Uno dei regali più belli per il suo arrivederci, che, conoscendola, non sarà un commiato dall’attività lavorativa, dopo trentasei anni, gliel’ha fatto una sua cliente, che le ha scritto: “Le tue vetrine sono state una tappa fissa per anni, e una carezza nel quotidiano”.
Il 31 gennaio, Betty Franzosi, che tutti da anni chiamano “Betty People” (e lei ne è orgogliosa), ha tirato giù definitivamente la serranda del suo negozio di abbigliamento per donna, appunto il “People”, che adesso era in via Nigra. E, con la serranda, ha chiuso nello scrigno del suo cuore ricordi, passioni, impegno, stile, amicizie. Una vita. Visto che si tratta di una delle negozianti più famose e ammirate della città, le chiediamo di raccontarcela, e Betty People, vincendo una forte ritrosia a parlare di se stessa, accetta la nostra proposta.
Mamma Maria, infermiera, e papà Franco, idraulico e caldaista…Nel suo Dna non c’era la predisposizione al commercio…
“No, ma tra la scuola, dove avevo studiato da operatrice contabile, e una prima esperienza di lavoro nel ramo assicurativo, a Norditalia (l’agenzia era in piazza del Municipio), sono entrata a far parte del giovane staff di Radio Torre 2 prima, come dj e di Videonord, dopo, come valletta. E lì, in mezzo ad amici fantastici e indimenticabili come Lello Ardizzone, Carmelino Antona, Marco Ciocca, Guido Tassini, Barbara Della Rossa, Ombretta Piantavigna, Andrea Donati e tanti altri, ho capito che potevo e dovevo fare qualcosa di più creativo, di più consono alla mia natura. Sono una donna curiosa, che vuole sempre imparare qualcosa in più, ma soprattutto fare, agire. Sono anche riflessiva, mi piace molto leggere, ad esempio adoro i libri della De Céspedes, in particolare ‘Dalla parte di lei’, ma mi piace ballare, e poi mi incanto davanti a film come ‘L’età dell’innocenza’ e ‘Come eravamo’. Insomma, apprezzo la vita contemplativa, ma perché mi serve per progettare, inventare, fare. E così l’incontro con una donna fantastica qual era Andreana Panella mi ha schiuso gli universi che sognavo, e cambiato la vita”.
FOTOMODELLA E POI VALLETTA IN RAI
Quand’è accaduto?
“Nel 1989. Ma intanto io avevo già sperimentato alcune esperienze indimenticabili nel mondo dello spettacolo, lavorando come fotomodella, ma anche, da valletta, prima ad Antenna 3, con Ettore Andenna (e come me c’era una cara amica, Alessandra Tommasino) e poi addirittura in Rai, in una trasmissione con Daniela Poggi, Renzo Montagnani e Giuni Russo che, regista Jocelyn, si chiamava ‘Il Trappolone’. Ricordo che c’era anche Enzo Garinei che, quando arrivavo al trucco, chiedeva subito: ‘C’è la vercellese?’. Veniva in camerino e mi raccontava, con gioia, delle tante volte che era venuto a recitare al Civico di Vercelli. Amava la nostra città. Finita l’esperienza al Trappolone, forse avrei anche potuto proseguire nel mondo dello spettacolo, ma lì feci la scelta giusta: quella di tornare a Vercelli. E trovai subito in Tino Uberti un negoziante serio e preparato che mi assunse come commessa nel suo negozio ‘Wood’ di via Balbo. Lì mossi i primi passi, in quella che poi sarebbe stata la mia professione per poco meno di quarant’anni. Devo tantissimo a Tino”.

ANDREANA, L’AMICA, LA MAESTRA
E poi arrivò Andreana…
“E lì la mia vita cambiò. Andreana, una delle donne più belle, intelligenti e buone che abbia mai conosciuto, per me, e anche per tutte le altre sue dipendenti, è stata un’amica, una consigliera, una sorella maggiore, tutte queste cose assieme”.
Le affidò subito il negozio “People”?
“No, prima feci qualche mese di ‘rodaggio’ nel negozio principale che portava il suo nome, e lì ho conosciuto ragazze fantastiche come la cara, indimenticabile Carolina, che, con Andreana, porto sempre nel cuore, e poi Cinzia, Sandra, Silvana, Katia. Poi Andreana mi affidò, insieme a Ruggero Rinaldo, il negozio ‘People’, che vendeva capi di abbigliamento per uomini e donne. Lavorare con Andreana e con suo marito, Gigi Chiesa, è stata una fortuna per me, ma anche per tutte le altre dipendenti di quella donna davvero unica, un concentrato portentoso di belllezza, di umanità, di sensibilità. Ricordo tante sfilate di moda con lei, a Milano, a conoscere Dolce & Gabbana, e ad ammirare le più grandi top model degli Anni Novanta come Naomi Campbell, Cindy Crawford, Monica Bellucci…E poi i grandi personaggi dello sport, dello spettacolo e della musica conosciuti grazie a Gigi: da Sylvester Stallone, ad Ayrton Senna. Ricordo una serata fantastica: a cena, con Andreana e Gigi, erano ospiti Lucio Dalla e lo scultore Mondino.

Quando rilevò “People” da Andreana?
“Nel 1999, e Ruggero è venuto con me; sei anni dopo mi sono spostata in piazza Risorgimento. Proprio grazie ai consigli di Andreana sono riuscita a farmi una mie clientela, solida e affezionata. Essendo curiosa e attenta ho imparato da lei, l’ho copiata, ma poi ci ho messo tanto di mio. Da Andreana ho appreso che non basta vestire semplicemente una donna pur con un eccellente capo di abbigliamento. Devi imparare a conoscerla, dialogare, capirla, lasciare che quando capita, e spesso capita, si confidi con te. E, a quel punto saprai con certezza come rivestirle più l’anima che il corpo. Ho l’ambizione di poter dire di essere entrata in vera sintonia con tante clienti, che poi sono diventate amiche. Questa la grande lezione di Andreana, in cui poi ho trasfuso tanto di me stessa: la mia passione per il design, la mia propensione a fare la vetrinista, osservando come facevano i vetrinisti di Wood e di Andreana. Da quest’ultima ho anche imparato che devi essere ben più che una mera datrice di lavoro per le tue dipendenti: loro devono capire che possono fidarsi di te, che possono confidarsi con te, che tu, senza essere invadente, puoi entrare nella loro vita, sostenerle, incoraggiarle, appoggiarle. Così sono diventata amica di Barbara, di Federica, di Erika. Sono molto orgogliosa di ciò che sono riuscita a fare con queste fantastiche ragazze. Appassionata di arte moderna e, ripeto, di design, ho cercato di conferire ‘personalità’ al mio negozio arredandolo come piaceva a me e concentrandomi sulle vetrine. Mi ha fatto davvero piacere ricevere quel complimento di cui le ho parlato all’inizio dell’intervista. Tra tanti sms, post su Facebook, persino fiori, queste parole mi hanno davvero scaldato il cuore”.
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Una delle belle vetrine di “People”
L’ULTIMA SEDE: VIA NIGRA
Prima di parlare del commiato, facciamo un salto indietro. Nel settembre del 2014, lei si spostò in via Nigra…
“La mia ultima casa. Avevo ancora molto entusiasmo. All’inaugurazione prese parte il Caravan Trio, un gruppo nato pochi anni prima in onore del grande chitarrista jazz Django Reinhardt. Mi sono spesa anche nella nuova sede, ma obiettivamente stava sempre diventando più difficile fare la negoziante in una città che, invece di crescere, si stava progressivamente spegnendo. Le spese diventavano sempre più esorbitanti, e poi ero rimasta sola: dovevo occuparmi di tutto, dal campionario ai rapporti, indispensabili, con la clientela. Per la prima volta in vita mia mi sono sentita stanca, e ciò da almeno un paio di anni a questa parte. Ho cercato di non decidere impulsivamente, perché in fondo sono anche un’impulsiva, ma poi, alla fine, ho ceduto, e il 31 gennaio, ho chiuso il mio People per sempre”.
Ha accennato alla città che non riesce a riprendersi. Quali le colpe?
“Ho molte idee al riguardo, ma non mi faccia fare polemica. Non mi piace. Osservo solo, in controtendenza con alcuni miei colleghi, che, secondo me brand come Zara, Sephora, H&M, etc. sarebbero stati importanti anche per i nostri negozi, perché avrebbero portato gente, molta gente a Vercelli. E se è assurdo dire che questi marchi non sarebbero arrivati per l’ostracismo di qualcuno (fanno indagini di mercato, altroché storie), è altrettanto giusto dire che nessuno gli ha steso tappeti rossi…”
MA LA VITA RICOMINCIA
Ma dunque lei lascia così, dopo 36 anni di lavoro molto considerato dalla città?
“No, farò qualcos’altro. Ne sono certa. Ad esempio, coccolerò ancora di più Arturo, il mio gatto che adoro, io sono sempre stato una gattara, poi cucinerò perché mi piace enormemente. Ma, hobby, affetti e passioni a parte, può stare certo che non resterò con le mani in mano. Sento ancora la forza che avevo a vent’anni, quando incominciai. Ho tanti amici e amiche che mi incoraggiano. Io amo l’amicizia, quanto odio la falsità. E, se gli amici, e non ho dubbi in proposito, mi sproneranno farò altre cose. E, pur adorando posti del mondo semplicemente fantastici, che ho visitato, come i Caraibi, può star certo che le farò qui queste cose, su cui fantastico”.
Magari un altro San Romolo?
“Vedo con piacere che qualcuno ricorda ancora quell’esperienza fantastica che venne inventata quasi per gioco, un po’ per scommessa, dalla compagnia del Bar Garibaldi e che, prima di approdare al Civico, ebbe due tappe al ‘Maciste’. Ci divertimmo un mondo facendo del bene, nella fattispecie aiutando l’Anffas. E che cosa c’è di più bello al mondo che divertirsi facendo del bene? In fondo, è sempre stata la mia filosofia, che ho cercato di trasportare nel lavoro. Certo, mantenere un certo livello di qualità, e penso in tutta la sincerità di averlo fatto, richiedeva impegno, attenzione, serietà. Ma anche leggerezza, passione, amore. Grazie, Andreana, per avermelo insegnato. Non ti dimenticherò mai.
ENRICO DE MARIA





