Una lettura grafica/fotografica/estetica, con inserti di cornici e interventi tridimensionali uniche, che rendono le opere in grado di decifrare anche in modo tattile una immagine che normalmente è solo sollecitazione ottica. Tutto questo è “Braille”, la mostra fotografica la cui inaugurazione è prevista sabato 2 aprile alle ore 17,30 ed ha come finalità il valore della solidarietà nella forma della reciprocità, basandosi unicamente sullo scambio del tempo.
L’effetto è reso da artisti che hanno saputo intervenire ciascuno con il proprio talento: la fotografia, la scultura e la cartotecnica, nelle persone di Chiara Mazzeri, Laura Mazzeri e Filippo Mancari. Fin da subito è stato chiaro che i campi d’azione si sarebbero intersecati a creare un oggetto artistico gioiello. La preziosità è infatti data dall’utilizzo di fili come fossero d’oro o d’argento, che ridisegnano la fotografia in modo estremamente raffinato. Ciascuna è opera unica ben circoscritta nel proprio mondo poetico, dalle cornici sempre diverse create da un artigiano davvero abile. Le fotografie, a linee minime e pure, si dissolvono in questo contesto per divenire “altro”. Chiara Mazzeri, fotografa concettuale, ha ideato il lavoro per rendere tridimensionale le proprie immagini. “Braille” è un lavoro che potrà essere sviluppato per la fruizione della persona diversamente abile, in cui specificamente l’abilità tattile sostiene quella visiva.
La mostra fotografica è allestita nella Sala delle Unghie, presso l’area Pisu. La cittadinanza è invitata osservando le disposizioni vigenti in materia sanitaria.






L’impresa di avvicinare alle arti visive senza l’ausilio pieno della vista è fra le più difficili e per questo non frequenti. Fortunatamente aiutano il tatto e l’intuito (anche in senso di -artistico) che queste persone meno fortunate hanno generalmente raffinato al massimo. La mostra dovrebbe esser visitata da tutti (non solo per “comprendere” davvero e .. per tempo, perché ogni malattia potrebbe un giorno colpire anche noi) .. ma la Sala delle Unghie potrebbe per l’occasione esser ribattezzata (vorrei dirlo con sommesso umorismo) “Sala dei Polpastrelli”