Le classi della Lanino in visita a SENZATOMICA

Riceviamo e pubblichiamo volentieri il racconto delle classi 4A e 5D dell’Istituto “Lanino” che, accompagnate dalle loro insegnanti Luisa Ferreri, Stefania Nardin e Alessandra Pecchio, il 16 febbraio hanno visitato a Torino la mostra “SENZATOMICA. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero dalle armi nucleari”.

 

È stata un’occasione importante per riflettere sulla possibilità di costruire una nuova consapevolezza di un vivere civile basato su valori di solidarietà e rispetto che cancellino la mentalità dell’annientamento dell’altro come possibile soluzione dei conflitti.

La mostra – che si inserisce nel decennio per il disarmo nucleare 2010-2020 proclamato dall’ONU – inaugurata l’8 Settembre 2007 a New York, è stata allestita in molte città negli Stati Uniti, in Canada, Nuova Zelanda, Malesia, Singapore, Costarica, Nepal, Repubblica Dominicana, Argentina, Serbia, Svizzera, Norvegia, Austria, Danimarca, Macedonia, Inghilterra e Italia, intende promuovere la crescita di una coscienza sociale globale e di una cultura di pace attraverso il risveglio della creatività positiva, stimolata dallo studio delle interrelazioni che uniscono persone ed eventi e di una mentalità aperta al mondo per sviluppare la consapevolezza dei diversi modi di vivere ed essere del genere umano. La mostra si rivolge a tutti, con un’attenzione particolare alle giovani generazioni assuefatte a immagini e a giochi di combattimento che possono indurre a pensare alla guerra come a una realtà virtuale non negativa .

L’idea che guida il percorso, strutturato in 42 pannelli, in testi esplicativi e momenti interattivi, è che le armi nucleari sono la manifestazione estrema di un modo di pensare alla cui base si colloca l’indifferenza verso le sofferenze altrui.

Le riflessioni che ogni ragazzo, uscendo dalla mostra, ha portato con sé sono state: «Cosa posso fare io nel mio quotidiano per realizzare il disarmo e quindi la pace?».

«Se vogliamo lasciarci alle spalle l’era del terrore nucleare dobbiamo combattere contro il vero “nemico”. Quel nemico non sono le armi nucleari in quanto tali, né gli stati che le possiedono o le costruiscono. Il vero nemico da affrontare è il modo di pensare che giustifica le armi nucleari: l’esser pronti ad annientare gli altri qualora essi siano considerati una minaccia o un intralcio alla realizzazione dei propri interessi».

«Il mondo è così come lo abbiamo fatto noi. Se oggi è spietato, è perché lo abbiamo reso spietato con i nostri atteggiamenti. Se cambiamo noi stessi , possiamo cambiare il mondo e questo cambiamento comincia con un cambiamento nel linguaggio e nella comunicazione». (Arun Gandhi)

Non c’è alcun disarmo “esteriore” senza quello interiore. Partendo da questo assunto è lecito obiettare: «Ma io non ho armi, né ho intenzione di usarne!». D’accordo, eppure la violenza non consiste solo in lotte, uccisioni, aggressioni e guerre: esistono forme di violenza passiva che provocano ferite emotive gravi quanto quelle fisiche. Le parole, ad esempio.

Quante volte siamo stati male per un tono di voce, per una frase che anche involontariamente qualcuno ci ha rivolto e che ci ha causato un dolore profondo, un disagio, un senso di umiliazione, di inadeguatezza, di disistima? E possiamo essere certi di non aver mai provocato la stessa cosa negli altri? Parliamo per incoraggiare o per … danneggiare? Buona riflessione sulle forme di comunicazione violenta che incontriamo quotidianamente e che spesso non riconosciamo nemmeno come tali.

Hiroshima e Nagasaki sono una lezione della storia.

L’olocausto nucleare che si consumò in quelle località è stato spesso semplicisticamente ridotto a un “male necessario”, un atto tragico per porre fine alla seconda guerra mondiale. La realtà è molto più complessa e la mostra sollecita riflessioni su grandi temi come la responsabilità dello scienziato, la pericolosità delle esplosioni nucleari “sperimentali” (per le ricadute ambientali e sulla salute delle persone), l’inaccettabilità della corsa agli armamenti e della guerra preventiva come deterrenti.

In definitiva la mostra intende attivare riflessioni critiche, incoraggiare e stimolare iniziative concrete per diffondere uno spirito di coesistenza pacifica e costruire una società veramente globale con la consapevolezza che succede sempre qualcosa di straordinario quando le persone comuni si risvegliano dall’indifferenza e diventano protagoniste della loro realtà e del loro ambiente.

In questo modo si potrà passare da una competizione di tipo aggressivo a una “competizione umanitaria”, come diceva Tsunesaburo Makiguchi (pedagogista 1871-1944), il quale incoraggiava a riflettere che “facendo del bene agli altri se ne fa anche a se stessi”.

I ragazzi delle due classi , a conclusione della visita , hanno così condiviso il seguente slogan: “Anche tu puoi!”

La Redazione dell’Istituto Professionale “Lanino”

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