La città è sconvolta. La targa in marmo che dal 22 dicembre dello scorso anno, nei giardini di piazza d’Angennes, ricordava il dottor Ezio Ballarè “il medico che amava i poveri” è stata completamente sbriciolata dai vandali. (Al link qui quello che scrivevamo il giorno dell’inaugurazione).
Quello che è accaduto è un gesto semplicemente orribile, che la città chiede a gran voce di punire, individuando i vandali che l’hanno compiuto, sicuramente di notte. La targa che recitava “Giardini dr. Ezio Ballarè 1928-2008. Il medico in Vespa che amava i poveri. Diligite Pauperes” era stata collocata lì dal Comune (di fronte all’ambulatorio del medico) e scoperta dal sindaco Corsaro, alla presenza dei parenti e di una gran folla facendo seguito ad una petizione popolare lanciata dal Gruppo Facebook “Sei di Vercelli se…”.
Il gesto compiuto dai vandali è semplicemente disgustoso e si conta adesso sulla capacità delle forze dell’ordine di individuarli: non dovrebbe essere impossibile.
Inaudito che queste orde di deficienti notturni possano vagare indisturbati per la città senza che nessuno riesca a individuarli,prima o durante i loro atti vandalici,fermarli e buttarli in galera.
La città è invasa da scritte su diverse mura,portoni e cartelli e ora anche la distruzione del cippo che ricorda un grande uomo,un medico vero,sempre in vespa !
Nooooo,bisogna impedire che costoro continuino a deturpare la nòsa bèla Varsej
Fermateli in fretta,per favore !!!!!
Grazie.
Non vorrei dar l’idea di voler, come spesso mi accade, minimizzare l’accaduto .. ma, più che uno sfregio alla figura della Persona commemorata dalla lapide mi pare un comune atto di vandalismo dovuto all’irrefrenabile impulso di persone insoddisfatte del proprio Stato (nel senso della propria Vita). Ciò non diminuisce che in parte o sdegno e la preoccupazione, ma certamente non l’alimenta (a mio parere).
Dato che il vandalo immagino possa non rientrare o ritenersi di far parte della categoria dei “ricconi” e visto che nessuno può metter in dubbio l valore umano de “il medico che amava i poveri”, al massimo l’atto potrebbe esser rivolto e interpretabile come un segno di dissenso verso le Istituzioni ed i molti che cercano di armare/adornare se stessi dei meriti di altri, commemorandoli. Detto questo spero e, anzi, sono ceto che molto presto sarà, in un senso od in un altro, ripristinato il cimelio.