Nonostante non sia riuscita, in nove mesi, a portare nessuna azienda nell’area Pip che il Comune le aveva concesso con un contratto preliminare di vendita (ragion per cui il Comune, il 13 gennaio scorso, aveva considerato il contratto “improduttivo”, e lo aveva unilateralmente rescisso), la Aprc si è rivolta (il 6 maggio scorso) al tribunale di Vercelli per avere indietro la caparra di 291.707,66 euro, che aveva depositato presso il notaio Andrea Granelli di Torino.
Ma il Comune, che si ritiene invece il destinatario della caparra, si è costituito in giudizio, con una delibera di giunta pubblicata oggi all’albo pretorio, contro il ricorso presentato dalla società di Lione, e sarà quindi il giudice a stabilire a chi dovranno i 291 mila euro e rotti.
Il Comune è molto fiducioso sull’esito del contenzioso perché fa rilevare che Aprc non è riuscita a trovare, entro la data che era stata fissata (e cioè il 9 gennaio 2020) né attività produttive né locatari per occupare almeno il 50 per cento dell’area vincolata al preliminare, come prevedeva il contratto. Soprattutto, non ha versato la cifra necessaria ad acquistarla. E, per soprammercato, in Comune ricordano che Aprc non ha neppure versato la quota di 25 mila euro che aveva promesso per sostenere la grande mostra sula Magna Carta.
Ora la parola spetta al giudice che esaminerà sia le istanze del gruppo lionese, sia quelle del Comune.





