Addio alla decana del Sant’Eusebio Walfrida Paronuzzi Ticco. Aveva 105 anni

Valfrida Paronuzzi Ticco era alle soglie dei 106 anni

 

Vercelli – Ieri, giorno di Pasqua, se n’è andata la più anziana ospite dell’istituto Sant’Eusebio: la popolarissima Walfrida Conchin Paronuzzi Ticco, mamma di Gianni e di Ezio. Aveva 105 anni e 9 mesi. I funerali saranno celebrati mercoledì alle 10,30 nella chiesa di Billiemme, mentre il Rosario sarà recitato domani, martedì, alle 17 nella camera ardente dell’ospedale.

Era conosciuta e amata da tutti, anche all’interno dell’istituto per la sua incredibile vitalità e umanità: già centenaria aiutava gran parte delle altre ospiti, ottantantenni e novantenni, spesso scherzando sul fatto che si trovasse a far loro da mamma o da sorella  maggiore.

Era spiritosa, gentile, premurosa. E’ stata un esempio per i tanti che adesso la piangono.

Un grande dolore della sua lunga esistenza era stato, nel giorno di Santo Stefano del 2004, la scomparsa dell’adorato nipote Enrico, morto con la moglie Ilaria nell’immane tragedia dello Tsunami.

A dare la notizia della scomparsa della mamma, il figlio Gianni, nella sua pagina Facebook, con queste belle e delicate parole di affetto: “Ieri pomeriggio alle 15 il cuore di mia mamma ha fatto l’ultimo, lento, faticoso battito dopo 105 anni e 9 mesi. La tua serenità e la tua voglia di vivere accompagni sempre tutti coloro che ti hanno voluto bene, nella bellezza e nelle difficoltà dell’esistenza.
Ciao mamma”.

La storia di Walfrida Conchin meriterebbe un romanzo. Nata nel 1913 a Buia, quando ancora il piccolo centro friulano era nell’impero astro-ungarico, di secondo nome di chiamava Tilba che poi, con il passare degli anni, è diventato Cilba, come i suoi cari la chiamavano ancora oggi.

Poco più che bambina, si era quindi trasferita in Piemonte, a Venaria, con la sorella Fiorina: con le loro piccole mani riuscivano ad estrarre il filo di seta dai bozzoli dei bachi per essere lavorato in filatura.

Successivamente, era andata a fare lo stesso lavoro a Tollegno e quindi si era trasferita a Vercelli dopo – i casi della vita – aveva ritrovato un suo compaesano di Buia, Vincenzo, con cui si era sposata: Vincenzo Paronuzzi Ticco era capomastro e a lui si devono, ad esempio, i restauri delle statue che si trovano sopra il Civico.

La stessa Walfrida, nei primi anni di matrimonio, aveva continuato a lavorare diventando apprezzatissima “maestra di filato” alla Chatillon di Vercelli.

 

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