Versoprobo: “Necessaria una cultura diversa della tolleranza”

La notte di Capodanno alcuni sconosciuti hanno bruciato una casa della Cooperativa vercellese Versoprobo. La struttura si trova a Spinetoli, nell’ascolano.

Ieri i vertici della “Versoprobo”, Cooperativa sociale che si occupa dell’accoglienza dei richiedenti asilo gestendo 19 centri di accoglienza in Italia, e che ha la casa madre in corso Prestinari 162, sono tornati “sul luogo del delitto” per ribadire il loro pensiero sull’accoglienza, in genere, e sul loro modo di operare.
Sull’incendio, di origine dolosa, è aperta un’inchiesta per capire chi incendiò lo stabile acquistato dalla Coop vercellese per accogliere i richiedenti asilo.

Islao Patriarca, presidente di Versoprobo, il direttore Claudio Berlini e il welfare manager Andrea Montagnini hanno convocato l’altro giorno una conferenza stampa in un hotel di Ascoli ribadendo i concetti già espressi in un comunicato che venne emesso il 2 gennaio scorso, ma anche per parlare, con il cuore in mano e la forza della ragione, su un tema di grande attualità e impatto, oggi, in Italia.

Dichiarando esplicitamente di non voler assolutamente entrare nel merito delle indagini della magistratura sull’episodio criminale del 31 dicembre (che per fortuna non costò vite umane), Patriarca, Berlini e Montagnini hanno premesso questa osservazione: “L’arrivo nelle nostre regioni di migliaia di immigrati ha trasformato la nostra società in multietnica, multiculturale e multireligiosa. Il fatto è incontrovertibile, così pure come è incontrovertibile constatare che il Nord e il Sud del mondo così come l’Oriente e l’Occidente si fronteggiano guardinghi nelle nostre città dove le nostre comunità, che dovrebbero tentare di affrontare e risolvere queste sfide, si chiudono invece su se stesse e tentano la via del rifiuto e dell’allontanamento”.

E non solo le comunità, ma anche, hanno osservato con amarezza i vertici di “Versoprobo”, le autorità locali che “in spregio all’indirizzo del governo, tentano di opporsi con ogni mezzo a qualsiasi processo di integrazione e convivenza”.
Cosicché, Patriarca, Berlini e Montagnini sono andati a cercare confronti con la storia del passato, a loro avviso assai più tollerante e lungimirante, e hanno portato l’esempio dell’imperatore Costantino che, nell’aprile del 313, promulgò a Milano l’Editto di Tolleranza, dimostrando, 1700 anni fa, di saper leggere i cambiamenti della società assai meglio di quanto non sappiano fare, oggi, molti politici e amministratori. “Eppure – hanno osservato i responsabili della Coop sociale nella conferenza stampa – in una società etica, in cui si sia sinceramente convinti che la vera libertà non possa che essere interpretata come strenua difesa della libertà altrui, il principio ispiratore dei nostri comportamenti dovrebbe essere la tolleranza. Ma attenzione: tolleranza non intesa come benevola sopportazione, ma come apertura mentale verso il mondo e la sua molteplice diversità”.

E a quel punto, “Versoprobo” ha ricordato che nei propri centri di accoglienza si svolge un’intesa attività didattica nei confronti dei richiedenti asilo “allo scopo di educarli a capire un mondo e una realtà diversa da quella che hanno sinora vissuto, realtà con la quale dovranno d’ora in poi confrontarsi”. “E’ per questo – hanno chiarito – che nei nostri centri operano educatori e psicologi, si organizzano laboratori e corsi di professionalizzazione, in modo di consentire a ciascuno dei nostri ospiti di trovare la propria strada e di costruire il proprio futuro”.

Ma questo tipo di lavoro, secondo “Versoprobo” è “difficile, faticoso e purtroppo spesso incompreso e osteggiato”. “Ma noi, pervicacemente, continueremo ad esercitarlo nella sincera convinzione di essere nel giusto”.
“Versoprobo” ha infine rivendicato la correttezza delle procedure che vengono adottate oggi nel nostro Paese per assegnare questo tipo di servizio, “secondo graduatorie trasparenti e verificabili da parte di chicchessia”.
Patriarca, Berlini e Montagnini hanno chiuso citando Papa Francesco (“Non spegniamo la speranza nel loro cuore”) e il famoso discorso di Martin Luther King del 28 agosto 1963, quello dell’”io ho un sogno”. Anche lì si faceva riferimento ad un incendio. Disse infatti testualmente il grande leader dei diritti degli afroamericani: “Non ci sarà incendio, non ci sarà tempesta che potrà fermare la forza delle idee e dei valori che esprimiamo e rappresentiamo”.

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