Nasce il Comitato vercellese per 4 referendum sulla riforma elettorale

Si è costituito a Vercelli il Comitato provinciale referendario per la Rappresentanza che promuove quattro referendum per abrogare altrettanti parti della vigente legge elettorale. I quesiti propongono di abolire le norme che impediscono agli elettori ogni possibilità di scelta dei parlamentari. Nel contempo si propone una legge d’iniziativa popolare, per introdurre la preferenza nei collegi plurinominali.

Lo comunica Sergio Bagnasco Presidente del Comitato vercellese e Vice Presidentenazionale del Comitato Referendario per la Rappresentanza, presieduto da Elisabetta Trenta, già Ministra della difesa.

Del Comitato di Vercelli fanno parte la professoressa Donatella Capra Presidente del Centro iniziativa democratica degli insegnanti di Vercelli, Piero Giuseppe Barbonaglia già sindaco di Santhià, Cesare Daneo segretario provinciale ACLI, Roswitha Flaibani portavoce di +Europa, Nicola Dessì di Sinistra Italiana e tanti altri esponenti della vita politica e associativa provinciale. Anche il Comitato vercellese, come quello nazionale, si caratterizza per il pluralismo e la trasversalità politica e culturale perché l’iniziativa referendaria intende rimettere al centro del dibattito politico il ruolo del Parlamento come assemblea rappresentativa della volontà popolare, respingendo la cultura del Capo da solo al comando che tende a trasformare la democrazia rappresentativa in una autocrazia, come già ne vediamo tante in Europa e nel mondo.

La finalità di questi referendum, spiega Bagnasco, è affermare il principio della rappresentanza; vale a dire, qualunque sia la formula elettorale prescelta dal legislatore, occorre che l’elettore possa scegliere chi meglio lo rappresenta, sappia sempre quale partito sta votando e chi concorre a eleggere. Tutto ciò, prosegue Bagnasco, con la legge elettorale vigente, non è possibile. Con il famigerato “Rosatellum”, approvato nel 2017, dall’ultimo Parlamento eletto sulla base normativa dell’incostituzionale “Porcellum”, infatti, non solo l’elettore non può scegliere il candidato preferito, ma addirittura, votando un partito, spesso finisce per rafforzarne un altro che non ha votato.

Come ha giustamente ammonito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo recente intervento del 3 luglio a Trieste, la libertà di voto è un pilastro della democrazia e non devono esserci marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori”.

Il Rosatellum, precisa Bagnasco, offre una vasta gamma di questi marchingegni tali per cui l’elettore non sa mai chi sta contribuendo a eleggere. In sostanza, con modalità diverse, questa legge replica un vizio di incostituzionalità già censurato dalla Corte costituzionale con sentenza n. 1/2014: “alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno della indicazione personale dei cittadini”, ciò “ferisce la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione perché l’elettore non ha alcun “margine di scelta dei propri rappresentanti, scelta che è totalmente rimessa ai partiti”.

In questo modo il Parlamento, che dovrebbe essere “una delle principali espressioni della sovranità popolare, si trasforma in un “Parlamento di Nominati”completamente privo di rappresentatività.

Rifacciamo la punta al nostro voto!

Si può firmare in

Comune – Ufficio Elettorale (piano terra) in orario apertura Ufficio

online sul sito www.iovoglioscegliere.it

ai banchetti in Piazza Cavour, ogni martedì e venerdì dalle 10 alle  13 e dalle 17,30 alle 19,30, il sabato dalle  17,30 alle 19,30.

Saranno previsti ulteriori  “banchetti” le cui date e orari saranno, di volta in volta, resi pubblici.

Per ulteriori informazioni www.iovoglioscegliere.it

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1 commento

  1. La iniziativa è sovuta, ottima e giusta,
    era necessaria (da anni..).
    Stupisce alcuno dei nomi
    delle persone impegnate
    (.. incluso .. “il presidente”),
    facenti parte di partiti
    che tali prerogative democratiche
    avevano provveduto
    molto “attivamente” .. a cancellare.
    Quali le ragioni dell’inversione di marcia?
    Sincero pentimento?
    Bisogno generico di protagonismo?
    Si vuol tornare alla “democrazia-di-ieri”
    pensando così di evitare “quella di domani”?
    Che, per tale limitato obiettivo
    sia ormai troppo tardi?

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