Storica serata alle Acacie per onorare la memoria del Cecco. La moglie: “Qui mi sento a casa”

Un momento dell’esibizione di Tony e i Volumi (foto Greppi)

 

La cosa più bella, al di là di tutta la serata, semplicemente fantastica, è stata, per gli “Amici del Cecco” (del Cecco Leale), e soprattutto per il loro presidente, Tony Bisceglia (colui che aveva avuto l’idea), ascoltare ciò che, non appena entrata alle “Acacie”, venerdì sera, ha detto la signora Mariuccia, la moglie di Cecco (Cecco Ghisio): “Qui mi sento a casa”.

Mariuccia, la moglie di Cecco, con la figlia Sara

Perché davvero sembrava di essere tornati al pre-2001 (quando Cecco aveva chiuso il leggendario locale di corso Rigola), con tutti i “vecchi” amici venuti sia a suonare per lui, sia ad ascoltare quelli che suonavano per lui. Mariuccia, che sedeva al tavolo con Tony Bisceglia, con la figlia Sara e con gli altri soci degli “Amici del Cecco”, li ha baciati ed abbracciati ad uno ad uno: Costa, Aroni Vigone, Gianlugi e Roberto Carlone, Rita e Donata, Diego, Roberto Sbaratto, Claudio e Luigi, Emiliano, etc. E tutti i vecchi “ragazzacci” era commossi fino alle lacrime. E poi, quasi alla chetichella, è entra lui, Tony, al secolo Roberto Agostino, venuto apposta da Pennabilli (in provincia di Rimini) per esserci. L’abbraccio con Mariuccia è stato qualcosa di unico, di particolare.

Una parte di “Tony e i Volumi” (foto Greppi)

I fantastici titolari delle “Acacie”, Adriano Antonucci e Franco Borriello, hanno trasformato il loro Dancing in qualcosa che ha forato la barriera del tempo e che era uguale a quell’altro indimenticabile locale che un sognatore aveva  trasformato in un unicum per la città, un unicum che, altrove (pensiamo a Milano, Firenze, Roma) sarebbe stato copiato dal mondo intero. Ebbene, venerdì sera alle “Acacie” (e l’idea è stata di Paolo Cavallone, fratello del Diego che avrebbe poi suonato sia con i Costabravo sia con Tony e il Volumi) c’erano persino i centro-tavola con i fiori, brand del Cecco (e la signora Mariuccia sempre più commossa) nel suo locale.

Poco dopo le 21,30 si è partiti. Le “Acacie” erano stracolme di gente. Non  c’era più una sedia disponibile, ma chisseneimportava. I due presentatori,  l’ex Bèla Majin Simona Zarino e il giornalista Enrico De Maria hanno aperto la serata parlando brevemente del Cecco e di che cosa ha rappresentato per Vercelli e poi hanno dato la parola a Bisceglia, da cui era partito tutto.

Diciamo subito che, sulle prime, qualcuno aveva avuto dei dubbi sulla scelta delle “Acacie”, dubbi che si sono dissolti come neve con la canicola non appena Luigino Ranghino, al piano, con i Cecco Forever (e cioè Claudio Saveriano, Roberto Sbaratto, Francesco Aroni Vigone, Mattia Beccari) ha intonato le prime note di “Oh Signur!” dei Celti. E lì si è capito – per usare la bella espressione della signora Mariuccia – che si era tornati a casa.

I Cecco Forever hanno poi suonato “Pritikin Pim Pom” di Paquito D’ Rivera e concluso la loro performance con un altro classico del folk vercellese, “‘Na sera a’la stasion” (Puvra d’ris) di Pino De Maria, nella versione volutamente spuria di Roberto Sbaratto.

La consegna del premio “Vercellesità” a Roberto Sbaratto”

Poi è toccato ai Costabravo, vale a dire Marco Costantini (Costa) Diego Cavallone ed Emiliano Coppo, che hanno proposto un paio di loro vecchi brani, che eseguivano puntualmente da Cecco, quando al posto di Diego Cavallone c’era Stefano Balma: “Giorni che…” e “La gente grida a Bangkok” per chiudere con “Message in a bottle”  dei Police.

I Costabravo hanno suonato con le prime fans a battere il ritmo danzando in sala. Ma poi sono arrivati loro, e i ballerini in sala sono diventati millanta che tutta notte canta. Ovviamente parliamo di Tony e i Volumi: sul palco sono saliti prima Carlo Macrì che si è seduto alla batteria e poi, via via, tutti gli altri: Gian Luigi e Roberto Carlone, Costa, Francesco Aroni Vigone, Rita Marchiori, Donata Bensi, Diego Cavallone e Luigi Ranghino. Poi, dopo qualche attimo di calcolata suspense è arrivato lui, Tony: braccia larghe come il Cristo di Rio de Janeiro, oppure come, fate voi, Jack e Rose sulla prua del Titanic, e chitarra a tracolla. E il pubblico, numerosissimo, tutto in piedi a scandire ritmicamente il suo nome, “Tony, Tony”.

Quella che qualcuno ha definito efficacemente “reunion per il Cecco” si è compiuta in quel momento: orfani del solo Paolo Pizzimenti, sostituito da Ranghino, i ragazzacci di allora si sono imbarcati su una wellsiana macchina del tempo e poi ne sono discesi dando vita ai venti minuti probabilmente più esplosivi nella storia del dancing “Le Acacie”.

Il pubblico che ballava durante l’esibizione di “Tony e i Volumi”

La gente era in visibilio: i dieci, scatenati (e super bravi, non dimentichiamolo mai) musicisti sono passati dalla Marcia di Topolino a Batman, attraverso O’ Sarracino, come solo loro sanno e possono fare, dopo aver aperto con un brano turco, Hadi Bakalim, e proseguito con una cumbia latina, “La negra Tomasa”.

L’atmosfera era unica, la frenesia incontenibile. Tra coloro che filmavano con lo smartphone o ballavano, in piena par condicio, abbiamo visto il vice sindaco Massimo Simion, la segretaria provinciale del Pd Mariella Moccia l’esponente di Unione Popolare Claudia Suman ed il Lupo Bianco, candidato sindaco (uno che Cecco lo ha aiutato davvero nei momenti difficili) Carlo Olmo. E mentre il pubblico batteva piedi e mani, i nove ragazzacci di Tony hanno incominciato a issare pannelli con il loro leader vestito da astronauta, da Napoleone o abbarbicato al Che e a Fidel.

“Tony e i Volumi” hanno  chiuso la prima parte del concerto. A quel punto sono avvenute due cose. La prima sono stati gli interventi di Mario Sgotto attore di grande e riconosciuta bravura nonché co-fondatore della Banda Osiris, e del docente e critico musicale Guido Michelone. Lo spunto è stato offerto da un evento che nel 1989 era stato ospitato da Cecco: una riunione di vercellesi assai  famosi (poi ripetuta, visto il successo, a Milano) che  avevano recitato le loro poesie.

Sgotto e MIchelone parlano di Giusi Baldissone

Tra i partecipanti c’era anche Giusi Baldissone docente e critica letteraria famosa e amatissima che adesso sta attraversando un momento molto difficile per problemi di salute. Dopo il ricordo di quei giorni da parte di Sgotto (il quale ha fatto notare che, prima di essere trasformata dal Cecco, l’ex mensa della Chatillon, era già stata rivisitata dall’Arci per iniziative culturali), Michelone ha letto una poesia di Giusi Baldissone dedicata agli amati gatti.

E’ stata una parentesi davvero toccante, come la successiva in cui il pittore “Fonta” ha mostrato un suo quadro davvero bello sul Cecco: una geniale caricatura. Dopo il concerto, Fonta l’ha donata alla signora Mariuccia (“perché il Cecco ha fatto tanto per me, e per tanti altri”). Della seconda cosa, la successiva consegna del premio “Vercellesità” da parte degli Amici del Cecco a Roberto Sbaratto, abbiamo già parlato in un precedente articolo del nostro giornale.

Valter Ganzaroli

Poi lo spettacolo è ripreso con il folksinger Valter Ganzaroli che, accompagnandosi con la sua chitarra, ha eseguito, con grande maestria,  tre notissimi brani dei Celti (“Bonanöt cara sità”, “Va là va là…” e “Oh Signur!” e con i Velivolivolanti, al secolo Andrea e Paolo Varalda ed Enrico Vaccari, che hanno proposto “‘I’m gonna be” dei Proclaimers, “High & Dry” dei Radiohead e una magnifica e trascinante versione di “Monna Lisa” di Ivan Graziani.

Conclusione, in un subisso di applausi, con i “Musica Italiana” (Tano Palumbo, Gabriele Franchino, Ivan Rossini e Michele Reale) che hanno proposto due brani di Dalla “Caro amico ti scrivo” e “La sera dei miracoli” e uno di Ron, “Non abbiam bisogno di parole”.

Quindi, ancora non si era spenta l’eco di “E’ la sera dei miracoli…”, che i due presentatori e Tony Bisceglia hanno chiamato i musicisti che erano rimasti (alcuni come i fratelli Carlone era dovuti ripartire subito dopo l’esibizione) per una jam session sulle note di “Puvra d’ ris” (stavolta la versione dell’autore) di Pino De Maria: la canzone è stata intonata da Valter Ganzaroli, e poi tutti dietro.

Una serata che non sarà dimenticata e che sarebbe bello ripetere, perché no?, annualmente. Gli “Amici del Cecco” ci stanno già pensando.

Nelle foto di Renato Greppi, tanti momenti dell’evento

 

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