The French Dispatch: una perla stralunata del cinema moderno

Più il tempo passa e più sono, fortunatamente, sempre meno i film proiettati che originariamente erano previsti per il 2020. “The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun” (o più semplicemente noto con le prime tre parole del titolo) è l’ultima fatica del noto e simmetrico regista Wes Anderson (“Gran Budapest Hotel”, “Moonrise Kingdom”, “I Tenenbaum”) originariamente previsto per il 24 luglio 2020. Descritto dallo stesso come “una lettera d’amore nei confronti dei giornalisti, ambientata nella sede di una rivista statunitense in una città francese del XX secolo” ha al suo interno, come ogni sua pellicola, un cast corale dagli altisonanti nomi tra cui gli immancabili Adrien Brody, Tilda Swinton, Bill Murray, Edward Norton, ormai onnipresenti nei suoi lavori, più tanti altri come Benicio Del Toro, Frances McDormand, Timothée Chalamet all’apice della sua carriera, Léa Seydoux, Owen Wilson e tantissimi altri ancora.

Il film, come in realtà molte altre sue opere precedenti, è di tipo antologico, ovvero racconta una serie di episodi narrativi, quattro in questo caso, collegati tutti a filo rosso dal settimanale di un immaginario quotidiano americano chiamato l’Evening Sun di Liberty, Kansas, il The French Dispatch del titolo, appunto, fondato nella Francia del ‘25. Ma la storia del film vero e proprio parte da un incipit molto semplice: il direttore della rivista Howitzer muore per un attacco cardiaco e il suo editore (Bill Murray sempre in parte) annuncia il numero d’addio. Da qui, però, grazie al pretesto dello “sfoglio del giornale”, verranno anche mostrati anche tutti gli altri episodi al di fuori della cornice principale.

La pellicola è un tripudio di colori e rapporti di immagine, fondendo immagini a colori, bianco e nero, animazione, sezioni in 16:9, 4:3 e altri ancora, mostrando il suo stile caratteristico con frame sempre perfettamente simmetrici e in bolla, una vera e propria goduria per gli occhi concentrata in poco più che un’ora e mezza, film dalla durata sempre più rara. Anderson, come autore, si riconferma un uomo maturo e distinto ma con il cuore di un grande bambino giocherellone, che mostra fatti ed eventi grotteschi e divertenti ma con un ordine e una precisione maniacale. Vero, chi non apprezza i lavori del regista, additandolo di essere più concentrato sulla forma che il contenuto, potrebbe trovare The French Dispatch irritante ma chi, invece, ama perdersi in quei tratti distintivi, sarà per mano portato nell’ennesima piccola grande perla stralunata del cinema moderno.

 

Emanuele Olmo

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