Malfi prosciolto da tutte le accuse come prefetto, ma condannato a 5 anni e mezzo per stalking verso la sua colf

Il prefetto Malfi cn l’avvocato Scheda all’uscita da un’udienza del processo

E’ stata pronunciata poco fa dal Tribunale di Vercelli l’attesissima sentenza del processo-Malfi, che riguardava l’ex prefetto di Vercelli Salvatore Malfi (in città dal 18 giugno 2011 fino alla notte di Natale del 2015), la sua vice, Raffaella Attianese, il presidente della Cooperativa “Obiettivo Onlus” Gian Luca Mascarino e, per reati minori, due funzionarie della prefettura, Cristina Bottieri e Lucia Castelluccio.

Al termine di anni e indagini partite appunto alla fine del 2015 e di interminabili udienze (con circa cento testimoni, da entrambe le parti) il Tribunale, presieduto dalla dott. Enrico Bertolotto (giudici a latere Luca Dell’Osta e Mariaelena Crivellari) ha prosciolto Malfi da tutte le accuse, anche pesantissime, che gli erano state rivolte (dalla turbativa d’asta alla frode, dal favoreggiamento alla corruzione) come prefetto, ma lo ha condannato (riformulando l’accusa) per stalking ai danni della donna che faceva la colf nell’alloggio prefettizio a 5 anni e mezzo più il risarcimento, da stabilirsi in fase civile, di danni alla donna (la provvisionale è stata fissata in 10 mila euro). Malfi, che era difeso dall’avvocato Roberto Scheda, è interdetto ai pubblici uffici per tutta la durata della sentenza.

Prosciolti invece da ogni accusa gli altri due imputati principali, Raffaella Attianese (difesa dall’avvocato Roberto Rossi), su cui gravavano ben nove capi di imputazione, e Gian Luca Mascarino (difeso dall’avvocato Andrea Corsaro). Condannate, ma con la non menzione e la condizionale, le funzionarie Cristina Bottieri (1 anno e 6 mesi) e Lucia Castelluccio (due mesi). I pm erano Davide Pretti, che aveva avviato la maxi indagine, e Rosamaria Iera.

Per riassumere in poche parole la complicatissima vicenda, Malfi e Attianese erano accusati di aver favorito la Cooperativa di Mascarino negli appalti dell’accoglienza ai migranti, rispetto ad altre realtà che avrebbero potuto svolgere lo stesso compito, e le due funzionarie di aver in qualche modo, su indicazione del prefetto e della sua vice, favorito a loro volta la “Obiettivo Onlus” di Tronzano. Durante le indagini, erano poi emerse ed eran state istituzionalizzate nuove accuse verso Malfi, in particolare per il suo atteggiamento verso la colf del suo alloggio, che egli non aveva mai assunto regolarmente e, sempre secondo le accuse, continuamente vessato.

Molto soddisfati gli avvocati dei principali imputati, soprattutto Roberto Scheda: “La sentenza dimostra che il dott. Malfi non ha commesso alcun reato nella sua veste di pubblico funzionario, come del resto noi avevamo sempre sostenuto. Sono cadute tutte, ma proprio tutte, le principali accuse e non posso che essere felice per lui. Per riguarda lo stalking, ci appelleremo subito, certi che verrà a cadere anche quella, che comunque lo riguarda come privato cittadino e non nelle sue funzioni prefettizie”.

La dottoressa Attianese ha ringraziato il proprio avvocato, Roberto Rossi, “per l’impegno e la professionalità profusi in questi tre anni di processo e per la ponderatezza con la quale ha affrontato ogni momento del giudizio”.

Queste sono le prime notte sulla sentenza emessa poco fa, nei prossimi giorni approfondiremo le dinamiche di una vicenda che ha messo a rumore tutta la città.

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3 Commenti

  1. Sta di fatto che le persone che avevano dato il via all’inchiesta sono state chiamate a rispondere di rivelazione di segreti d’ufficio .. ovviamente sono state condannate ma, per esse i giudici hanno disposto la sospensione della pena e la non menzione nel casellario! Perchè tanto clemente verso simili calunniatori? .. Giudice magnanimo, salomonico o .. “poco convinto”, ancora dubbioso sui contenuti dell’inchiesta (riguardava la “gestione dei migranti” arrivati a Vercelli tra il 2014 e il 2016) ? Ha inteso evitare l’appello?

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