L’addio a Pino Marcone, che dispensava perle di saggezza e di bonarietà

Nella parrocchia di Sant’Agnese, la “sua” parrocchia, che gli era tanto cara prima di trasferirsi con la sua Anna e il suo Davide a Caresana, questa mattina Vercelli ha dato l’ultimo saluto a Pino Marcone, il garbato, geniale narratore della città che fu. 

C’erano molti esponenti della compagnia teatrale “Lo Spazio scenico”, che lui aveva inventato, c’era l’amica Margherita Fumero, l’attrice comica giunta appositamente da Torino, da tutti apprezzata e amata anche a Vercelli; c’era (unico politico/amministratore presente) l’assessore regionale Carlo Riva Vercellotti che, quando era assessore provinciale alla Cultura (giunta Masoero), proprio con Pino Marcone aveva costruito una fortunatissima stagione culturale che toccava tutti i centri della provincia; c’erano i giornalisti de “La Stampa” e di altre testate cittadine.

Il parroco, monsignor Giuseppe Cavallone ha ricordato, con affetto, la bonomia e la serenità che Marcone trasmetteva ai vercellesi con le sue opere e l’affetto che lo legava a Sant’Agnese. 

Per quanto mi riguarda, essendo stato proprio io l’allora responsabile della redazione di Vercelli de “La Stampa” che aprì sul giornale la sua fortunatissima rubrica “Voci a Vercelli”, voglio riportare, in ricordo di questo grande amico, ciò che scrissi nella prefazione della raccolta di numerosi articoli apparsi  appunto sulla rubrica: edito da “Gallo” il libro, con un bellissimo disegno in copertina di Renzo Roncarolo, a rappresentare piazza del Municipio, si intitolava “Voci su Vercelli di Barba Pulin”.

Scrissi: “Barba Pulin non annoia mai, al contrario cattura, sorprende. Io penso perché, prima di mettere nero su bianco le sue ‘Voci’ (e non riesco proprio pensarlo al computer, al massimo alle prese con una Olivetti 22), egli le legge, presumo ad alta voce, al suo prototipo di pubblico ideale: la moglie e il figlio. Penso sempre ai Marcone come ad uno staff familiare che costantemente dialoga, a volte anche in modo telepatico, auto-incoraggiandosi, ritoccando, spronando”. 

Quello staff familiare oggi ha perso un perno e tutti si sono stretti con affetto infinito (penso al musicista, fotografo e ristoratore Massimo Tagliafierro che non è riuscito a trattenere le lacrime) ad Anna e a Davide. “Noi ci siamo”,è stata la frase ricorrente dopo gli abbracci, caldi, sentiti, veri.  E quelle promesse saranno, ne siamo certi, esaudite.

Edm

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