe di velocizzare in modo importantissimo i tempi per la presa in carico dei pazienti.

 

La sperimentazione verrà effettuata complessivamente con quattro postazioni di lavoro nei laboratori della microbiologia della Citta della Salute di Torino e dell’ospedale Amedeo di Savoia.

 

 

 

Bollettino Contagi

 

Sono purtroppo tre le persone decedute oggi in Piemonte, risultate positive al test del coronavirus: 2 della provincia di Torino e 1 della provincia di Alessandria. Salgono così a 46 i morti con covid-19 in Piemonte.

 

Per i contagi sono 840 in totale i casi positivi riscontrati in Piemonte, così suddivisi per provincia di domicilio: 305 a Torino, 136 ad Alessandria, 70 ad Asti, 48 a Novara, 48 a Biella, 40 a Cuneo, 29 a Vercelli, 29 nel Vco, 23 provenienti da extraregione. Altri 112 casi sono ancora in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in ospedale sono 691, di cui 135 in terapia intensiva.

Sono 103 le persone in isolamento domiciliare, in quanto positive, ma le cui condizioni non richiedono cure ospedaliere.

I tamponi finora eseguiti sono stati 3105, di cui 2230 negativi.

 

 

 

ACCORDO CON LE STRUTTURE PRIVATE

 

Su proposta dell’Assessorato alla Sanità, la Giunta della Regione Piemonte ha approvato, oggi, un provvedimento che consente a tutte le strutture private autorizzate di ospitare pazienti covid-19, in reparti e con percorsi separati, riconoscendo, oltre al valore della prestazione, anche un rimborso degli oneri sostenuti per la funzione covid-19.

In questo modo, le strutture private potranno soccorrere le strutture pubbliche nel garantire l’assistenza per i posti letto covid-19. Questi posti letto aggiuntivi covid-19 saranno finanziati principalmente dalle donazioni, fra cui quella della Compagnia di San Paolo per 4,7 milioni e da quelle che stanno pervenendo sul conto corrente regionale IT 29 H 02008 01152 000100689275, nonché mediante quanto raccolto dalle Aziende sanitarie regionali.

Allo stesso modo, viene consentito alle strutture autorizzate e accreditate (quelle che hanno un budget e già lavorano per il Servizio sanitario nazionale) di rimodulare ed estendere la propria offerta anche su posti letto accreditati, ma non contrattualizzati. Questo consentirà di supportare le strutture pubbliche che si dedicheranno prioritariamente alla cura di pazienti covid positivi.

Nei giorni scorsi, l’Amministrazione regionale aveva già autorizzato l’utilizzo del personale delle strutture private convenzionate (che oggi potrebbero avere un calo di attività) da parte delle strutture pubbliche, rimborsando i costi. In questo modo le strutture sanitarie pubbliche potranno disporre di più lavoratori.

 

Arrivano nuovi posti in terapia intensiva

 

In regime ordinario, il Sistema sanitario piemontese dispone di 320 letti di terapia intensiva. Per l’emergenza, una parte di questi sono già stati destinati ai pazienti covid positivi. Inoltre, sono stati appositamente creati ulteriori 100 posti riservati alle persone affette dal virus e ne sono prontamente attivabili altri 60, oltre a quelli ancora valutabili.

 

Accesso alla terapia intensiva

In merito alle polemiche, alle insinuazioni e ai “virgolettati” che qui si smentiscono integralmente, alimentate da alcune testate giornalistiche sui criteri di accesso dei pazienti ai trattamenti di terapia intensiva, l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte fa presente, a scanso di equivoci più o meno interessati, che non spetta al presidente della Regione Piemonte, né tantomeno all’assessore regionale alla Sanità o al responsabile dell’Unità di crisi decidere in merito ai casi specifici.

Qualora si giungesse alla impossibilità di garantire a tutti i pazienti con indicazione alla rianimazione, il migliore trattamento, sarà necessario applicare criteri di accesso alle cure intensive, nei quali si dovrà tenere in conto della appropriata allocazione delle limitate risorse a disposizione.

Per quanto riguarda gli indirizzi da seguire in tale situazione limite, ancora non attuale, il Comitato Tecnico-Scientifico dell’Unità di crisi della Regione Piemonte condivide integralmente quanto riportato nel documento SIAARTI (Società italiana degli anestesisti) “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili”.

L’esperienza osservata dimostra che la ventilazione invasiva non è necessariamente il primo target terapeutico in quanto un trattamento di supporto respiratorio non invasivo precoce (CPAP con casco in pazienti con saturazione < 95%) si dimostra efficace.

L’appropriatezza clinica e la proporzionalità etica del trattamento proposto (rapporto tra benefici della cura, qualità della vita e oneri sopportati dal paziente) dovrebbero essere proprie della normale pratica clinica, tuttavia assumono particolare rilievo in un periodo come questo, nel quale gli utenti sono bombardati da informazioni provenienti dai media, spesso contrastanti e non sempre scientificamente esatte.

 

 

 

 

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