Vercelli – Da questa mattina, dopo ventiquattro anni, l’impianto nucleare Eurex di Saluggia, gestito da Sogin, ha un nuovo Piano di emergenza. Redatto da un “Comitato ristretto” di esperti e di addetti ai lavori, su proposta, due anni fa, del prefetto Michele Tortora, è entrato in vigore oggi grazie ala firma del vice prefetto vicario Mariano Savastano, che ha voluto presentarlo alla stampa e che farà in modo che – tramite Sogin – venga sintetizzato in una pubblicazione da distribuire a tutte le famiglie dei Comuni interessati, a ridosso dell’impianto, che sono sei in provincia di Vercelli (oltre a Saluggia, Cigliano, Crescentino, Lamporo, Livorno Ferraris e Moncrivello), quindici in provincia di Torino e due in provincia di Asti.
Alla presentazione del nuovo Piano di emergenza, che si è svolta nella mattinata in prefettura, erano presenti i vertici degli enti facenti parte il famoso “comitato ristretto”. Oltre al vice prefetto Savastano, c’erano il direttore dell’Eurex di Saluggia Michele Gili, il sindaco di Saluggia Firmino Barberis, il funzionario dei Vigili del fuoco di Vercelli Primino Pareglio, i dirigenti dell’Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) Paolo Zeppa e Silvia Scarpato e la dirigente di Arpa Radiazioni Laura Porzio.
Naturalmente questo Comitato ristretto ha aggiornato il Piano d’emergenza in stretto contatto con tutte le forze dell’Ordine e la Protezione civile. “Era indispensabile farlo ha detto il dottor Savastano – perché obiettivamente era molto datato, si pensi, per citare un dato significativo, che prevedeva scambi di notizie e di informazioni tramite uno strumento ormai obsoleto qual è il fax. Ora grazie all’aggiornamento del Piano, in caso di emergenza, tutti sapranno esattamente ‘chi fa e che cosa’”.
E’ ovvio che, nel momento stesso di aggiornamento del Piano, tutti si augurano che non venga mai utilizzato, ma semplicemente provato durante le esercitazioni che, per legge, devono essere annuali. Oggi Eurex non ospita più del nuovo materiale combustibile irraggiato perché il riprocessamento è stato trasferito da diverso tempo in Francia e tornerà in Italia solo dopo (si spera) l’individuazione del deposito nazionale delle scorie radioattive. Ma tra gli Anni Settanta e Ottanta, l’attività principale di Eurex era proprio quella di riprocessare il materiale combustibile irraggiato nei reattori nucleari, cosicché oggi a Saluggia ci cono ancora 2.918 metri cubi di rifiuti radioattivi di cui circa 300 liquidi, e di questi 125 ad alta attività (e quindi pericolosità).
I rifiuti solidi sono stati trasferiti dal vecchio Deposito che si chiamava 2300 al nuovo che si chiama D2. Restava il problema più urgente di solidificare i rifiuti liquidi, i più pericolosi. Tutti, dopo i rischi corsi durante l’alluvione della dora Baltea del 2000, sono stati trasferiti nei nuovi parchi serbatoi: ed i particolare 125 metri cubi a più alta attività, in nuovissimi parchi serbatoio ad altissima sicurezza. Però tutti i rifiuti liquidi devono essere prima o poi solidificati e resi dunque molto meno attivi: giù nel 2013, Sogin aveva affidato ad un Raggruppamento Temporaneo di imprese il compito di costruire un impianto Cemex per attuare questo processo di messa in sicurezza ulteriore, ma entro la data stabilita per la consegna dei lavori, il Raggruppamento, secondo Sogin, non aveva portato a termine neppure il 10 per cento delle opere, cosicché il contratto è subito stato rescisso ed ora si è in contenzioso davanti al tribunale.
Nel frattempo però, come ha detto questa mattina il direttore dell’impianto Michele Gili, Sogin non è rimasta con le mani in mano e proprio lo scorso mese di agosto si è ripartiti con i getti di calcestruzzo per portare a termine le opere civili di Cemex, che dovrebbero essere ultimate entro la fine del prossimo anno.
Con la speranza che si tratti di opere pur importanti per la sicurezza della popolazione e anche onerose, ma soprattutto provvisorie in vista del nuovo Deposito nazionale che in ogni caso non potrà essere in provincia di Vercelli.
edm