L’incantevole rievocazione di Mercadante dell’era dei CB

Gianluca Mercadante mi aveva regalato, con una dedica affettuosa, il suo ultimo romanzo, “Banda cittadina” due mesi fa, forse più. Ma, travolto dagli impegni professionali (tra i quali anche la presentazione di diversi altri libri), non l’avevo ancora letto. Ciononostante, mi ero ripromesso di parlarne lo stesso qui, su Tgvercelli, anche solo per annunciarne l’uscita, poi era prevalsa la mia personalissima regola che mi sono da sempre autoimposto, di non parlare né tantomeno di scrivere di un’opera, letteraria, artistica, musicale, senza averla letta, vista, ascoltata. 

E così ho fatto. Ma oggi, vigilia di Natale, sono accadute due cose: la prima, una pressoché totale assenza di cronaca da registrare su questa testata on line, la seconda, una fortissima tracheite che mi rinchiuso in casa. In libreria, spiccava, ancora intonso “Banda cittadina”. Se non ora, quando?  Così mi sono gettato nella lettura e l’ho esaurita in poco più di tre ore.

È un libro stupendo. Mercadante ci riporta indietro di quasi quarant’anni parlando di un argomento per me lunare: i Cb, i baracchini ricetrasmittenti con i quali sino alla fine degli Anni Ottanta e l’inizio dei Novanta un nutrito gruppo di appassionati comunicava (nell’era pre-cellulari e pre-Internet) usando un linguaggio criptico del tutto incomprensibile da noi, non addetti ai lavori.

La storia parte da Modena, ma si svolge tutta a Vercelli, ai giorni nostri in un’era a ridosso del Covid e poi in piena pandemia, ma andando a pescare negli anni dei baracchini, quella in cui in questo (per me) misterioso mondo si usavano termini come “brecco”, “santiago”, “amicone” “modulare”, per conversare, talvolta interferendo sulle normali trasmissioni radio-televisive, e sempre seguendo procedure rigorose. Prima regola, basilare, quella di comunicare solo attraverso pseudonimi, soprannomi come quelli riportati nel libro: Monte Bianco, Zebra 2, Numero 31, Tornado,  Van Gogh, Eclisse.

Viola subito il primo comandamento il protagonista, Filippo Storti, ma ha solo undici anni e viene perdonato. Diventerà presto Alan 68 nonché una star sia perché Repubblica gli dedicherà un articolo (“È un vercellese di 11 anni la voce più giovane delle frequenze italiane”), sia perché in coppia con il padre, vincerà, quindicenne,  la competizione “Caccia all’Antenna” riservata appunto a coloro che, sul tettuccio dell’auto, ostentavano le antenne radio.

Dopo aver abbandonato la moglie con un figlio, Nicola, che non vedrà poi per anni, e anche la donna per cui aveva lasciato la moglie, Filippo s’è trasferito a Parma e fa il meccanico. Ha un’amica del cuore,  Elena, che fa la prostituta, e un gatto di nome Dipende. Un giorno, quando pensava di avere completamente dimenticato gli anni dei baracchini con i QRM (la sigla che in gergo definiva gli inevitabili disturbi nelle comunicazioni), da Vercelli arriva la chiamata di Tornado, al secolo Luigi Credo, vecchio “cibiista”, che vuole ripetere la “Caccia all’Antenna”. Dopo qualche titubanza, anche perché spronato d Elena, Filippo decide di tornare a Vercelli. E lì ritroverà le due donne della sua vita, tanti vecchi amici e, soprattutto suo figlio. Elena lo accompagna.

Nella sua città ritrovata Filippo Storti avrà varie sorprese e andrà incontro a rivelazioni che gli cambieranno, ancora una volta, e radicalmente la vita, tra la vecchia meraviglia “del pane e dell’odore” (toccante rielaborazione proustiana) e la sorte di un coniglietto amato in gioventù.

Un libro incantevole, che allarga e scalda il cuore e che tutti (in modo particolare i vercellesi) dovrebbero leggere. E poi, nelle note e nei ringraziamenti conclusivi, quella citazione del compianto Pino Marcone che dice tutto sulla sensibilità di questo autore che ci ha regalato un ennesimo gioiello.

Edm

Pubblicato da “Las Vegas Edizioni”, “Banda cittadina” è il libreria e costa 15 euro.

 

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