I Pronto Soccorso anche ai privati, insorgono gli infermieri: “Progetto insensato”

I Pronto Soccorso come strutture pubbliche potrebbero essere affiancate da identiche strutture private (come ad esempio il Gradenigo a Torino): lo aveva affermato qualche giorno fa l’assessore regionale alla Salute, Luigi Genesio Icardi, dicendosi favorevole al rilancio dei privati convenzionati, disposti ad aprire i loro pronto soccorso nelle strutture di maggiori dimensioni, tra cui anche Alessandria. Una svolta nel rapporto con il privato in sanità, che rimette in discussione vecchie certezze e che ha generato nelle ultime ore una levata di scudi contrari. Tra i primi i medici, con Anaao Assomed e nelle ultime ore anche gli infermieri, sia con i sindacati confederali che con quelli di base.

L’assessore alla sanità Luigi Genesio Icardi

“Perché no? Abbiamo aperto un tavolo con i privati – aveva detto l’assessore Icardi – sulla base di un nuovo rapporto basato innanzitutto sulla fine di un’ipocrisia: quella che in tutti questi anni ci ha portato a ricorrere a loro solo in occasione delle emergenze. Mentre bisogna avere l’onestà di ammettere che il pubblico, da solo, non può più farcela”.

 

 

 

Per il Nursing Up, sindacato degli Infermieri e delle professioni sanitarie, si tratta di un progetto assurdo al quale la rappresentanza è del tutto contraria.
“Si tratta di un progetto insensato sia per la complessità che una struttura di Pronto Soccorso deve avere, visto l’enorme ventaglio di patologie che in questi luoghi vengono affrontate e che una struttura privata non ha la possibilità di gestire in modo efficace, sia per l’aggravio di costi che tale progetto potrebbe causare” spiega il sindacato in una lunga nota.

“L’idea di Pronto Soccorso gestiti in modo privatistico è del tutto inaccettabile – proseguono gli infermieri -. Per affrontare eventuali, ma sempre più inevitabili a quanto pare, disavanzi nel bilancio della sanità del Piemonte, invitiamo l’assessorato a convocare al più presto un tavolo con le rappresentanze sindacali in modo da programmare interventi realmente efficaci che possano risolvere o migliorare la situazione, senza ricorrere a idee estemporanee e non sostenibili come quella di permettere ai privati di aprire dei Pronto Soccorso”.

 

Il segretario del Nursing Up Claudio Delli Carri

Claudio Delli Carri, segretario regionale del Piemonte e Valle d’Aosta del Nursing Up, rincara la dose: “In sanità si parla sempre di intasamento e sovraffollamento, e invece di creare percorsi che possano essere realmente efficaci, si va a pensare di far nascere Pronto Soccorsi privati i quali, poi, per risolvere eventuali emergenze, andrebbero a sovraccaricare ulteriormente le strutture pubbliche, trasportando i malati che non possono essere seguiti, come pacchi, da un ospedale pubblico all’altro.
Dal punto di vista organizzativo e sanitario, tale idea non ha senso. Anche dal punto di vista economico – aggiunge Delli Carri – la proposta non sta in piedi, perché i costi aumenterebbero a dismisura, anche solo per i trasporti, quando già oggi sommando le privatizzazioni attuate è come se fossero nate due Asl in più. E poi che tipo di assistenza, a lungo andare, si garantirebbe nel privato, dove il business, ovviamente, incide sulle decisioni? La sanità del soccorso non è e non può essere un business”.

“Piuttosto il problema è politico – conclude Delli Carri –. Se il timore è il disavanzo, è necessario andare a Roma spiegando l‘efficienza e l’efficacia del sistema sanitario Piemontese e domandando quindi, in sede di riparto nazionale, le cifre corrette perché esso sia sostenuto. Altre regioni ci riescono egregiamente. Perché noi no?
Per aumentare efficienza ed efficacia, poi, basta dare seguito alle assunzioni, che si possono fare vista la possibilità di aumentare i tetti di spesa descritta dal nuovo patto per la salute. Assunzioni che andrebbero a rifocillare gli organici smaltendo stanchezza, iperlavoro e sovraccarico, di coloro che oggi operano negli ospedali. Ciò creerebbe maggiore efficacia e ed efficienza.
Se la coperta è corta, la soluzione non è ricorrere ai privati, ma creare un’organizzazione per la sanità piemontese che funzioni, individuando le cifre corrette per farla funzionare e poi rispettando tali cifre. Non possono essere i pazienti e il sistema sanitario a pagare le inefficienze della burocrazia, che per riparare alla propria incapacità di reagire in modo corretto, quando si parla di programmazione sanitaria, trova soluzioni come il deleterio artificio dei Pronto Soccorso privati”.

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