PAROLA AL CANDIDATO SINDACO / 4 – Fabrizio Finocchi

Candidato alla Camera, sempre il Terzo Polo nel 2002, con un risultato in città più che lusinghiero (quasi l’11 per cento) per Azione (di cui lui fa parte) e Italia Viva uniti, Fabrizio Finocchi, 56 anni, funzionario regionale e ispirato notista politico del  settimanale Notizia Oggi Vercelli, presenta per la prima volta l’8 e il 9 giugno la sua candidatura a sindaco.

Perché questa scelta?

“Ho ritenuto che fosse importante fare una scelta del genere per cercare di riconsegnare a Vercelli l’opportunità di dare fiducia ad una presenza liberal-democratica  che in questo momento non esiste. E ho voluto farlo non con delle liste civiche, ma con i simboli di partito, Azione, Italia Viva e + Europa, perché è importante rigenerare anche a Vercelli un’area di centro: la nostra città da sempre ha una valenza fortemente centrista che stava smarrendo, frustrata com’è da un bipolarismo che le ha tolto vitalità”.

Pensa che Forza Italia, di cui lei ha pur fatto parte, diversi anni fa, non rappresenti più quest’area?

“Penso di no perché mi pare che nell’ultimo periodo si sia fortemente appiattita sulle posizioni assai più estreme di Fratelli d’Italia e della Lega. E ritengo che ciò sarà ancora più evidente in questa campagna elettorale”.

Qual è l’obiettivo che vi prefissate?

“Le amministrative sono profondamente diverse da tutte le altre elezioni, e specialmente adesso a Vercelli dove l’incertezza regna assoluta. Sei mesi fa non avremmo mai potuto immaginare una situazione come quella in cui ci siamo venuti a trovare, per cui io, come tanti altri, e parlo di persone sulla scena politica da decenni, non sapremmo proprio su chi scommettere. E’ evidente che se si guarda la realtà dei numeri non dovrebbe esserci storia: si va ad un ballottaggio tra Scheda e Bagnasco. Però qui le anomalie sono tante, e possono incidere. Un fatto è certo: si percepisce chiaramente che i vercellesi stanno prestando molta attenzione, assai di più rispetto alle elezioni precedenti, a quanto sta avvenendo, per questa ragione ritengo che sarà più facile veicolare i messaggi. Starà a noi esserne capaci. Noi non faremo polemiche, esporremo semplicemente le nostre ragioni, i nostri progetti. Per tornare al succo della sua domanda, i sondaggi nazionali danno complessivamente i nostri partiti intorno al 10 per cento: ritengo che sia un’asticella realistica e significativa, occorrerà vedere se una proposta franca e seria avanzata da un’area liberal democratica qual è la nostra riuscirà ad attecchire in una città che vede alla griglia di partenza anche diverse liste civiche”.

Quante liste presenterete?

“Due, e con i simboli di partito: la lista di Azione, e la lista di Italia Viva con + Europa. Non necessariamente saranno di 32 candidati, perché abbiamo scelto di non riempirle a tutti i costi, puntando sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Abbiamo pur sempre 44-45 candidati in corsa per il Consiglio comunale. Della lista di Azione mi sto ovviamente occupando io, di quella di Italia Viva Francesca Tini-Brunozzi, con il contributo, per quanto riguarda + Europa, di Roswitha Flaibani. Abbiamo subito trovato un’ottima intesa con Tini-Brunozzi e con i nuovi vertici di Italia Viva scaturiti dal congresso: politici navigati che conoscevo da tempo, come Mario Cometti ed Emanuele Caradonna. Nella lista Italia Viva- + Europa ci sono anche persone che hanno fatto in passato percorsi politico-amministrativi. Nella nostra no, ci sono figure molto interessanti ed esperte nei vari ambiti di competenza, anche giovani, che però non hanno mai svolto compiti politici significativi”.

Visto che a Vercelli siete riusciti a ricompattare il Terzo Polo, che cosa pensa invece della scelta nazionali andare divisi?

“Penso che sia stata un’occasione persa, perché prima o poi dovremo tornare assieme: è assurdo tenere separata un’area liberal democratica sempre più appetita dagli italiani.  La situazione nazionale non ci è però stata di nessun ostacolo, e questo è un dato di fatto estremamente postivo”.”

Ci parli un po’ di lei, a partire dal cognome per poi andare a parare sulla sua carriera politica che si concluse, nella prima fase, nel 2010.

“Finocchi è un cognome marchigiano, mia madre invece era veneta e arrivò in Piemonte dopo l’alluvione del Polesine. Papà venne in Piemonte per studiare al seguito del nonno che rifiutandosi di aderire alla Repubblica sociale di Salò fu internato negli ultimi due anni di guerra in un campo di concentramento nella Bassa Slesia. Una volta liberato potè scegliere il lavoro e dove svolgerlo e optò per le Ferrovie, venendo a stabilirsi in Piemonte. Io sono nato a Chivasso. A Torino ho frequentato il Liceo artistico e poi l’Accademia di Belle Arti, dove sono diventato scenografo. Quindi ho ottenuto l’abilitazione per insegnare Storia dell’arte. E poi ha preso il sopravvento la politica, anche se l’arte mi è rimasta nel cuore e nel sangue; non mi perdo una mostra, divoro libri. Adoro Edward Hopper e la mia tesi all’Albertina riguardava un parallelo tra l’opera del grande pittore e illustratore americano e quella dell’artista romano Alberto Ziveri, bravissimo e ora dimenticato. In tempi più recenti mi sono iscritto a Lettere a Vercelli e laureato in Lingua e Cultura Italiana avendo come doventi fuoriclasse come Barbero, Zaccaria e l’ex presidente dell’Accademia della Crusca, il linguista Claudio Marazzini. Poi, come saprete, ho anche sposato una docente dell’Upo, altra fantastica linguista”.

Ma veniamo alla politica…

“Nasco nel bacino della Dc, dove incontro ed entro in contatto con esponenti della gioventù democristiana come Luca Pedrale e Roberto Rosso. Nel ‘93 appoggio la campagna elettorale di Francesco Radaelli, che allora aveva fondato il movimento ‘Mani Pulite’ e due anni dopo entro in Regione come capo di gabinetto dell’assessore vercellese all’Agricoltura Giovanni Bodo. Poi vinco un concorso in Regione e ne divento dipendente, adesso sono funzionario, e sono passati quasi trent’anni. La passione per la politica non mi ha però mai abbandonato. Passato in Forza Italia, nel ‘99 mi candido per la prima volta, in Provincia, e vengo eletto. Poi il dramma della prematura morte del presidente Baltaro, si torna alle urne tre anni dopo, vengo rieletto e divento presidente del Consiglio provinciale: il mio predecessore era Roberto Scheda. Nel 2007 mi ripresento a sostegno del presidente uscente, Renzo Masoero, e, rieletto, entro in giunta come assessore all’Ambiente. Nel 2010 è noto a tutti come si concluse quell’esperienza. E lì chiusi provvisoriamente il libro della politica, in totale disaccordo con il ‘discorso del predellino’ di Berlusconi, e incominciai a scrivere per ‘Notizia Oggi Vercelli’, inventando la rubrica politica ‘La fortezza Bastiani’, che ho sospeso adesso dopo la candidatura. Sono grato al direttore e all’editore del giornale per questa chance, che mi entusiasma e che mi ha consentito di prendere il tesserino di giornalista pubblicista. In tanti anni non mi hanno mai toccato una sola virgola dei miei articoli. Anch’io come Giovanni Drogo aspettavo i Tartari nel deserto, e cioè l’occasione di ritornare alla politica attiva, occasione che è arrivata con Calenda. E dopo l’avventura elettorale del 2022, eccomi di nuovo in ballo”.

Quali saranno i cavalli di battaglia della vostra campagna elettorale?

“Il primo in assoluto, anche perché con mia moglie ne parliamo spesso, è di far diventare Vercelli una vera città universitaria.  Purtroppo, Vercelli ha un problema che spesso viene rappresentato come una virtù: il collegamento. Vero, la facilità dei collegamenti ti consente di raggiungere agevolmente altri luoghi, ma molto spesso ti porta via le persone, restando al tema universitario, i docenti e i ragazzi. Stiamo facendo la fortuna di Trenitalia. Per essere una vera città universitaria occorre che i ragazzi siano invogliati a dormire qui, con servizi adeguati e livelli di sicurezza in grado di tranquillizzare le famiglie: insomma bisogna far sì che lo stare a Vercelli diventi competitivo col tornarsene a casa la sera dopo le lezioni. E ciò può avvenire solo realizzando un campus, come quello che Novara sta allestendo per 170 studenti, con strutture sportive, biblioteche etc. Novara può farlo perché aveva un progetto pronto che è stato finanziato con il Pnrr, noi non avevamo alcun progetto. Bravi, bravissimi per la mensa, ma il campus sarebbe stato un altra cosa. E dire che avevamo le aree ideali su cui realizzarlo, ma mancava il progetto. Un capoluogo che ambisce al ruolo di città universitaria deve pensarsi in questi termini e progettarsi in questi termini”.

La domanda che rivolgo a tutti: se eletto, dovrà gestire in piano Kipar.

“Lo si chiama in questo modo, ma come vedremo un po’ impropriamente: è composto da centinaia di pagine, ma i vercellesi non l’hanno ancora visto. In effetti, ne sono state stralciate alcune parti che sono state realizzate o che sono in corso di realizzazione, ma che non sono state progettate dallo studio Kipar, come ad esempio la nuova piazza Roma, oppure la piazzetta che si sta realizzando nell’area antistante le Poste. In realtà, le progettazioni in corso sono state, come si dice oggi,  ‘messe a terra’ da Invitalia. Probabilmente c’è dunque uno scollamento tra ciò che è stato immaginato da un’archistar qual è Kipar e ciò che viene realizzato: alla fine lo vedremo. Perché è questo il punto: tutti i progetti messi in essere potranno essere valutati solo dopo il loro completamento, ed è impossibile metterci mano durante la realizzazione per non perdere risorse o pagare penali esorbitanti. Poi, volendo, si potranno apportare dei correttivi, ma ad opere terminate. I progetti sono piovuti dall’alto, c’è da sperare che funzionino. E, sempre a proposito di cantieri, è vero che ne sono stati avviati tanti, ma ce n’è uno importantissimo fermo da lungo tempo, quello della Torre libraria all’ex Pisu: evidentemente lì c’è qualcosa che non va”.

A proposito di progetti, lei è stato sempre molto critico sull’abbattimento del cavalcaferrovia di corso Avogadro di Quaregna.

“E’ stato un errore. Abbiamo un cavalcavia di cento anni di cui fin dal 2018 avevamo le risorse finanziarie per ristrutturarlo. Lo faremo adesso, sei anni dopo, ma dovremo limitarci al primo lotto. Invece siamo intervenuti su un’opera degli Anni Ottanta demolendola, quando si poteva semplicemente intervenire limitandone la circolazione. In nessuna delle relazioni tecniche che io ho letto c’era scritto che fosse obbligatorio abbatterla. Era una delle ipotesi da considerare, ma non l’unica. Evidentemente l’obbligo di demolire il cavalcavia sarà stato scritto in documenti che io non ho letto. In ogni caso, il progetto dice con chiarezza che questa del passaggio a raso è una soluzione ‘provvisoria’. Rfi potrebbe riattivare la linea Vercelli-Casale, visto che ha appena rimesso in funzione la Casale-Mortara. E se ciò avvenisse, anche per logica, visto che sarebbe la linea che porta i vercellesi al mare, si dovrebbe costruire un nuovo cavalcavia. Ergo, abbiamo un possibile debito già pronto. L’ipotesi di riattivazione di una linea mai dismessa è seriamente da prendere in considerazione anche perché Trenitalia a Rfi stanno sperimentando i treni a idrogeno che non hanno più bisogno dell’elettrificazione”.

Un altro problema che lei pone è quello del decoro del centro cittadino…

“Per anni si è trascurato un intervento radicale che sarebbe stato indispensabile per la manutenzione delle plance di piazza Cavour, che ormai è diventata una periferia in centro. Anche lì il problema che si porrà ai futuri amministratori è amletico: le plance, secondo una parte dell’opinione pubblica andrebbero tolte e si tratterebbe di predisporre un nuovo progetto per il salotto della città: ma siamo proprio sicuri che i baristi sarebbero per questa soluzione radicale?”

E poi c’è il tema della sanità affrontato nella prima manifestazione pre-elettorale con la Boschi: riuscà finalmente a vedere il famoso “cubo”del Sant’Andrea?

“Se c’è una cosa che mi irrita è l’’annuncite’. Prima è stato presentato il progetto del cubo con le nuove sale operatorie, poi si è detto che erano arrivati i soldi per rifare ex novo tutto l’ospedale; poi che si doveva attendere la nuova città della salute Novara per prospettare un futuro della sanità sinergico tra le due città. E intanto non sta succedendo niente di niente. Qualcuno avrebbe dovuto disturbare il manovratore per chiedere chiarimenti, ci sono altre realtà che lo stanno facendo benissimo. Noi, invece zitti, tra un annuncio e l’altro”.

Se fosse eletto, la prima cosa che farebbe come sindaco.

“Pulire radicalmente la città, studierei un piano di manutenzione globale e poi cambierei radicalmente la raccolta differenziata dei rifiuti. Innanzitutto perché non sta funzionando come si vorrebbe, pur essendo onerosissima. Vi siete accorti, dagli ultimi bollettini della Tari, quindi ufficialmente certificati dal Comune, che la differenziata, in teoria proiettata verso il 70/75 per cento, è passata dal 68,33 del 2020, al 68,13 del 2021 al 66,88 del 2022? Non è un bel segnale, qualcosa evidentemente non funziona. E poi basta con la Tari calcolata in base alla superficie: è ora di passare e in fretta alla ‘raccolta puntuale’: paghi in base alla spazzatura che effettivamente produci, e se differenzi bene hai degli incentivi. Questa è civiltà”.

Edm

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2 Commenti

  1. Dice che il proprio pregio
    più inusuale è costituito
    dall’essere liberal democratici !
    Quando, ora
    son tutti “liberal democratici* !!!!!
    (e filo atlnto-globalisti)
    si fingono antifascisti in assenza di fascismo
    anticomunisti senza comunismo
    e infatti meloni=draghi ..
    E c’è con loro anche +Europa
    che come si sa alle europee
    sarà Stati Uniti d’Eurooa
    di Emma Bonino & soci
    (appendice Usa .. grazie ai soldi
    dell’amato Soros, il “filantropo”
    organizzatore di colpi di stato
    e saccheggiatore delle nostre finanze)
    .. attraverso i “doni”,
    da buon filantropo.
    Ecco i “beneficati”, i suoi prediletti:
    ..
    https://lanuovabq.it/it/i-soldi-di-soros-su-cui-la-sinistra-tace

  2. Fra i loro uomini di punta
    si annoverano anche ..
    candidati di altre liste!
    segno evidente
    che spera nel ballottaggio
    Scheda-Bagnasco ..
    e nel campo più largo
    larghino ..
    con Bagnasco o ..
    visti i tempi,
    uno a caso fra i due.
    Io non credo che i “finalisti”
    della Lotteria di Vercelli
    satranno necessariamente
    quelli che F. spera o immagina.
    F. usa l’espressione per qualificarsi
    liberal-democratici
    indifferentemente
    anche per gli ex-comunisti,
    spera evidentemente
    che gli altri sian tutti fascisti
    .. almeno, lo immagina
    da .. scenografo.
    E da politco .. ha cambiato spesso
    bandier .. ina
    Sul piano Kipar è piuttosto cauto,
    sui ritardi della Torre libraria all’ex Pisu
    prima che al Comune
    .. dovrebe chiedere all’Intendenza.
    Sui problemi cavalcaferrovia, decoro
    e sanità .. cerca di dire qualcosa di sinistra
    o .. di liberal democratico.
    E cosa farebbe di “suo” se divenisse sndaco,
    di veramente speciale, dirimente?
    Farebbe le pulizie di casa ..
    toglierebbe le odiate cacche!
    e .. sulle plance di paizza Cavour
    .. chiederebbe ai baristi
    Ma, di Certo .. cambierebbe la differenziata!
    .. e perché? .. perchè .. (ha capito subito che..)
    qualcosa evidentemente non funziona
    “qualcosa evidentemente non funziona”!
    Ma alla fine ci ricorda di essere .. sotto-sotto
    (anche se neppure lui, forse,lo sa .. forse),
    grande amico di Soros èe evoca anche per vercelli
    la società del Controllo .. i microchip:
    “.. è ora di passare e in fretta alla ‘raccolta puntuale’:
    paghi in base alla spazzatura che effettivamente produci,
    e se differenzi bene hai degli incentivi. Questa è civiltà”.
    La civiltà sinoamericana ..
    Scusi, F., ma .. (Grazie), non importa!
    TantovalevotareBaagnasco o Scheda .. o altri
    ..
    articolo del 2.2.2022
    ..
    Un milione e mezzo di euro
    da Soros alla Bonino
    per creare una lista antifascista:
    la confessione di Calenda
    https://www.ilprimatonazionale.it/politica/milione-mezzo-eur

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