L’Istituto universitario europeo vuole cambiare nome al Natale. Givone: “Un’assurdità”

L’Istituto Universitario Europeo che, finanziato dall’Unione Europea, ha sede a Fiesole ha deciso di cancellare il Natale chiamandolo “Festa d’Inverno”. Tutto ciò, secondo il pensiero della professoressa Costanza Hermanin, per non “turbare” di chi non è di religione cristiana e quindi per favorire l’”inclusione”.

La proposta sta scatenando feroci polemiche e a definire assurda questa scelta si leva anche l’autorevolissima voce di un filosofo e scrittore conosciuto e amato anche qui da noi perché di origine vercellese: il docente ordinario emerito di Estetica all’Università di Firenze Sergio Givone.

Intervistato dalla Nazione di Firenze, l’autore di “Favola delle cose ultime”e amico  fraterno di Angelo Gilardino (che pronunciò l’orazione funebre ai funerali del grande chitarrista e compositore vercellese) sostiene che cancellando il Natale, la proposta della professoressa Hermanin ottiene proprio l’effetto opposto a ciò che pensa di realizzare, perché non “include” affatto.

Alla domanda della giornalista Olga Mugnaini su questa singolare scelta della collega universitaria, motivata dal desiderio di “includere”, Givone risponde che si tratta di “una bugia, tipica della cancel culture imperante”. E spiega : “La collega ammanta un progetto di inclusività quando invece è di cancellazione. Si ha paura di ‘turbare’ qualcuno, invece dobbiamo ricordare che è la festa di un bambino che nasce in una grotta, che è nato come noi ma ci ha donato la speranza della resurrezione”.

E alla successiva domanda dell’intervistatrice se la scelta di cambiare nome al Natale possa essere assimilata ad una eventuale proposta di cambiare nome al Ramadan, Givone risponde che “E’ persino più grave, perché in fondo il Ramadan è una pratica che riguarda il costume e il rito, ma non riguarda il senso profondo dell’essere musulmani”.

Concludendo l’intervista il filosofo nativo di Buzonzo invita innanzitutto tutti noi a recuperare il vero senso del Natale, ormai diventato una mera tradizione fatta di addobbi e di regali da mettere sotto l’albero e risponde così alla collega dellIstituto Universitario Europeo: “La professoressa può esprimere certamente il suo pensiero, ma resta il fatto che il Natale non è solo una favola. Si sfumano tutti i significati per ‘cancellare’ una cultura, per eliminare qualcosa di ben preciso. Questa non è inclusione, è l’esatto opposto: è esclusione”.

 

 

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3 Commenti

  1. Non si può che essere d’accordo col docente fiorentino-vercellese (o vice-versa)
    si è arrivati a tale ridicolo, più che assurdo, estremo
    fino a ieri ognuno festeggiava la proprie feste a piacimento .. atei compresi (nessuna);
    al punto d’oggi s’è arrivati in modo graduale
    con l’abbandono di ogni originale tradizione non solo religiosa ma culturale
    persino della lingua italiana, ormai pubblicamente pronunciata per seconda ..
    nel silenzio di tutti tale proposta pare quasi dotata di energia (luce?) propria
    e se non “va” stavolta .. ci proveranno l’anno prossimo ..
    salvo rivoluzioni favorevoli e fortunate, del tutto al di fuori dalla nostra azione!
    .. in ogni caso, avanti di questo passo, PER MANCANZA DI CURA
    la cultura (complessiva) dell’Italia svanirà nel nulla .. decadrà di .. ombra propria ..
    e quando gli italiani veri (e propri) saranno un’infima minoranza ..
    potran festeggiare il Natale nelle Catacombe!? (.. non di Gaza ma di Vercelli ..)
    in fine il S. Natale
    ce lo toglieranno a maggioranza semplice, mica ci domanderanno se ci offendiamo.

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