Scoperto a Greggio un antico villaggio di epoca romana

Importante scoperta archeologica a Greggio dove nell’attuale territorio del Comune, stretto tra la linea TAV e l’autostrada Torino-Milano, sono stati trovati i resti di un antico villaggio di epoca romana che per anni è rimasto nascosto sotto una risaia. È stato durante i lavori di costruzione dell’Alta Velocità che gli operai hanno notato qualcosa di insolito.

Gli scavi nel sito sono già avviati. Nelle ultime settimane l’attività ha subito uno stop temporaneo, in seguito alle piogge che hanno interessato tutto il Piemonte, ma hanno già svelato informazioni interessanti per gli studiosi. Un work in progress che gli Enti coinvolti nel progetto intendono divulgare alla popolazione, visto l’importante valore culturale dell’attività in essere.

«Attualmente l’indagine si trova a uno stato non particolarmente avanzato, ma si tratta indubbiamente di un’occasione unica – ha spiegato Francesca Garanzini, funzionaria della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, VCO e Vercelli – Normalmente si interviene per archeologia d’emergenza, in concomitanza con la realizzazione di altre opere. In questo caso, invece, i fondi delle opere di compensazione della Tav offrono l’opportunità di svolgere un’accurata attività d’indagine, per acquisire dati e informazioni utili per lo studio del territorio».

Per il sindaco di Greggio Claudio Trada si tratta di una «vera opportunità di divulgazione, per far conoscere il nostro piccolo comune». Il valore della divulgazione di cui parla Trada è in primo piano: per questo, parallelamente alle operazioni di ricerca è nato un progetto di comunicazione, con l’attivazione della pagina Facebook Archeogreggio, cui seguirà un sito istituzionale (https://www.facebook.com/archeogreggio/), che vuole raccontare in modo diretto e facilmente accessibile a tutti – in particolar modo alle giovani generazioni – le attività, le scoperte, nonché le varie figure professionali e le rispettive competenze che contribuiscono alla ricerca storica. Informazioni che, altrimenti, rischierebbero di rimanere relegate all’attenzione di addetti ai lavori e studiosi, ma che invece possono contribuire alla crescita dell’interesse culturale verso il sito stesso e il territorio che lo ospita, per un pubblico che va oltre i confini locali.

Cosa c’è nello scavo?

Tracce di vita passata, di una storia iniziata circa duemila anni fa. Entrando nel sito si nota subito una strada di ciottoli. Lungo il sentiero sono stati trovati quattro manufatti in cotto, di forma rettangolare: i sesquipedali, ovvero dei mattoni che i romani utilizzavano come materiale da costruzione, ma anche come basamento per elevare e isolare i pavimenti delle loro abitazioni. Al di sotto mettevano ciottoli e laterizi per drenare l’acqua. Vivere all’asciutto in questo territorio, a quell’epoca, non era affatto semplice.

Nella porzione successiva sono emerse le fondazioni di due ambienti confinanti di un edificio, che molto probabilmente era utilizzato come deposito per il raccolto. A quell’epoca il riso non aveva ancora invaso la Pianura Padana. In questo villaggio la gente coltivava soprattutto cereali, come miglio, segale e panico. Poco più in là si incontra un’area composta da sassi tutti ben allineati: sono la pavimentazione di un cortile, che nel passato si popolava di animali, adulti intenti a lavorare e bambini alle prese con il gioco.

Gli abitanti del villaggio vivevano anche di pastorizia, oltre che dei cerali che coltivavano: allevavano soprattutto capre e pecore. Altra attività praticata era la tessitura, testimoniata dal rinvenimento di pesi per telaio.

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