Al Viotti Club una bella stagione jazz, e stasera al Civico torna la viola di Ridout

È un momento particolarmente felice e intenso per La Camerata Ducale che stasera, al Civico, ripropone uno straordinario concerto del grande violista britannico Timothy Ridout, con l’orchestra diretta da Guido Rimonda e che, intanto, ha varato l’ennesima e accattivante iniziativa attingendola dal suo inesauribile scrigno su cui è inciso il nome di Vercelli .

Iniziativa che parte da una domenica di dicembre, esattamente la prima domenica di dicembre, il giorno 3, quando in un “Viotti Club” esaurito in ogni ordine di posti, il dottor Duccio Ravera, intervistato dal giornalista (e musicista) Claudio Cagnoni, e alla presenza del pianista e compositore Luigi Ranghino, raccontò la nascita del Jazz Club Vercelli, di cui era stato socio fondatore, settant’anni prima.
Il successo di quella giornata, davvero emozionante, ha suggerito al direttore artistico della Ducale Cristina Canziani di varare, di domenica, all’interno del “Viotti Club” una stagione jazzistica principalmente dedicata al pianoforte jazz: concerti anche “didattici” in cui brani, epoche e sviluppi della musica jazz saranno puntualmente illustrati al pubblico.

 “Jazz al Viotti Club” è stata presentata giovedì mattina in via Galileo Ferraris 14 da Canziani, Cagnoni e Ranghino. Quattro gli appuntamenti, sempre alle 17,30, tutti presentati da Claudio Cagnoni e tutti aventi protagonista, al pianoforte, Ranghino.

Si parte domenica 18 febbraio con la “rivoluzione del be bop”.  Ranghino suonerà tra gli altri brani di Powell e Monk. Domenica 10 marzo sarà la volta di “Un pianoforte libero” (musiche di Evans, Chick Corea e Jarret). Il 7 aprile l’appuntamento sarà con “Solo piano” (musiche di De Andrè, Frey, Henley, Montevecchi, Dalla, Malavasi e Ranghino).

Infine, il 19 maggio, si passa ad un trio: oltre a Ranghino, il contrabbasso di Stefano Profeta e la batteria di Claudio Saveriano (musiche di Kosma, Rodgers, Kern, Young, Henderson e Ranghino, con sconfinamenti nel folk vercellese).

L’ingresso costa 8 euro.

E passiamo all’appuntamento di stasera del XXVI Viotti Festival. Timothy Ridout, già applauditissimo a Vercelli la scorsa stagione, è perfettamente a suo agio tra i grandi solisti del Viotti Festival del Bicentenario. La serata sarà aperta, alle 21, dalla Camerata Ducale con l’elegantissima Sinfonia G 490 di Luigi Boccherini, autore lucchese di origine ma europeo di vocazione.

Seguiranno quindi due pagine – la prima orchestrale e la seconda affidata a Ridout – di un autore raffinato e poco conosciuto, ovvero Alessandro Rolla. Originario di Pavia ma milanese d’adozione, Rolla fu in vita un vero protagonista della scena musicale: direttore per 30 anni dell’orchestra della Scala, mantenne per lungo tempo un sodalizio musicale e una profonda amicizia con Niccolò Paganini. Spazio a questo punto – come è ormai regola del Festival 2023-’24 – a Viotti, con l’intenso Andante in fa maggiore che il vercellese adattò da un suo duetto per violini e che dedicò all’amico violoncellista John Crosdill.

Tornerà quindi protagonista l’orchestra della Ducale con l’Ouverture in do minore D 8, che all’ascolto convincerà tutti di quanto sarebbe ingiusto considerarla tra le opere “minori” del sommo Franz Schubert. Per il gran finale, Ridout si affiderà poi a un brano che rappresenta un classico del grande repertorio violistico mondiale, ovvero il Potpourri dello slovacco Johann Nepomuk Hummel.

Nato a Londra nel 1995, Timothy Ridout suona una una viola di Peregrino di Zanetto 1565–75, su concessione della Beare’s International Violin Society.

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