La storica domenica di Carlo Olmo: Vercellese dell’anno e première del Lupo Bianco al Movie Planet di Borgo Vercelli

Il presidente della Famija Varsleisa, Pier Luigi Bruni, consegna a Olmo il premio Vercelli dell’anno 2020 (foto Renato Greppi)

Un successo fatto di centinaia di persone, tutte in piedi ad applaudire, tanti occhi lucidi e grandi emozioni. La “prima” del film Lupo Bianco che narra la vita e le gesta durante la pandemia dell’ormai celeberrimo filantropo vercellese Carlo Olmo, proiettato stamani per la prima volta in assoluto in anteprima nazionale (l’uscita nelle sale, infatti, è programmata per il 2022) in due sale del Movie Planet di Borgo Vercelli è andata anche oltre a ciò che Olmo, in cuor suo, poteva immaginare.

Più di 400 persone hanno applaudito in piedi (la struttura ha dovuto aprire ben due sale di proiezione per contenere i presenti che era tutti strettamente su invito) e si sono commosse per una narrazione che ha dipinto la storia di questo avvocato, bambino orfano, dall’infanzia difficilissima ma dalla vita piena e straordinaria, a partire dalla sua adozione, nell’orfanotrofio di Volta Mantovana, da parte di una facoltosa coppia vercellese.

E poi quel bambino che prima diventa valente avvocato e poi maestro di arti marziali e quindi Lupo Bianco, unico a dare speranza di luce nei momenti più bui della pandemia, quando la speranza pareva venire meno, con medici e persone che si sentivano impotenti e persi. Scorrono davanti agli occhi le sue gesta, con cui ha incredibilmente procurato i preziosissimi dispositivi di protezione, guanti, mascherine, tute, e apparecchi per la respirazione polmonare, i celebri ventilatori, quando di questi non vi era più niente nella nostra regione e nazione. Gesta che, come sappiamo, gli sono valse la gratitudine eterna di medici, amministratori, infermieri, militari, persone comuni che non sapevano più a chi rivolgersi e hanno trovato lui, anzi loro: Carlo Olmo e la sua campagna di sempre, Angela Oliviero. Ma non solo, gesta che sono arrivate a Roma e hanno permesso che Olmo venisse nominato dal Presidente Mattarella “Cavaliere Bianco della Repubblica” per i meriti nella lotta al covid.

Oggi erano tutti lì, a salutare Carlo, a stringerlo in un lungo abbraccio d’affetto, lo stesso amore che lui ha dimostrato di saper elargire a piene mani senza mai chiedere nulla in cambio se non la soddisfazione di aver aiutato gli altri. C’erano il Presidente del Tribunale di Vercelli, la dottoressa Michela Tamagnone, il procuratore della Repubblica Pier Luigi Pianta, il direttore generale dell’Asl di Vercelli, Eva Colombo, l’ex direttore amministrativo Anna Burla,  l’assessore del Comune di Vercelli Ombretta  Olivetti,  il consigliere regionale, Carlo Riva Vercellotti, il sindaco di Borgo Vercelli Mario Demagistri (che ha organizzato l’evento),  il presidente della Federazione delle comunità cinesi in Italia, Paolo Hu (che ha avuto, come ha più volte detto Olmo con il quale sono grandi amici, un ruolo fondamentale nella gestione della ricerca dei dispositivi di protezione), l’ex sindaco di Santhià Angelo Cappuccio, ed i primi cittadini o loro rappresentanti di tanti Comuni, eccezion fatta per il sindaco di Vercelli Andrea Corsaro, che quindi non ha consegnato ad Olmo, come di solito avviene da sessantun anni, salvo rarissime eccezioni, il “Vercellese dell’anno”, lasciando interamente questo importante compito al presidente della Famija Varslesia, Pier Luigi Bruni. Sì perché, a coronamento di questa giornata indimenticabile, Olmo ha finalmente ricevuto anche questa straordinaria onorificenza quale tributo della sua città.

L’ovazione in una delle due sale al termine della proiezione

Ma tornando ai presenti alla proiezione, c’erano anche il funzionario dell’Agenzia delle Dogane (che diede ad Olmo una mano fondamentale nel far arrivare i dispositivi di protezione dalla Cina), Federica Sassone, lo staff dirigenziale dei Monopoli e quello della Casa circondariale di Vercelli, esponenti delle forze dell’ordine, della Protezione Civile (con il vice presidente regionale Roberto Berone) e tanti, tantissimi infermieri.

E ancora il presidente del consiglio comunale di Vercelli, Gian Carlo Locarni, il vice presidente dell’ordine dei Medici Giovanni Scarrone, il dottor Sergio Macciò, l’ex presidente dell’Ordine dei Medici Pier Giorgio Fossale, il primario dell’Infettivologia Sergio Borrè, il primario della Rianimazione Carlo Olivieri, il presidente uscente dell’Ascom e presidente degli “Amici del Cecco” Tony Bisceglia; e quindi il presidente del Comitato manifestazioni vercellesi Stefano Roncaglia, con il presidente onorario Giulio Pretti e il Bicciolano (Enrico Rampazzo) e la Bèla Majin Valeria Viesti, e poi dirigenti scolastici e molti insegnanti.

Tutti lì, al Movieplanet, per rappresentare a Olmo la dimensione enorme di ciò che lui, forse anche senza rendersene conto, ha compiuto. E poi, naturalmente, erano presenti i musicisti vercellesi che hanno confezionato la suggestiva colonna sonora del film, gli attori e le comparse vercellesi, il Bicciolano e la Béla Majin.

Il film sulla sua storia, che prende il nome di Lupo Bianco dalla visione di tale animale “talismano” avuta da Olmo stesso all’inizio della pandemia, figura che poi è diventata il simbolo del suo impegno verso gli altri, scorre con una serie di episodi che narrano la sua vita. Dai tempi dell’orfanotrofio (al 1965 al ‘72) fino al 2020, anno in cui scoppia il Covid una sorta di corsa incontro al suo destino, forse già tracciato. Un percorso che fa commuovere nel profondo, forse anche perché tutti noi abbiamo ancora bene impresse le sensazioni, e le ferite, di ciò che abbiamo vissuto negli ultimi anni.

Il film, prodotto dalla CinemaSet e firmato dal regista Tony Gangitano, sceneggiato in modo impareggiabile da Stephanie Beatrice Genova, ha già ottenuto alla Mostra del cinema di Venezia l’International Starlight Cinema Award (che Olmo ha esposto al Movie Planet) per le opere che si occupano di sociale. Verrà ora proiettato, in attesa di uscire nelle sale a inizia del 2022, in centinaia di scuole d’Italia grazie al patrocinio del Miur.

Un emozionatissimo Carlo Olmo, assieme ad Angela Olivero (che nel film sono interpretati da Sebastiano Somma e da Morgana Forcella, mentre il padre di Olmo da vecchio ha il volto di Remo Girone), al figlio Emanuele “Cielo” Olmo (che nella pellicola interpreta un medico in prima linea contro il Covid che … non spoileriamo) e all’incredibile presenza di Cristina Raspini la bambina che con Olmo divise cinquant’anni fa i dolori dell’orfanotrofio (e che oggi vive a Verona) e che il filantropo vercellese ha straordinariamente ritrovato oggi, con un’amicizia che il tempo non ha cancellato, proprio grazie alle sue gesta.

Una giornata davvero unica, dunque, per il piccolo Carlo, a cui la vita “prima ha tolto tutto, poi ha donato tutto” e che lui ha deciso di voler ripagare. Ma anche una giornata indimenticabile per Vercelli, presentissima insieme a Desana, Caresanablot e agli altri comuni del vercellese dove sono state girate le scene della pellicola. Una giornata in cui anche il ricordo doloroso di chi non c’è più, di chi ha perduta la vita lottando contro il maledetto virus, come ad esempio i medici vercellesi Luciano Bellan, Franco Barillà e Giovanni Canavero ai quali il film è dedicato, in un qualche modo proietta comunque una vera luce di speranza, che da noi a Vercelli ha le sembianze di un maestro di arti marziali, avvocato e oggi Lupo Bianco.

 

 

 l. a.

 

Ecco  una gallery con le immagini (foto di Renato Greppi) della premiére de Lupo Bianco

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