Versoprobo: una banca ci ha limitato il credito, i migranti non rientrano nella loro policy

Una cooperativa vercellese, che si occupa di migranti, si è vista limitare, o chiudere, il credito da parte di una banca avendo come giustificazione della decisione il fatto che questa opera in un settore merceologico “non gradito alla Policy” dell’istituto di credito stesso. Il caso accade a Vercelli ed è stato riportato dal magazine online della Cei, Avvenire.it, in un articolo pubblicato a firma del sociologo dell’Università di Milano e del Cnel, Maurizio Ambrosini.

 

Protagonista della vicenda è la cooperativa vercellese Versoprobo, che si occupa della gestione dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo e migranti, una tra le maggiori realtà italiane di questo delicato settore. La cooperativa spiega di essersi vista notificare la decisione dalla Banca Popolare di Puglia e Basilicata, istituto che opera con una sua sede a Vercelli, la quale in una delle verifiche annuali di routine, ha deciso di limitare le linee di credito adducendo tra le motivazioni proprio il fatto che questa opera in un “settore merceologico non gradito alla Policy”. “La frase che hanno usato nella mail che ci hanno inviato è proprio quella – spiega Islao Patriarca, presidente di Versoprobo -. Un fatto che sconcerta”. “Sia per le implicazioni, ovviamente, ma anche per l’utilizzo della definizione “settore merceologico” per riferirsi alle persone di cui si occupa la Versoprobo: i migranti”.

 

La Banca, da noi più volte contattata per fornire una replica, pur essendo a conoscenza di quanto accaduto e pubblicato su Avvenire, fino a ora non ci ha inviato nessuna risposa.

 

Su Avvenire, intanto, Ambrosini attacca senza mezzi termini la decisione: “Il bersaglio è una cooperativa che si occupa di gestione di servizi per i rifugiati, senza essere mai stata coinvolta in storie di mala accoglienza, da tempo cliente della banca… La banca ha deciso di chiudere i rubinetti del finanziamento non perché la cooperativa si sia macchiata di comportamenti censurabili, o perché si prevede che il settore sia destinato a entrare in crisi a seguito della stretta sull’accoglienza. No, la motivazione è che la policy dell’Istituto bancario non gradisce intrattenere rapporti con il «settore merceologico» dei servizi per i rifugiati in Italia… Colpisce che il lavoro con i rifugiati venga posto sullo stesso piano del traffico d’armi o del gioco d’azzardo o di altre attività economiche socialmente stigmatizzate”.

La questione incendia le teorie del sociologo che argomenta quanto l’accaduto sia specchio di un contesto storico politico che stiamo vivendo. “Ci sono almeno tre riflessioni da fare – scrive Ambrosini su Avvenire -. La prima riguarda il rapporto tra economia e politica. Già l’avvocato Gianni Agnelli a suo tempo ammetteva francamente che gli imprenditori erano «filogovernativi per definizione». Hanno bisogno di tenere buoni rapporti con i governi in carica, hanno molti dossier che richiedono il beneplacito del potere politico… La seconda questione riguarda lo zelo nell’applicazione dei criteri di policy. La terza e più seria questione riguarda il destino del sistema di accoglienza. Se la policy aziendale di questa banca si generalizzasse, il sistema di accoglienza dei rifugiati, già sotto pressione per gli accordi con i ‘signori della guerra’ libici e per le politiche restrittive ‘a prescindere’ del governo giallo-verde, sarebbe destinato a chiudere. In altri termini in Italia non si accoglierebbero più rifugiati, se non forse in qualche centro direttamente gestito dal governo. La sospensione del credito taglia le gambe a qualunque attività che implichi movimento di denaro, a partire dal pagamento degli stipendi. Si tratta quindi di un caso da manuale di politica di negazione dei diritti attuata per via indiretta, grazie alla collaborazione fattiva di attori privati che si incaricano di trarre le conseguenze degli indirizzi governativi. Prendendo privatamente misure che un governo democratico non può assumere. Una situazione che ricorda certi boicottaggi nel Sud degli Stati Uniti per fermare l’emancipazione degli afroamericani”. “Vogliamo sperare che il sistema bancario nel suo complesso non segua questo esempio sbagliato, anzi sbagliatissimo, e mantenga i suoi impegni anche sul fronte dell’accoglienza umanitaria. Etica, politica ed economia sono legate, anche se spesso facciamo davvero di tutto per far credere il contrario” conclude Ambrosini.
Ma il caso probabilmente alimenterà altre discussioni.

Ecco il link all’articolo uscito su Avvenire

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/l-ultimo-sfregio-limitato-il-fido-alla-coop-accogliente

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