Tampone al ristorante: ne parlammo tre mesi fa. A Milano qualcuno ieri ci ha provato

Il 15 novembre scorso, il dottor Andrea Adessi, vercellese, amministratore della Onilab di Milano, centro specializzato nelle diagnosi di laboratorio (che ha anche una sede a Vercelli, in via Marsala), commentando l’allora novità dei tamponi antigenici , tamponi rapidi che il suo centro stava facendo a tappeto a Robbio Lomellina (ne parlò qella sera anche il Tg1) dichiarò al nostro giornale, testualmente: “La ripresa di attività importanti come il settore della ristorazione ed i centri estetici potrebbe passare da un uso intelligente dei tamponi rapidi antigenici per la diagnosi pressoché immediata sulla positività da Covid”.

Ovviamente Adessi, lanciando la proposta anche a livello nazionale (sul Tg1), pensava che qualcuno a livello istituzionale (lo Stato, le Regioni), la prendesse seriamente in considerazione. Difatti la illustrò così: “Io sono un ristoratore che desidero assolutamente tornare al lavoro. Mi convenziono con un centro diagnostico, con un infermiere, un medico e apro il locale, ad esempio la sera, su prenotazione, per un certo numero di persone. A quel punto, il medico, l’infermiere con cui mi sono convenzionato, testa me, i miei soci, tutti i dipendenti, ad esempio in un gazebo esterno, poi testa i clienti. E, facendo entrare solo i negativi ha una cena totalmente al sicuro”.

Ebbene, ieri, giorno di San Valentino, un ristorante di Milano ha provato ad attuare quella proposta (su cui era misteriosamente calato il silenzio da parte delle istituzioni), allestendo il gazebo esterno e sottoponendo al tampone rapido tutti coloro che volevano entrare, si trattava di una cena: sono stati fatti accomodare solo i negativi.

Solo che, non essendo questa proposta legalizzata, le forze dell’ordine sono intervenute e hanno multato sia la titolare (disponendo anche la chiusura del locale per cinque giorni) sia i clienti. Multe ineccepibili tecnicamente, infatti i ristornati alla sera sono ancora chiusi, ma chissà che qualcuno, “colà ove si puote ciò che si vuole”, proprio partendo dalla provocazione del ristorante milanese,  non tenga finalmente in considerazione anche questa strategia anti-Covid testandola per vedere se non possa diventare legale.

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1 commento

  1. E’ questo uno dei rari casi in cui la “normativa anticovid”…. in un certo senso “ci ha preso” (sia pur del tutto involontariamente). Infatti il tampone non ha valore diagnostico ma, in cambio assicura un ampio margine di errore! Poi la scienza dice che siamo noi sbagliati, ma…
    Detto questo, perché non accogliere ugualmente la proposta della quale si parla?
    Sarebbe in linea con “il sentire” comune in questi tempi.
    Ricordo che un compagno di studi i cui familiari possedevano una raffineria la quale produceva non ricordo bene quali derivati dall’alcol… di un particolare tipo.. mi spiegava che basterebbe.. e la cosa “funzionava perfettamente”… metterne una pur minima percentuale nella benzina per autoveicoli e si sarebbero garantiti a.. posti di lavoro (si, lo so. .. non solo…) … ignoro se il propellente poi costava di meno e spingeva meglio il veicolo ma.. questo non importa, come a nessun romano importa di curare davvero l’influenza. Quello che molto probabilmente è mancato nel caso del mio amico e in quest’altro è una adeguata tangente e la necessaria disponibilità di chi decide in quel momento preciso… “il caso”… un po’ prima.. o poco dopo sarebbe andata diversamente.

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