Esistono persone alle quali la Natura ha donato fisico e spirito per spingerle a superare i propri limiti. Alcune di loro non ne sono consapevoli o più semplicemente non se ne curano neppure; altre invece lo sanno molto bene, al punto che la loro ragione di vita diventa quella di mettersi di continuo alla prova. Sono coloro i quali chiamiamo atleti. In questa categoria non bisogna includere per forza soltanto chi ne fa una professione, ma anche e soprattutto chi è amatore, cioè ha un lavoro e, a fronte di sacrifici, utilizza il tempo libero per dedicarsi anima e corpo allo sport che predilige.
È questo il caso di Antonello Bertulessi da Ghislarengo. Nato e noto come ciclista, qualche anno fa gli imprevisti, i percorsi e gli intrecci della vita lo hanno portato a scoprire una nuova vocazione. Lello in sella alla sua bici si è tolto delle belle soddisfazioni. Specializzato nelle lunghe distanze, quelle da dislivelli impegnativi, ha vinto, tra le altre, due Top Dolomites a Madonna di Campiglio e una Granfondo di Alassio.
A un certo punto però ha deciso di mettere da parte la bicicletta, almeno a livello agonistico, e si è concentrato sulla corsa. Specifichiamo che la prima non l’ha mai abbandonata del tutto e ancora adesso la utilizza con piacere, sebbene in maniera differente. Alto e longilineo, Bertulessi è uomo da discipline endurance, cioè quelle di durata, quelle che esigono uno sforzo costante, ragionato e prolungato nel tempo.
Come spesso accade ha cominciato per gioco. E quel gioco lo ha portato a raccogliere i primi risultati, l’ultimo dei quali è la vittoria di categoria alla Dolomitica Half Marathon che gli chiediamo di raccontarci.
Lello partiamo dalla fine, dalla corsa quindi e dal tuo successo a Pinzolo.
La gara fa parte del circuito omonimo che comprende anche una prova in mountain bike e una in e-bike. Sono partito subito forte tenendo a vista i primi che avevano un passo davvero eccezionale, tanto che dopo un po’ ho preferito mollare per gestirmi. In questo mi ha aiutato la mia esperienza da ciclista. Ho tagliato il traguardo con un bel vantaggio sul secondo che è arrivato dopo circa due minuti.
Come è nata la tua nuova passione per la corsa?
Avendo mollato il ciclismo agonistico ho sentito l’esigenza di cimentarmi in qualcosa di nuovo che non mi desse tanti obblighi. In bici ogni volta mi sentivo in dovere di dimostrare qualcosa ed era molto stressante. La corsa l’ho presa come gioco, come qualcosa di leggero per tenermi in forma.
Ed è stato amore a prima vista.
Sì, una novità piacevole e divertente. Però dopo avere iniziato ho visto che ogni volta che uscivo andava sempre meglio e qualche mese dopo anche lì è saltata fuori la mia verve agonistica. Perciò ecco che ho intensificato gli allenamenti con tabelle per migliorare le mie prestazioni e di conseguenza confrontarmi poi con gli altri nelle competizioni. Nel ciclismo abbiamo un modo di dire per sintetizzare tutto questo, ovvero “attaccare il numero sulla schiena”.
Come abbiamo detto, di recente hai vinto in Trentino, luogo che per te è come una seconda casa, Madonna di Campiglio in particolare, ma il tuo obiettivo sappiamo che sono le grandi distanze.
Esatto. A Pinzolo ho corso in preparazione alla prossima Maratona di Venezia del 22 ottobre. Il mio obiettivo è di chiuderla sotto le 3 ore. Sarà difficile ma ci provo. A Milano l’ho fatta in 3 ore e 2 minuti, ma lì era un tracciato diverso, più pianeggiante e veloce. A Venezia nel finale ci sono tutti i ponti da superare. Inoltre nella corsa migliorare di un minuto non è così immediato come nel ciclismo.
Da come ce ne parli sembra tu abbia un legame particolare anche con Venezia.
Ogni anno ci vado tre volte insieme a mia moglie e a mio figlio che sono i miei primi tifosi. Noi amiamo questa città ed è stato proprio in occasione di una delle nostre visite che ha cominciato a frullarmi per la testa di tentare i 42 km. In tanti dicono che almeno una volta bisognerebbe correre la Maratona di New York, io mi sono detto: perché no quella di Venezia?
Tanti ti conoscono e ti ricordano come ciclista. Hai abbandonato del tutto o vai ancora?
Vado ancora in bici, ma la uso come defaticamento della corsa. È una passione che non mi abbandonerà mai, anche se ora è diventata complementare all’altro sport che pratico. Del resto come potrei lasciarla? In pratica si può dire che ho imparato ad andare in bicicletta ancora prima di camminare.
Massimiliano Muraro