Ancora niente surroghe in Consiglio, la minoranza minaccia una denuncia per intimidazione

Vercelli – Continua la battaglia sulle surroghe in Consiglio comunale, anche a colpi di esposti o denunce alla Procura e di minacce d’impugnazione degli atti davanti al Tribunale amministrativo. Surroghe che, ancora una volta, non sono state portate a termine, visto che le votazioni sono finte per l’ennesima volta in pareggio, e quindi infruttuose, a causa della scarsità dei voti della maggioranza che non hanno superato l’opposizione della minoranza, che ritiene il consiglio aperto in modo illegittimo.

La seduta è iniziata con i Consiglieri della minoranza, entrati in Aula dopo l’appello per il numero legale risultante ancora una volta più basso del numero previsto dal regolamento, che hanno detto di voler valutare eventuali esposti in Procura contro il Sindaco, per le “intimidazioni subite in questo giorni” a causa della lettera che è stata inviata proprio alla Procura, oltre che al Ministero e al Difensore Civico, su quanto accaduto nello scorso consiglio, dove l’opposizione aveva fatto in modo di non permettere le surroghe. Una lettera che parlva di illegittimità rispetto al comportamento della minoranza.

È stato l’avvocato Malinverni a riassumere la volontà di procedere con una segnalazione alla Procura, per “le intimidazioni subite nello svolgere il nostro ruolo”, affermazione che è stata accolta da tutta la minoranza con interventi singoli di tutti i rappresentanti dei vari partiti, Vercelli Amica, Forza Italia, Lega, Movimento Cinque Stelle, SiAmo Vercelli. Interventi che hanno sottolineato a più riprese questo “clima di scarsissima tranquillità”.

A questi rilievi aveva risposto preventivamente il Sindaco Maura Forte dichiarando, in apertura di lavori, che “l’amministrazione ha assoluta intenzione di risolvere l’attuale situazione esclusivamente sul piano politico, senza porre questioni di rilievo giudiziario. La volontà, sottolineo, è di un dibattito e di un dialogo a livello politico”.

Il consiglio presieduto da Manuela Naso

Randazzo ha poi sollevato anche una serie di questioni tecniche sul processo di surroga, adottato dal Comune nell’individuare i nomi dei surroganti, che interpretando alcune sentenze non sarebbe stato corretto, in quanto avrebbero dovuto essere prima surrogati anche i consiglieri che hanno poi rinunciato. Alle motivazioni di Randazzo ha risposto il Segretario comunale ricordando le fonti normative su cui si è basata la delibera di surroga attuale, oltre alla prassi delle surroghe avvenute in passato. Ne è seguito un nuovo dibattito, acceso, sul numero legale e sui consiglieri presenti, con la consigliera Manuela Naso che ha assunto la presidenza dopo l’apertura dei lavori fatta dal consigliere Emanuele Caradonna, in sostituzione del presidente Michele Gaietta che ha formalizzato le sue dimissioni dalla carica, come aveva fatto ieri anche il vice presidente Gianni Marino. E con l’opposizione che ha nuovamente minacciato di impugnare gli atti di un Consiglio aperto in modo per loro illegittimo e quindi da non proseguire.

Il Consiglio presieduto da Emanuele Caradonna

Si è arrivati così a votare le surroghe, ossia Maria Pia Massa surrogata da Massimo Bignardi, Giorgio Comella surrogato con Carlo Truffa – sul quale sono stati anche sollevati dall’opposizione alcune dubbi di ineleggibilità -, Giordano Tosi surrogato da Francesca Tini Brunozzi, Donatella Capra surrogata da Walter Manzini – e anche in questo caso l’opposizione ha fatto qualche rilievo sull’opportunità di elezione -. Votazioni che sono state infruttuose, con la presidenza che ancora una volta è passata a Caradonna, visto che la consigliera Naso si è allontanata.

Chiuso il Consiglio con un nulla di fatto, rimane questo particolare “stallo” del Consiglio Comunale vittima di una spaccatura tra maggioranza e opposizione della quale, per ora, non si vede alcuna possibilità di ricongiunzione. Stallo laconicamente sottolineato dalle parole rivolte dal Presidente facente funzione Caradonna a Maurizio Randazzo, a seduta conclusa, prima che i microfoni venissero spenti: “Che fate ve ne andate? Ma non facciamo, dopo, almeno una seduta tranquilla?” riferendosi al prosieguo del consiglio che deve discutere tra l’altro delle tariffe Tari. Uno stallo dal quale però, in qualche modo, si dovrà necessariamente uscire prima dei termini entro i quali sarà necessario approvare il Bilancio. Va però detto che i lavori del Consiglio pur con un numero risicato di Consglieri, possono di fatto proseguire.

Infatti, dopo le 16.30, il Consiglio è ripreso con appena 11 presenti più il sindaco, assente in toto l’opposizione. Saltate le risposte alle interpellanze, la discussione è passata alla gestione dei servizi rifiuti, con l’approvazione del costo del servizio e delle tariffe della Tari, invariate.

l.a.

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