L’Asl di Vercelli avvia il porgetto di Infermiere di Famiglia e Comunità: “Figure che in futuro andranno implementate”

Una sentinella attenta ai bisogni sanitari e sociali del paziente; una figura attivamente presente, in grado di monitorare le esigenze di famiglie e singoli individui all’interno di un territorio ben definito. Un professionista in grado di interagire con gli altri specialisti e di indirizzarli tramite un’analisi preventiva sul paziente. In poche parole è questa la descrizione dell’infermiere di famiglia e comunità, una nuova figura professionale in ambito sanitario, presentata questa mattina dai vertici di Asl Vercelli nel corso di una conferenza stampa.

“Usciamo da un particolare momento – spiega il Direttore Generale, dottoressa Eva Colombo – pesantemente condizionato dagli effetti della pandemia Covid-19 e diventa quanto mai importante in questo momento riprendere la nostra attività ospedaliera ed ambulatoriale, al fine di dare ai nostri pazienti risposte di sanità che sono fondamentali; in questo periodo di pandemia, ci si è resi conto di quanto siano importanti le risorse umane, della cui scarsità in termini numerici ci si è resi conto a fronte della domanda sempre più crescente da parte della popolazione. In questo contesto, ci si è resi conto dell’importanza di uno sviluppo della sanità territoriale, che deve essere attuata attraverso delle figure che operino in prossimità dell’utente. A questo proposito, è stato avviato il progetto riguardante l’infermiere di famiglie e di comunità; si tratta di una figura che dovrà andare ad interagire con medici di medicina generale, pediatri, medici di continuità assistenziale. Una figura che abbiamo già introdotto nella nostra azienda e che andremo ad incrementare negli anni a venire, nell’ottica di fornire una risposta sempre più esaustiva alle esigenze della popolazione”.

Parliamo di una figura professionale di nuova concezione, una sorta di “monitor” acceso sugli individui presenti su un territorio, che interagisce con i medesimi, pronto ad analizzare e segnalare agli specialisti sanitari eventuali esigenze di carattere non solo sanitario, ma anche sociale. “Quella dell’infermiere di comunità è una figura professionale relativamente nuova – osserva il dottor Germano Giordano, Direttore del Distretto – tant’è che i relativi corsi di formazioni sono iniziati appena un anno fa. La caratteristica principale è quella di essere un pace-manager, quindi un infermiere che funziona da “monitor” su una vasta area territoriale, operando con famiglie e persone che lamentino problematiche di fragilità. E’ molto importante l’interfaccia con gli altri professionisti a lui collegati, dal momento in cui l’infermiere fa una prima analisi proattiva, un’attività di prevenzione sul paziente fragile, nel tentativo di ridurre gli eccessi di pronto soccorso. La comunicazione tra i vari professionisti, andrà a chiudere il cerchio con i medici ospedalieri e il tessuto sociale ed assistenziale operante sul territorio, è uno dei ruoli principali, indispensabili di questa figura. La progettualità nostra è quella di dare a questa figura gli strumenti adatti per svolgere al meglio i propri compiti, quindi strumenti di telemedicina per facilitare la comunicazione tra professionisti, sulla base di un analisi su quelli che siano i bisogni di salute della popolazioni di competenza di questa figura professionale”.

Un progetto che ha preso il via da poco quindi, che sul territorio vede operativi già alcuni infermieri ma, per le esigenze del distretto di Vercelli dovranno essere nell’immediato futuro implementati da un cospicuo numero di nuovi operatori, debitamente formati. “Dal punto di vista operativo – precisa la dottoressa Barbara Suardi, Responsabile del Servizio Infermieristico – il nostro progetto è nella fase iniziale, nel senso che questa figura, che sarà progressivamente rappresentata in tutte le aree del distretto; attualmente le strutture di Santhià e Cigliano hanno già operative al loro interno queste figure e copriranno anche un territorio referente a Borgo d’Ale, con l’apertura di un ambulatorio infermieristico. Attualmente, all’interno del distretto le figura attualmente operative sono otto, compresa la casa della salute di Alagna Valsesia; per operatività intendiamo il fatto che si propongono in maniera attiva, nel senso che si recano proprio a casa dei soggetti più fragili, in particolare si rivolgono in questi giorni a quei contesti di mononuclearità famigliare, ovvero persone sole che rappresentano il punto di massima attenzione a livello assistenziale. Lavoreranno andando a valutare tutti i bisogni spesso nascosti o che non sono mai stati intercettati nel contesto socio-sanitario, fungendo da raccordo tra le varie figure professionali. Nel prendere in carico gli individui e portare avanti nel tempo la propria attività, l’infermiere di comunità non andrà a scomparire nel tempo, ma sarà stabilmente presente, facendo riferimento alle famiglie valutando ai bisogni sanitari ed eventualmente sociali dei singoli individui e richiama le risorse del territorio, indirizzandole laddove necessario. Un ruolo estremamente attivo, non attenderà che sia il cittadino a richiedere ma si proporrà, agendo attivamente sul territorio. Ad oggi siamo riusciti ad attivare il progetto in queste aree, ma sono già state individuate 28 aree all’interno del distretto su cui inserire nel tessuto sanitario e sociale, questa figura; figura che andrà debitamente formata attraverso un percorso formativo di Master di Primo Livello della durata di diciotto mesi, successivo alla laurea triennale. I corsi di formazione si terranno presso l’Università del Piemonte Orientale a Vercelli”.

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