E’ stata come sarebbe piaciuta a lui: innanzitutto cantata dalle belle voci delle sue amiche suore (e lui adorava il canto); quindi celebrata da un prete che gli sarebbe piaciuto tanto come l’arcivescovo Marco Arnolfo; infine, con una chiesa, quella del Sant’Eusebio, che aveva frequentato per decenni, affollata da suoi amici.
Parliamo della Messa per il decennale della scomparsa di Jury Gastaldo Brac, celebrata oggi pomeriggio nella chiesa dell’Istituto Sant’Eusebio. Messa che si è chiusa con un momento davvero toccante: due anni fa, causa Covid, la funzione non si era svolta e dunque l’ex, amatissimo preside di Jury, Francesco Ottino, non aveva potuto leggere le belle parole che si era annotato in ricordo del suo allievo speciale alla media “Avogadro”.

Francesco Ottino è morto nel gennaio di quest’anno, ma quelle parole dovevano essere lette. Così ci ha pensato la figlia, Ilaria, a sua volta dirigente scolastico, proprio della stessa scuola del padre. Quelle parole hanno commosso tutti: “Sapevi entusiasmare. Ti ricordi quando la Vigilia di Natale sei venuto in presidenza per porgermi gli auguri? Frequentavi la terza media. Correva l’anno 1985. Alla richiesta di farmi ascoltare un bel canto natalizio hai risposto prontamente ‘sì’: con la tua voce suadente ,schietta e vigorosa intonasti ‘Astro del Ciel’. Tutto il personale di segreteria, ed altri, alla melodia espressa con la tua capacità canora, si sono affacciati per ascoltarti. Grazie ancora per quei momenti stupendi e gioiosi che sono rimasti sempre nel mio cuore”.

Parole che hanno toccato il cuore di tutti i presenti. In precedenza, nell’omelia, ne aveva trovate di altrettanto belle l’arcivescovo. Premettendo di non avere mai conosciuto di persona Jury (monsignor Arnolfo arrivò a Vercelli due anni dopo la sua scomparsa), ha detto il presule eusebiano: “Poco fa ho parlato di Juri con il direttore della Caritas Gianni Brunoro (il diacono che lo ha assistito durante la funzione, ndr), che lo teneva sulle ginocchia da bambino, e mi ha detto di non averlo mai sentito lamentarsi. Jury, da quanto ho potuto capire dalle tante testimonianze di chi lo ha conosciuto bene, trasmetteva la gioia di essere vivo, grazie al dono della vita, e in giorni in cui la vita umana viene calpestata come se fosse un insetto, il suo esempio deve toccare tutti noi”.

Durante la messa, monsignor Arnolfo ha ricordato anche un grande amico di Jury scomparso più o meno alla stessa età (41 anni contro 42), un’altra persona positivamente buona: Andrea Raineri.






Chissà se già esiste, o verrà mai scritta una biografia completa di questa persona tanto sfortunata ma capace di stupirci e insegnare a tutti qualcosa.