Piemonte pronto ad aumentare le terapie intensive oltre i mille posti se necessario. Da domenica intanto la regione diventa “gialla”

Nel primo pomeriggio di oggi nella nuova sede del Dirmei a Torino, il Presidente della Regione Alberto Cirio ha spiegato, insieme all’Assessore della Sanità Icardi, al Commissario Generale Unità di Crisi Vincenzo Coccolo, al Commissario dell’area giuridico-amministrativa Antonio Rinaudo e al Commissario Politiche Sanitarie Emilpaolo Manno, il piano pandemico e il piano vaccino Covid.

 

Il Presidente Cirio ha fatto subito il punto sulla situazione contagi in Piemonte: il RT è sceso allo 0,68 dallo 0,76 della scorsa settimana, ci sono attualmente 300 persone in terapia intensiva e 4 mila sono in terapia ordinaria. Dati che permetteranno al Piemonte, a partire da questa domenica 13 dicembre, previa la firma sul cambio del Ministro Speranza che arriverà in serata, il passaggio da zona arancione a zona gialla con la riapertura di Bar e ristoranti (ma non a cena) e la possibilità di spostarsi tra comuni.

Cosa cambierà dunque in zona gialla?

I cittadini di una regione che torna in zona gialla, dalla zona arancione, possono:
– spostarsi liberamente all’interno del proprio Comune e tra Comuni diversi, tranne che tra le 22 e le 5 del mattino, quando è in vigore il «coprifuoco». Per spostarsi nelle ore notturne occorrono ragioni specifiche (quelle consentite sono lavoro, salute o necessità e urgenza) e serve dunque compilare il modulo di autocertificazione;
– spostarsi liberamente al di fuori della Regione e andare in un’altra Regione in zona gialla (tranne, come nel caso sopra, tra le 22 e le 5 del mattino). Per spostarsi in una regione in zona arancione o rossa occorrono ragioni specifiche (lavoro, salute, necessità e urgenza) e il modulo di autocertificazione;
– andare al bar, fino alle ore 18;
– andare al ristorante, fino alle ore 18: dopo quell’ora è consentita la consegna a domicilio, e fino alle 22 è possibile prendere cibo da asporto (che non può essere consumato nelle adiacenze del ristorante);
– andare in un centro commerciale nei giorni feriali: non il sabato, la domenica e nei giorni festivi;
– andare da amici e parenti: il Dpcm non prevede un divieto specifico, ma la raccomandazione è quella di continuare a non andare a visitare persone non conviventi.

 

Cirio ha poi commentato: “Su questi numeri non è un libero tutti, bisogna continuar a fare massima attenzione”.
Sulla questione dei vaccini influenzali, ha detto Cirio, si è raggiunto il numero di 1 milione e 84 mila vaccini eseguiti, soprattutto per gli over 60, che in totale sono 1 milione e 400 mila. Gli ultimi 50 mila sono in fase di consegna dalla Sanofi.

 

 

 

 

 

 

Per quel che riguarda le terapie intensive Scr, la società di committenza regionale ha già predisposto la gara ed entro gennaio la rete ospedaliera piemontese dovrebbe poter contare su 160 posti di rianimazione in più, “pagati con i nostro soldi”, come ha specificato l’assessore Luigi Icardi nel corso della conferenza stampa. Circa 21 milioni di euro e un iter rapidissimo per distribuire nei vari ospedali 20 moduli da 8 posti letto ciascuno, questo il piano predisposto dal coordinatore dell’area ospedaliera in seno al Dirmei, Sergio Livigni.

Nella prima ondata della pandemia in Piemonte il picco massimo raggiunto in termini di occupazione di letti di rianimazione è stato di 453, mentre in questa seconda fase la soglia massima è stata di 404 con un livello attuale attorno ai 300, ieri erano 310.  “A maggio la Regione aveva inviato il piano richiesto da Arcuri e frutto del lavoro della commissione guidata da Giovanni Monchiero, a giugno il ministero aveva dato l’approvazione tecnica, ma da quel momento – ha ricordato Alberto Cirio – non abbiamo più avuto alcuni notizia e solo all’inizio di ottobre Arcuri ha investito formalmente del ruolo di soggetto attuatore le Asl”. Insomma per avere le circa 300 terapie intensive in più disposte dalla struttura commissariale nazionale, insieme ai nuovi percorsi anticontagio per i Pronto Soccorso se non ci vorrà un anno, sarà poco meno nelle più ottimistiche previsioni. Da qui la decisione di acquistare e installare i 160 posti del “Piano Livigni” che non saranno di emergenza, bensì strutturali. Nel caso di una necessità che imponga numeri maggiori, come è stato spiegato da Icardi “il sistema è in grado di arrivare a 1073, tra strutturati e complessivamente attivabili. Sono moltissimi, speriamo di avere abbastanza anestesisti”, ha aggiunto l’assessore facendo riferimento a quello che resta il problema più grave e di difficile soluzione: se le attrezzature per le terapie intensive adesso si trovano e di possono acquistare, questo non vale per il personale cui è richiesta un’elevata specializzazione.

Il Commissario dell’Unità di Crisi Antonio Rinaudo ha spiegato poi, nello specifico come funzionerà la prima fase della distribuzione e amministrazione del vaccino Covid: “La data di riferimento è il 29 dicembre quando l’EMA autorizzerà il vaccino che sarà realizzato e distribuito dalla Pfizer. Sono state individuate nel territorio regionale 28 punti di somministrazione. Nella prima fase verrà vaccinato tutto il personale sanitario di tutti gli ospedali, il personale sanitario delle RSA e gli ospiti; nella seconda fase verranno vaccinati il personale scolastico (compresi gli studenti) e le Forze dell’Ordine. Infine, nella terza e quarta fase tutto il resto della popolazione. Quindi nella prima fase il numero di persone vaccinate saranno 195 mila, il tempo di completamento sarà tra i 50 e i 60 giorni; il richiamo sarà tra il 19°-23° giorno dalla prima somministrazione. Per le altre fasi non è detto che sia sempre la Pfizer a consegnarcelo”. La Regione conta di vaccinare queste persone in due mesi. Sarà la stessa Pfizer a consegnare il vaccino nei 28 presidi del Piemonte così da non interrompere la catena di freddo del prodotto, visto che il vaccino dovrà essere mantenuto a una temperatura bassissima.

 

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