“La signora Carla era una donna particolare: forte, risoluta, determinata, a tratti testarda, sempre pronta a lottare per affermare le sue idee, ma nello stesso tempo dolce e sorridente, ottimista, entusiasta, educata e amabile con le persone; chiunque l’abbia conosciuta non potrà facilmente dimenticare i suoi occhi grigio-azzurri, il suo radioso sorriso e la sua classe”.
Così, questa mattina, in Duomo affollato, monsignor Stefano Bedello, leggendo parole scritte a quattro mani dalle figlie di Carla Novella Zacconi, Federica e Maria Paola, ha ricordato “la signora della ginnastica”, scomparsa a 97 anni. Il parroco del Duomo aveva accolto il feretro salutando in questo modo l’anima della Pro Vercelli Ginnastica: “Da oggi Vercelli è più povera perché ha perso un grande persona, grande non solo nello sport”.
A salutare la moglie di Dante Zacconi che, morto nel 1984, è stato tra i più grandi ginnasti della nostra storia, c’era una folta rappresentanza di atlete della sua Pro Vercelli ed esponenti di varie associazioni sportive, nonché del Panathlon Club di Vercelli, cui Carla Zacconi era ancora iscritta, con il presidente Agostino Gabotti e con il labaro. Prima della benedizione del feretro, ha poi la preso la parola, per un ultimo saluto alla sua iscritta, il presidente dei Veterani dello Sport Enrico Falabino.
In precedenza il vicario generale della diocesi aveva sottolineato come Carla Zacconi fosse spirata proprio il 29 gennaio, giorno in cui, in Duomo, si era unita in matrimonio al suo Dante. “Sembra quasi che Carla abbia combinato con il Padreterno il momento più adatto per morire”.
Ma riportiamo altre parti del bellissimo, toccante testo letto da monsignor Bedello, parti che non riguardano lo sport: “Maestra elementare, con grande passione per la sua professione, ha contribuito alla crescita di molti ragazzi dell’epoca, che ancora la ricordano con molto affetto come ‘la maestra Zacconi’. È stata una delle prime insegnanti ad accettare l’inserimento di bimbi diversamente abili”. Carla Zacconi ha insegnato in diverse scuole elementari: a Postua, Arborio e soprattutto alla “Ferraris”, le vecchie scuole “Principe” di cui era stata anche allieva.
E ancora, per finire, il delicatissimo passaggio sugli affetti familiari: “È stata madre e nonna premurosa. Si può dire che ha vissuto per i suoi quattro nipoti: Simone, Tommaso, Annalisa e Federico, di cui andava orgogliosa…Ognuno dei nipoti non potrà sicuramente dimenticare le lezioni ripassate con la nonna, anche solo fino a poco tempo fa. E neppure la sua felicità e l’entusiasmo da ventenne nel condividere ogni loro interesse”.





